martedì 22 aprile 2014


RENZI, SOLO UN CICLONE O ANCHE UN COSTRUTTORE?

Non vi è dubbio che l’attuale presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha portato una maggiore dinamicità all’azione politica e legislativa del nostro Paese.
Se questo alla lunga si dimostrerà un bene o un male lo vedremo.
Allo stato delle cose era necessaria una spinta di fattibilità e decisionale che non percorresse i canoni tradizionali delle decisioni concordate e decise con tutti i gruppi.
Anche se contrapposti e portatori di interessi contrastanti che rendevano poco incisive decisioni che necessitavano di urgenza e rapidità.
Possiamo non condividere le modalità da guascone del suo modus operandi, l’atteggiamento personalizzante della sua azione politica o la presenza di una reggia troppo poco avvezza a gestire carichi di responsabilità gravosi come quelli governativi, ma non possiamo non prendere atto che ha attuato una scossa importante e forse determinante nella prassi politica e governativa.
Ha iniziato dal suo partito emarginando in pochi mesi l’intero establishment che era arroccato da decenni nelle alte sfere decisionali rendendolo una specie di riserva indiana.
Ha cioè operato una rivoluzione senza effetti devastanti, quali una eventuale scissione, ed ha limitato i danni a qualche sporadica resistenza in sede di commissioni parlamentari o di direzione di partito.
Ha rotto il cordone ombellicale con i partitini e gruppetti della sinistra estrema spostando il PD su posizioni di centro.
Ha ignorato il forte potere di interdizione dei sindacati, soprattutto di quello storicamente più vicino alla sinistra e cioè la potente CGIL, proponendo interventi sul tema del lavoro e della politica sociale di stretta marca governativa.
Ha iniziato ad affrontare il tema della potente e impantanante burocrazia colpendola sia economicamente che nella struttura di potere.
Sta iniziando ad affrontare il problema giustizia non più in termini di contrapposizione personale, ma di capacità di rispondenza della stessa al servizio della Stato iniziando a discutere la parte economica del potere della casta giudiziaria.
Ha dato un segnale forte  a quanti si sono ecclissati nell’attesa di aspettare la sua caduta in tempi brevi spostando al 2018 la data della durata del suo Governo.
Parla di azione di governo popolare e non di classe o di casta come non sentivamo dai tempi della prima Repubblica.
Insomma una serie di cose che danno un volto nuovo ad un’azione politica e di Governo che il nostro Paese ha tanto bisogno che si realizzino per uscire dalla drammatica situazione in cui si trova per motivi interni ed internazionali.
Molti commendatori politici hanno parlato, come fatto positivo o negativo, delle sue origini di boy scout, di dirigente democristiano e popolare o di personaggio di spettacolo.
Certamente la cultura di ciascuno di noi non può essere eliminabile se in essa crediamo ed intorno ad essa costruiamo le nostre convinzioni di convivenza civile, ma non possiamo non prendere atto che, se Renzi saprà anche dialogare con coloro che possono remare nella giusta direzione, potremo sperare in  una nuova e positiva prospettiva degli interessi comuni.
Pippo Bufardeci
22/04/2014