sabato 8 ottobre 2016

DIBATTITO SUL REFERENDUM: DEMAGOGIA, CONCRETEZZA E CAPACITA’ CRITICA



Il dibattito sul prossimo referendum che si è svolto negli studi televisivi della 7 ha dimostrato e confermato quello che è il motivo bivalente di questa dura campagna elettorale e mediatica.
Il segretario della Lega nord, Salvini, ha sviluppato quasi per intero il suo motivo propagandistico referendario trattando tutti gli argomenti che possano colpire la pancia degli elettori e nessun argomento sviluppato in merito alla sostanza degli articoli referendari che vengono proposti all’attenzione dei cittadini.
Ci siamo ormai abituati, ma abbiamo ulteriormente avuto l’ulteriore dimostrazione come la politica che si sviluppa in questo particolare momento del nostro Paese punta alla forma propagandistica per accaparrarsi i voti dei cittadini piuttosto che sviluppare i veri problemi che interessano la nostra comunità.
Quando Salvini afferma che tutto sommato la riforma non è male e che il quesito referendario scritto sulla scheda elettorale è giusto, ma che lui vota no per non perdere l’occasione di mandare a casa Renzi e il suo governo, esplicita tutta la strategia che evidenzia maggiormente l’interesse di parte e di partito piuttosto che quello della collettività.
La ministra per le riforme Boschi ha, evidenziato l’importanza della riforma oggetto del quesito referendario con maggiore concretezza rispetto a Salvini cercando di puntare sulla riflessione degli elettori che andranno a votare, ma non ha nemmeno evitato di accaparrarsi le simpatie di coloro che votano di pancia ripetendo in modo ossessivo gli slogan dei fautori del referendum.
Forse, come dicono numerosi esperti dei flussi culturali nel nostro paese, la politica dell’effetto mediatico che punta all’umore degli elettori piuttosto che alla loro capacità di discernere fra le varie proposte politiche, è frutto del depauperamento culturale in cui si trova il nostro Paese e soprattutto le giovani generazioni.
Purtroppo leggendo molti giornali e vedendo su facebook molti spot condivisi, si ha l’impressione che la capacità critica delle persone intelligenti sia stata messa in soffitta in quanto si condividono anche le puttanate più sfacciate senza nessuna coscienza critica.
Quindi ritornare a riappropriarci della nostra, anche minima capacità di discernere fra le varie proposte, ci farà riscoprire l’obiettività delle scelte soggettive e la necessità collettiva di avere cittadini capaci di capire i problemi, approfondire le cause e di proporre soluzioni conducenti alla reale valenza dei problemi stessi.
Ciò senza l’incultura del copia- incolla che ci permette di avere qualche “mi piace” momentaneo, ma sciupa la nostra naturale propensione all’intelligenza.

Il referendum, da qualsiasi parte lo si sviluppi può, paradossalmente, darci l’opportunità per essere meno dipendenti dagli altri e riaccendere la nostra capacità critica che è l’anticamera dell’intelligenza singola e collettiva che può portare a scelte obiettive, serene e serie nell’interesse del Paese.