Il Governo presieduto
da Matteo Renzi muove i suoi primi passi circondato da una grande d’attesa e da un turbine di
problemi che ha di fronte.
Comunque la si pensi e qualunque sia l’opinione sull’uomo, sul
politico e sul modo che lo ha portato alla massima carica del Governo della
Nazione, non possiamo non augurarci che, almeno in parte, riesca ad incidere
sull’asfittica situazione economica ed occupazionale del nostro Paese.
Oggi la forza di Renzi è nell’augurio che noi italiani facciamo a noi
stessi, attraverso la sua persona e la sua azione, di potere uscire dalla
drammatica situazione economica e
politica in cui si trova il nostro Paese con l’aggravante di un contesto
mondiale grave e difficile.
Sappiamo tutti che l’aggravarsi ulteriore dell’attuale
situazione aprirebbe scenari negativi difficilmente colmabili con gli strumenti
normali della democrazia.
Tranne qualche esaltato di turno abbiamo visto che le
opposizioni responsabili , pur facendo il loro mestiere, non stanno operando un
serio fuoco di sbarramento, ma una sorta di schermaglia che sa più di tregua
che di battaglia.
La fortuna e la forza di Renzi sta tutta nella difficoltà e
nella gravità del momento in cui si è assunto la responsabilità di guidare il
Paese.
Se non la luna di miele, ma almeno la convivenza forzata è
destinata a durare un tempo sufficiente per dargli tutte le possibilità per
riuscire o tutti gli alibi per potere
dimostrare che le ricette democratiche hanno portato al fallimento.
E’ una scommessa difficile, ma non impossibile.
Per il bene di tutti speriamo che si possano almeno creare le
condizioni per impostare una nuova mentalità politica che riappropri i
cittadini della capacità di comprendere che deve cessare la fase
dell’improvvisazione e riproporre validi modelli culturali su cui fondare le
nuove radici dello sviluppo e dell’impegno politico e sociale.
Difatti, se è vero, come è vero, che sono cadute le vecchie
ideologie ottocentesche, per cui non esistono più le contrapposizioni
ideologiche e le divisioni manichee fra gruppi politici contrapposti in
schieramenti di destra e sinistra, è altrettanto vero che non si può sviluppare
nessuna progettualità sociale, economica e politico – istituzionale se non vi è
una seria strategia culturale alla base di ogni azione prodotta nell’interesse
della collettività.
Forse non è un caso che, distrutta dal mercantilismo di
bottega sul piano della rappresentazione plastica nel contesto politico -
istituzionale, la cultura che in politica
trae le sue origini nella dottrina sociale cristiana, stia
prepotentemente riconquistando il proprio spazio di credibilità.
Difatti si sta insediando nella coscienza collettiva di
quanti vogliono debellare l’improvvisazione ed il qualunquismo a vantaggio di
un nuovo impegno basato sulla creazione di una società che abbia solidi radici
e punti di riferimento capaci di dare risposte positive alla convivenza civile.
Non penso sia un caso se, nei dibattiti e negli incontri
politici, gli uomini più citati per ricordare i pregi del passato e per dare
credibilità alle parole sul futuro, siano quelli che hanno fatto la storia di
questo Paese e dell’Europa partendo dalle radici sociali cristiane.
Non sarà nemmeno un caso se, assieme ad altri esponenti di
buona volontà, vi sono sempre più uomini
e donne, che ricevono riacquistano credibilità ed incarichi di pubblica responsabilità,
che affondono le loro radici nell’esperienza politica democristiana.
Pippo Bufardeci
02.03.2014