lunedì 30 luglio 2012

IL CONSIGLIERE PROVINCIALE GIUSEPPE BASTANTE LASCIA LA PDL. VELEGGIA VERSO L'UDC?


Cari cittadini della Provincia di Siracusa

… io ho deciso! Lascio il Pdl. In verità, basterebbero queste poche parole perché più volte ho sentito la necessità di farvi partecipi della delusione e dell’amarezza che hanno travagliato la mia permanenza nel Popolo della Libertà.

Sapete bene come la mia sola e unica volontà sia stata sempre quella di impegnarmi in un attenta e oculata amministrazione della cosa pubblica. Il mio mandato di consigliere provinciale doveva e deve continuare a consentirmi di offrire un contributo, di far udire una voce, di mettere a disposizione della collettività un vissuto professionale. Un grido quasi, che rispecchiando parte della società stessa, potesse magari essere ascoltato e, talvolta, accolto dalle istituzioni.

Dopo mesi di battaglie per la riduzione di sprechi e l’abbattimento di un servile clientelismo, devo purtroppo constatare che in questo Pdl non riesco più a rispecchiarmi, perché ho chiara la sensazione che lo stesso sia impermeabile e refrattario ad ogni impulso, ad ogni proposta, ad ogni sollecitazione.

È chiaro che, dopo il suo primo congresso provinciale, di pura facciata, invece di rifondarsi in questa Provincia, il Pdl abbia scelto di “tirare a campare” senza alcuna volontà di cambiamento.

Dal 15 Giugno 2008, come componente del Consiglio della Provincia di Siracusa, sono stato carico d’entusiasmo, deciso ad impegnarmi con un programmi di rinnovamento, seguendo le proposte individuate durante la campagna elettorale, ma soprattutto, puntando sul miglioramento della qualità della vita della mia comunità.

Posso dire serenamente di essermi, dall’inizio del mio mandato ad oggi, impegnato e speso con serietà, professionalità e certamente senza mai risparmiarmi. Rispondendo anche ad ogni mortificazione, ad ogni delusione, ad ogni sopraffazione con la consapevole responsabilità che i miei atti erano e rimangono specchio della voglia di riscatto di ogni singolo cittadino della provincia aretusea.

Ho deciso di lasciare il Pdl perché non è il partito della meritocrazia, non è il partito della partecipazione, non è il luogo di confronto, né di azione programmatica né di atti concreti a beneficio del territorio. Non vogliamo più assistere ad aride polemiche, a suddivisioni di posti di sottogoverno, a serrate di ranghi o a dimostrazioni di muscoli.

In questi mesi, duri e faticosi, il partito non ha sostenuto iniziative volte al vantaggio della comunità, rifiutando di attuare qualsiasi atto che producesse, nell’immediato, un taglio netto agli sprechi della politica e un beneficio per ogni comparto del territorio.

Mentre la nostra Provincia oggi si trova in grande difficoltà in tutti i suoi settori, mentre trascina in una pessima qualità della vita migliaia dei suoi abitanti (penso all’aumentato tasso di disoccupazione, alla precarietà, all’ inadeguata viabilità, alla pessima sicurezza nelle scuole, alle carenti strutture sportive), prendo atto che la classe dirigente non è in grado di dare risposte. Il male della politica resta quell’assicurarsi il proprio status quo in un mediocre sistema clientelare.

Con il decreto sulla spending review, il governo invita a tagli agli sprechi, che in consiglio provinciale potevano essere anticipati e che invece, senza coraggio, sono stati rifiutati. Il no alle precise richieste di abolizione delle costose partecipate, del Consorzio Universitario, di auto blu e privilegi per la classe dirigente e di programmazione immediata di interventi atti a scongiurare una pessima qualità di vita, su scuole, viabilità e occupazione e lavoro, la dicono lunga su quanto certa classe dirigente e politica non abbia capito che il sistema creato è imploso trascinando con sè il “paese” in un impoverimento economico e culturale.

Sento la necessità di impegnarmi in politica e ritengo ancora i partiti la casa della democrazia, ma tali devono rimanere, depurandosi dalle mele marce che hanno offuscato la vera meta: il bene comune.

Siracusa 28/07/2012

Giuseppe Bastante

venerdì 27 luglio 2012

giovedì 26 luglio 2012

PERCHE' DOVREI SOSTENERE CHI E' CONTRO DI ME ?


La ritrovata compattezza del PDL di Angelino Alfano con la Lega di Maroni sulla legge elettorale e sulle riforme costituzionali pone delle domande ai cittadini che seguono la politica.
Per prima cosa bisogna dire che qualsiasi alleanza è legittima per cui riteniamo che lo sia anche quella citata fra Alsano - Berlusconi e Maroni.
La seconda cosa, per me la più importante come elettore meridionale, è la riproposizione di una domanda che sta alla base di una mia scelta elettorale a favore o meno di questa possibile alleanza.
Se la Lega ha già operato contro gli interessi e la crescita del Meridione in ogni sua manifestazione negli atti del precedente Governo di Berlusconi e non fa mistero che intende proseguire lungo questa strada, perchè dovrei agevolare questo disegno contro i miei interessi di meridionale rafforzando l'alleanza con l'eventuale mio voto?
Perchè quindi, di contro, dovrei votare la PDL di Alfano e Berlusconi che agevolerà la politica antimeridionalista ed a volte razzista della Lega contro i cittadini e gli interessi legittimi dei meridionali.
La Lega potrà portare avanti tutti i suoi interessi nordisti più o meno legittimi assieme all'alleato PDL, ma non potrà chiedermi di aiutarlo a distruggere ancora la mia casa e le mie radici.
Ecco perchè non voterò mai qualsiasi partito che farà maggioranza politica con la Lega Nord.

lunedì 23 luglio 2012


Udc, un partito programmatico per rispondere all’Antipolitica

La sfida per la Sicilia è quella del cambiamento

ENNA, 23 LUG - Può sembrare legata ad una prospettiva rivolta al passato, ma l'idea di celebrare una Conferenza programmatica, nel contesto dell'attuale Sicilia, è, vuole essere, il segno di una svolta, di una rottura rispetto ad un modo soggettivo, personalistico, emergenziale ed estemporaneo – oggi insopportabile – di fare politica.

Lo diciamo francamente ai nostri amici ed a tutti i colleghi che ricoprono responsabilità politiche negli altri Partiti. Noi, l'Udc, il nuovo soggetto politico che nascerà dal processo di aggregazione in atto non ci stiamo più al vecchio gioco fatto di autorefenzialità e clientelismo.

Il clima è cambiato e noi non vogliamo costituire pietra d'inciampo del rinnovamento. Anzi, vogliamo essere la testata d'angolo di una nuova costruzione della politica. Di una politica fondata sull’etica della responsabilità che porti al protagonismo i giovani, le donne, le famiglie.

Naturalmente, attraverso lo strumento del partito che dovrà superare l'attuale configurazione e proporsi come soggetto di servizio alla comunità, intesa non come una sommatoria di individui ma come una realtà unica. Il che significa non un partito clientelare ma un partito programmatico.

E qui emerge la più radicale alternatività con il partito della protesta, dell'antipolitica (al cui modello, di recente, ha aderito Lombardo), che non è accettabile non perché protesta ma perché non propone alcunché per tirarci fuori dalla crisi devastante in cui siamo impantanati.

IL PROGETTO - Ora, il problema è proprio questo: quale proposta, quale progetto è necessario per la rinascita della Sicilia, dell'Italia, dell'Europa?

Tralasciando la prospettiva nazionale ed europea, il progetto necessario per la Sicilia è molto semplice e consiste nel proporre, forse per la prima volta nella nostra storia, la sfida del cambiamento. Se la Sicilia, nell'attuale contingenza storica, si preoccuperà di sopravvivere galleggiando è già in fondo al Mediterraneo.

Se, invece, in un contesto pure così periglioso, saprà cambiare stile di vita, modello di sviluppo e sistema di relazioni veleggia già verso il futuro che cielo, mare e, soprattutto, sole le garantiscono.

Bisogna, dunque, cambiare: a) stile di vita, passando da una società di consumatori ad una società di produttori. E’ con questa attività che si partecipa al processo creativo non certo con la passiva attività di consumatori; b) modello di sviluppo, passando da uno sviluppo economico di tipo lineare e progressivo dove bisogna saper fare tutto ad uno sviluppo territoriale "squilibrato" in cui bisogna saper fare pochissime cose ma in modo straordinario; c) sistema di relazioni, passando da relazioni strumentali e di tipo egoistico a relazioni comunicative e di tipo solidale.

Questa è la grande scommessa che noi intendiamo fare: porci alla guida del governo della Sicilia per aiutarla in questo grande processo di cambiamento che secondo una analisi che abbiamo cominciato ad approfondire necessita almeno di nove azioni strutturali e tre interventi funzionali.

LE NUOVE AZIONI STRUTTURALI - Le nove azioni strutturali sono: 1) una nuova politica energetica fondata su eolico e fotovoltaico, biomasse e rifiuti e (per il medio periodo) petrolchimico, nuove tecnologie; 2) una nuova politica socio sanitaria fondata sull’industria della salute, della bellezza e dell’accoglienza; 3) una nuova politica turistica fondata sulla differenziazione dell’offerta ( dal turismo ludico a quello culturale, da quello congressuale a quello ecologico); 4) una nuova politica finanziaria fondata sulla salvaguardia delle Banche di Credito Cooperativo e sulla rinascita delle Banche Popolari per arrivare ad una nuova Banca della Sicilia; 5) una nuova politica verde-blu fondata su una grande riforma strutturale dell’agricoltura e sul rilancio della pesca mediterranea. A ciò vanno unite le produzioni artigianali ( come la ceramica, l’argenteria, l’oreficeria); 6) una nuova politica della mobilità fondata sul rilancio dei porti, degli aeroporti (apertura di quello di Comiso), delle autostrade (subito Ct-Rg) e delle ferrovie; 7) una nuova politica dell’università e della ricerca scientifica che apra i propri accessi alle popolazioni del Mediterraneo e sappia attirare le intelligenze Europee; 8) una nuova politica dei beni ambientali e culturali che sappia mettere a reddito queste rilevanti risorse patrimoniali superandone l’attuale condizione di fonti di spesa (forestali); 9) una nuova politica sociale del lavoro che sia in grado di coniugare un minimo di sicurezza vitale dei cittadini con un maggiore grado di libertà, flessibilità e mobilità richiesta dal sistema.

INTERVENTI FUNZIONALI - I tre Interventi funzionali, indispensabili anche per la realizzazione delle azioni strutturali, invece sono: 1) una nuova politica di bilancio incentrata nella lotta agli sprechi e nel rilancio delle spese produttive; 2) una nuova politica di riforme istituzionali che partendo dall’organizzazione e dal funzionamento della Regione investa Province e Comuni per creare una nuova governance comunitaria ruotante intorno a tre Città metropolitane e dodici Unioni di Comuni. 3) una nuova politica della comunicazione e dell’informatizzazione che punti a dotare la Sicilia intera della banda larga e le Pubbliche amministrazioni tutte di sistemi digitali che garantiscono anche la trasparenza.

In conclusione, questi sono i punti irrinunciabili del nostro programma che, se si avrà la forza di mettere in campo con questa logica, aiuteranno la Sicilia ad imboccare la strada giusta del proprio rinascimento. Per questo, solo sulla base di essi, ci confronteremo con la società civile e le altre forze politiche e ci presenteremo al giudizio dei siciliani.

( Dal sito giampierodalia.it)

venerdì 20 luglio 2012

Udc: sì a Bersani, mai con Idv e Sel
E su Berlusconi: "E' un ritorno al passato"

Durante la Direzione Nazionale di partito, il leader dei centristi si è schierato con le politiche europeiste del Pd, ma ha preso le distanze da Di Pietro e Vendola. "Ci siamo accorti per primi dell'inganno del Pdl". E ha confermato il suo sostegno al governo Monti

ROMA - Appoggio alla linea riformista ed europeista di Bersani, ma nessun punto di incontro con Sel e IdV. E per quanto riguarda Berlusconi, il vanto di essere stato il primo partito a intuire l'inganno dell'ex premier. Si presenta così l'Udc, nelle parole del suo leader Pierferdinando Casini alla Direzione Nazionale del partito. "Oggi - ha detto Casini spiegando la linea politica approvata stamattina - i moderati hanno la grande responsabilità di sostenere il Governo Monti e di avviare una politica di riorganizzazione dell'area moderata". Alternativa a Berlusconi, certo, ma anche alla sinistra stile 'unione': "noi non ci siamo mai contaminati con le ammucchiate di sinistra e con certi populismi".

Se il Partito democratico confermerà la sua posizione attuale, i centristi si dicono pronti al confronto aperto e trasparente per il bene del Paese. Nessun margine di intesa invece con i partiti di Nichi Vendola e Antonio di Pietro, colpevoli di contrastare l'operato del governo Monti con atteggiamenti radicali e populisti di sinistra. Ma Casini tiene a precisare che il rapporto con il Pd non è entusiastico. "Nasce dal riconoscimento che Bersani è persona seria - ha spiegato - che nel Pd si sono sacrificati non andando alle elezioni, dalla consapevolezza che in questo Paese senza il Pd non si governa. Ma la confusione sul governo Monti, con Fassina da una parte e Letta dall'altra, ci rende diversi come la notte e il giorno".

Distanza presa anche dal Pdl, che - dice Casini - ha preferito un ritorno al passato scegliendo il "candidato a vita" Silvio Berlusconi. "Era un'illusione di rivoluzione liberale - sostiene il leader dell'Udc - ma noi per primi abbiamo capito che la rappresentanza moderata andava da un'altra parte". E invita chi ha creduto alla finta rivoluzione berlusconiana a smettere di ostacolare il governo Monti. Non si è fatta attendere la replica di Fabrizio Cicchitto, capoguppo Pdl alla Camera, che ha etichettato queste parole come un appello scissionista destinato a complicare ulteriormente il quadro politico del Paese. "Casini - ha sostenuto Cicchitto - ha collaborato per molti anni con Silvio Berlusconi, con risultati anche positivi. Il loro è uno scontro personalizzato che respingiamo al mittente. Il confronto deve avvenire sui programmi".

Al Tempio di Adriano, dove si è svolto l'incontro, Casini si è dimostrato preoccupato per gli scontri all'interno della maggioranza parlamentare. Nel documento approvato durante l'assemblea si legge che il compito di sostenere l'esecutivo tecnico sembra essere stato dimenticato dalle forze politiche, che appoggiano il suo operato a giorni alterni. Da qui la necessità di trovare larghe intese per garantire l'efficacia e la continuità dell'azione di governo è fondamentale, senza però ricadere nell'ingovernabilità delle coalizioni eterogenee, paralizzate dalle divisioni interne.

Senza un riferimento esplicito alla Lega, l'Udc sottolinea che non si alleerà con quei partiti che vogliono dividere il Paese: nord e sud, giovani e anziani, bloccare l'innovazione necessaria e soprattutto a chi voglia ostacolare il percorso della stabilità dell'euro e della costruzione di un'Europa solidale. L'invito alla collaborazione per la nascita di un "nuovo soggetto politico" è rivolto quindi a laici, cattolici, tecnici e politici. ovvero "chiunque ritenga con convinzione che l'azione intrapresa dal Governo Monti debba essere proseguita anche dal prossimo parlamento e dal prossimo governo".

Oltre alle prossime alleanze, la Direzione Nazionale ha promosso, anche per il mese di agosto, il lavoro sulla nuova legge elettorale, che prevede le elezioni degli onorevoli attraverso il sistema delle preferenze. E ha confermato l'impegno sulle questioni etiche, fondate sulla visione cristiana dell'Udc e non negoziabili, nel dibattito parlamentare. Come i diritti per le coppie omossessuali, assolutamente necessari ma senza prevedere il matrimonio.

martedì 10 luglio 2012

NUOVE ELEZIONI VECCHI RETAGGI



Ormai possiamo affermare senza eccessivi timori di smentita che, nel prossimo autunno, andremo a votare per il rinnovo del Presidente e dell’Assemblea regionale siciliana vista la situazione politica sfilacciata e la decisione di Lombardo di lasciare.

I partiti regionali, o ciò che resta di essi, hanno tutto l’interesse di defilarsi da questa strana sessione politica che ha visto un presidente eletto con i voti del centrodestra passare a gestire la Regione con il centrosinistra e molti partiti predicare bene e razzolare male.

Questa situazione politica abnorme e foriera di scarsa incidenza sulle tematiche ataviche e nuove della Sicilia avviene in un contesto di grave crisi economica che rende sempre più distante la nostra isola da uno scenario di normalità istituzionale che la possa inserire nel contesto virtuoso della individuazione e gestione degli obiettivi comuni.

Ancora una volta la sua classe dirigente, nella sua globalità, ha dimostrato l’inefficienza e l’inadeguatezza della stessa a gestire le cose di Sicilia e si è riaccartocciata su se stessa nella difesa dei privilegi di casta, degli interessi di cordata e della permanenza il più a lungo possibile nelle stanze privilegiate del potere.

Non si spiegherebbe altrimenti il totale fallimento politico ed istituzionale che ha coinvolto tutti, sia come singoli deputati che come partiti, in quanto hanno avuto tutti i loro momenti di gloria nel carro della maggioranza che ha governato.

L’assenza di una classe dirigente e di disegni strategici per la comprensione e la soluzione dei problemi della Regione e dei siciliani rischia di diventare sistemica anche perché nulla si vede all’orizzonte se non ulteriore qualunquismo e nuova improvvisazione che sono il presupposto per continuare a consegnare la nostra regione nelle grinfie di gruppi politico - mafiosi che nulla hanno a che vedere con lo sviluppo ed il riscatto di questa terra.

Sono già iniziate, in tutti i soggetti politici ,le grandi manovre per riaccaparrarsi i posti di Sala D’Ercole secondo criteri di mera spartizione e di rafforzamento dell’esistente con qualche variante che riguarda la sostituzione dei padri con i figli, con le mogli o le amanti o parenti vai

Questo è anche realizzabile perché manca una vera coscienza civica collettiva assieme ad una nuova classe dirigente o di aspirante tale che sia capace di rompere con il passato soprattutto in termini di preparazione e di conoscenza dei problemi.

Si preferisce la strada comoda della sostituzione che non genera cambiamento politico e consolida la difesa degli interessi di parte che anche una burocrazia inamovibile assicura nella sua continuità.

Le novità sostanziali non saranno certamente rappresentate dal folclore dei Forconi o dalla discesa in campo dell’eclettico ed instabile Zamparini con il suo Movimento che forse guarda più ai propri interessi che a quelli dei siciliani che non conosce.

E’ la conseguenza della bassezza dell’azione e della qualità politica che esprime la Sicilia a convincere chiunque che fare politica o gestire le istituzioni sia la stessa cosa di vendere panini in qualsiasi chiosco serale.

Per questo sono tutti in fila a proporre nuovi Movimenti, a proporsi come deputati, a rifarsi verginità presentando parenti ed affini per gestire con altri volti i propri interessi .

A cambiare anche casacca per meglio soddisfare le proprie ambizioni a presentare come marginale il problema principe che rattrista i siciliani che hanno a cuore le sorti della loro terra e cioè constatare l’ulteriore affossamento della stessa.