DALLA
DEMOCRAZIA ELETTIVA ALLA PARTECIPATA
Il passaggio dalla prima
alla seconda Repubblica non si è caratterizzato solo per lo stravolgimento
politico che si è creato, ma soprattutto per ciò che ha rappresentato sul piano
del rapporto fra i cittadini elettori e gli eletti.
Nella prima repubblica il
cittadino elettore non solo sceglieva il proprio rappresentante nelle istituzioni
attraverso la individuazione di un nome fra i tanti proposti, avvalendosi della
segnatura della propria preferenza, ma concorreva a determinare la composizione
della stessa lista attraverso una partecipazione attiva.
La partecipazione attiva
si estrinsecava nell’ambito delle strutture dei partiti attraverso le tante
assemblee ai vari livelli territoriali e statutari, ma anche attraverso le
varie associazioni rappresentative delle esigenze sociali, economiche e
categoriali.
Il sistema proporzionale
assicurava, pur con i suoi limiti, la individuazione dei candidati, la scelta
del singolo rappresentante e la rappresentanza delle varie articolazioni della
società.
Questo sistema assicurava
un rapporto diretto e continuo fra il territorio, l’eletto ed i suoi elettori.
Il sistema maggioritario
e l’assenza della espressione della preferenza hanno determinato le condizioni
dell’arroccamento fra gruppi anche disomogenei al loro interno, ma sommatisi
elettoralmente per garantire l’aspetto matematico e non politico e per poter
vincere le elezioni.
Dalla democrazia
rappresentativa e partecipata siamo passati alla democrazia solamente elettiva.
L’organizzazione
piramidale dei gruppi politici ha portato la proposta politica a rivedersi in
un personaggio leader del gruppo capace di dettare le indicazioni di voto senza
una proposta politica condivisa con le comunità che si vogliono rappresentare e
senza alcuna partecipazione dei cittadini.
I cittadini hanno smesso
di conoscere e di riconoscersi nell’eletto loro rappresentante perché è stato
scelto dall’alto, spesso lontano dal territorio e preoccupato solo di
ossequiare il capo che lo dovrebbe rimettere in lista e gli elettori devono
solo fare un segno della croce sulla scheda.
Le prossime elezioni,
indipendentemente dalla data di svolgimento, continueranno a perpetuare questo
atipico sistema elettorale che è ritenuto meno importante dei sondaggi e dà
solo parvenze di democrazia in quanto la cosiddetta stabilità, quasi mai
verificatesi, è ritenuta, strumentalmente, meno importante della democrazia
Sono consapevole che,
allo stato delle cose, difficilmente verrà cambiato il sistema elettorale a
favore dei cittadini elettori perché toglierebbe il potere monarchico al capo
squadra e la gioia di avere sudditi al posto degli elettori.
Solo se avessero il
coraggio di fare ciò che dicono e non fanno mai, si potrebbe concretizzare un
grande passo avanti verso la partecipazione dei cittadini alla determinazione
della propria rappresentanza con una semplice modifica alla legge elettorale.
Basterebbe, allo stato, inserire
il sistema del ballottaggio fra i due candidati che, nel collegio, hanno ottenuto
i due maggiori quozienti, come avviene per i sindaci, e si ripristinerebbe in
parte la capacità di scelta degli elettori, un rapporto più diretto fra eletto
e territorio e un impegno istituzionale con maggiore conoscenza delle
problematiche locali. Male cose semplici non sono di questo mondo.
Pippo Bufardeci