lunedì 25 marzo 2019


NON RALLEGRIAMOCI SE I 5 STELLE PERDONO

Anche le elezioni in Basilicata confermano il trend registratosi nelle precedenti elezioni e cioè che il centro destra a trazione Lega continua a vincere, i cinquestelle continuano a perdere ed il partito democratico è ancora alla ricerca della strada perduta.
Se analizziamo nello specifico vediamo che nel centro destra diventa sempre più marginale il ruolo di Forza Italia con la politica ondivaga che la fa andare contro la metà pentastellata del Governo, il richiamo accorato alla Lega per riportarla di nuovo ad una alleanza di Governo di centrodestra e la funzione di sgabello in tutte le elezioni amministrative e regionali.
Fratelli d’Italia sempre fermo su una linea di galleggiamento a pelo d’acqua che non le assicura una seria autonomia elettorale capace da sola di farle superare le varie percentuali di sbarramento nelle diverse elezioni e il desiderio di un patto sempre più a destra con la Lega per assicurarsi un minimo di sopravvivenza politica.
La Lega, con tutta una serie di affabulazioni politiche, viaggia con percentuali elettorali da lei mai viste e con la possibilità di scegliere sia la strategia politica che i comprimari per realizzare ciò che ad essa è funzionale in un progetto strategico che, nel suo scenario, ha solo il soddisfacimento e la concretizzazione degli interessi del Nord.
I cinque stelle continuano a perdere perché pagano l’inesperienza politica ed amministrativa di cui sono portatori che vorrebbero sopperire con la volontà di fare e con il retaggio del movimentismo che spesso è utile per le azioni della protesta d’assalto che della gestione politica del mantenimento delle posizioni in un difficile contesto di governo. Le situazioni ed i fatti amministrativi non hanno bisogno di parole, ma di azioni concrete e coordinate nell’ambito di una strategia che deve tenere conto della complessità dei problemi e della loro interfacciabilità con realtà diverse e distanti.
Quindi, secondo me, i cinque stelle devono intestarsi fatti concreti che interessano i cittadini ed essere anche portatori seri delle istanze del sud che rappresenta il terreno politico dove realizzare i loro teoremi di un gruppo che viene dal basso e dovrebbe avere a cuore i problemi dei più emarginati nel contesto di sviluppo del Paese.
Il partito democratico è ancora alla ricerca di una propria identità politica e progettuale che non può portare a nessun risultato di concreta coagulazione di consensi fino a quando non avrà chiarito ruoli e prospettive nel contesto sociale dei nostri tempi che non digerisce ritorni di nicchia alle parole chiavi post fascismo o sessantottine avulse dai nuovi contesti.
Il PD non può riproporsi per il futuro proponendo un quadro statico di divisioni fra destra e sinistra ed affidando la propria crescita ad un ritorno di coagulo fra tutte le varie sfaccettature storiche della vecchia sinistra perché si chiuderebbe in una nicchia ideologizzata ad esaurimento in quanto i giovani non si dividono più sulle ideologie, ma sulle proposte di crescita e di sviluppo.
Deve invece riappropriarsi di una strategia moderna e realistica per il nostro Paese che deve avere come base la rappresentanza delle istanze delle persone e dei territori che maggiormente soffrono lo stato di abbandono sociale o di sviluppo in cui si trovano.
Le politiche vere di sviluppo, che vanno realizzate senza assuefazioni alle direttive austere, devono essere la condizione base di soluzione dei problemi dei singoli e della loro prospettiva di crescita personale e sociale nelle nuove dimensioni dello sviluppo.
Dal punto di vista politico – elettorale il PD deve andare oltre la logica autoreferenziale del bipolarismo che lo porta ad essere, come conseguenza il centro pilota di se stesso che pensa di potere fare a meno delle alleanze, ma deve cercare le alleanze soprattutto fuori dalla galassia dei gruppuscoli di sinistra che, a differenza di questi ultimi, potrebbero portare voti di elettori che non voterebbero a sinistra perché culturalmente fuori da quella logica della visione pseudo marxista della storia e del nostro tempo.
Il PD non deve cercare di diventare un partito di centro perchè non ne sarebbe capace, ma un agevolatore della crescita di uno schieramento di centro non ideologizzato, ma appunto per questo, capace di coinvolgere elettori nuovi ed astensionisti che non voterebbero un PD egemonico ed autoreferenziale, ma sarebbero disponibili a lavorare, in sinergia, ad un comune programma di sviluppo credibile e realizzabile.
Ed infine, perché no, prevedere anche che, sulla base di un programma di difesa degli interessi delle persone e dei territori meno avvantaggiati, in un quadro di sviluppo complessivo dell’Italia e fuori dalla logica esclusivamente legata agli interessi economici dei più forti, si possano realizzare anche alleanze con il Movimento cinque stelle.
che, nel frattempo, abbia capito le difficoltà dell’amministrare e l’utilizzo meno spavaldo del movimentismo rispetto alla concretezza, alla proposta politica conducente ed alla strategia contrapposta a chi vuole arrecare danni alla democrazia mettendo in ciclo tutti i gruppuscoli politicamente emarginati per i loro proclami anti democratici.
Ecco perché, pur non avendo mai votato e non condividendo molte proposte ed azioni dei cinque stelle, non mi rallegro per le loro sconfitte elettorali, ma penso che sia meglio dialogare sempre con chi non ha come obiettivo il sovvertimento delle regole democratiche né l’esercizio di un potere unilaterale verso le espressioni democratiche del nostro ordinamento.
SR 25/03/2019                                                                                                  Pippo Bufardeci