sabato 30 gennaio 2010

SERATA SUL POETA "SALVATORE DI PIETRO" DELL'ASSOCIAZIONE PACHINESI NEL MONDO


Venerdì 29 gennaio si è svolta a Siracusa la serata conviviale dell'Associazione Pachinesi nel mondo presso con la presenza del Sindaco di Pachino Paolo Bonaiuto e dell'assessore ai lavori pubblici Corrado Bufardeci. In apertura il presidente Pippo Bufardeci ha illustrato le motivazioni della serata, ha ringraziato gli ospiti per la loro presenza ed ha chiesto al Sindaco di intitolare una via cittadina al poeta Salvatore Di Pietro così come ha preannunciato che l'Associazione, in occasione del ventesimo anniversario della morte del poeta, intende organizzare un Convegno a Pachino per fare conoscere le opere e la storia di Salvastore Di Pietro. Ha altresì annunciato che la prossima riunione si terrà verso metà marzo ed avrà, come tema, " La funzione della donna nella poesia dialettale siciliana". E' stata quindi la volta di corrado di Pietro che ha illustrato la vita, le opere e la collocazioen di Salvatore Di Pietro nel contesto culturale della Sicilia del Novecento. Il Sindaco di Pachino, Paolo Bonaiuto, ha parlato delle iniziative prese dal comune di Pachino nell'ambito delle manifestazioni previste per celebrare il 250° anniversario della fondazione. Ha dato poi la sua disponibilità sia per la intitolazione di una strada che per lo svolgimento di un Convegno sul poeta Salvatore di Pietro.
La serata è poi proseguita con la cena conviviale.
( alcune foto della serata possono vedersi sul gruppo di facebook " Pachinesi nel mondo " )

martedì 26 gennaio 2010

SALVATORE DI PIETRO: LA VITA E LE OPERE DI UN POETA PACHINESE


SALVATORE DI PIETRO (Pachino 18 agosto 1906 – Viterbo 13 febbraio 1990) è una delle voci poetiche più alte della poesia dialettale siciliana del secondo novecento. È autore di 12 raccolte poetiche, di 6 commedie e di numerose canzoni; quasi tutte le opere sono scritte in dialetto siciliano e si incentrano su aspetti della vita contadina o sui temi della natura e dell’idillio, non trascurando le problematiche sociali come l’industrializzazione, le inquietudini esistenziali, i conflitti generazionali e lavorativi. Poeta attento alla storia e sensibile alla religiosità più profonda dell’uomo, Salvatore Di Pietro ha rappresentato anche un punto di riferimento sicuro per intere generazioni di poeti siciliani, che a lui si sono ispirati dal punto di vista dello stile e della poetica.

Le sue esperienze artistiche cominciano con il teatro, proprio sui palcoscenici mobili che si avvicendano, negli anni venti, nella grande piazza di Pachino, assieme a numerose e qualificate compagnie, fra le quali va ricordata quella di Giovanni Grasso in cui il nostro fece qualche recita come attor giovane. È il primo grande impatto con la cultura teatrale dialettale e certamente si deve a questa esperienza la sua inclinazione a scrivere testi teatrali.

Nel 1926, per motivi di lavoro, lascia Pachino e si trasferisce a Catania, dove rimane fino al 1962. A Catania il giovane Di Pietro si forma culturalmente e poeticamente; le sue prime composizioni appaiono sul "Giornale dell'Isola", tenute a battesimo dal suo amico e compaesano Vitaliano Brancati.

Diventa collaboratore di giornali e della Rai dove cura i due programmi siciliani "Sicilia canta", e "Mungibeddu è ccà"; scrive numerose canzoni con i maestri Emanuele Calì e Giuseppe Terranova, canzoni che vincono tanti festival e diventano molto popolari ("Varcuzza mia" e "Maruzzedda" fra le più note): diventa animatore culturale e, inserito nella commissione del Circolo Artistico di Catania, propone recitals, conferenze, incontri letterari. Fu lui a invitare Quasimodo a tenere un recital nei locali del circolo proprio qualche mese prima che gli venisse conferito il premio Nobel, con straordinaria intuizione delle qualità poetiche del siracusano quando ancora in Sicilia non era molto apprezzata l'opera quasimodea.

Nel '36 esce a Catania il suo primo volume "Acqua di l'Anapu" che raccoglie le composizioni giovanili con particolare riferimento alla terra siracusana.

Dodici anni dopo, nel 1948, col patrocinio della Società Scrittori e Artisti di Palermo e le edizioni Zisa, vede la luce "Alveare" che conquista la medaglia d'oro al "Premio Sicilia".

L'eco di questo successo gli procura l'attenzione della critica siciliana e Federico De Maria, Guglielmo Lo Curzio, Antonio Corsaro, Rosario Marchese lo salutano come una delle voci più pure della poesia siciliana. Ancora a Catania, nel 1958, viene dato alle stampe "Muddichi di suli" in cui la favolistica morale del Di Pietro raggiunge i suoi più alti esiti. I critici Ermanno Scuderi (che già si era interessato al Verga in un memorabile libro che pose all'attenzione mondiale l'autore de "I Malavoglia") e Vincenzo Di Maria, uno dei maggiori conoscitori della poesia siciliana, si interessano alla poesia del Di Pietro e ne parlano diffusamente in vari scritti.

Con le edizioni Nuovo Cracas in Roma esce nel 1963 "Tuta di villutu" (traduzione in italiano di Ermanno Scuderi). Lo scrittore e poeta Giuseppe Villaroel, presentando questa raccolta, così scrive: "La poesia dialettale siciliana, per merito di un poeta che ha osato svecchiare l'antica materia già trita e ritrita anche se con notevole arte dei Cantori del primo Novecento, entra in una fase della sua vitalità e si lega alla cultura e alla sensibilità moderna con moduli davvero nuovi e inattesi, senza tradire né la vitalità stessa della fantasia ispiratrice, né la musicalità e il ritmo necessari all'espressione e alla condizione umana e sensitiva del popolo".

Durante questo lungo periodo catanese vengono scritte tre opere di teatro: "Il berretto goliardico", "La colata al pantano” e “Il sole della sera" (inedite).

Intanto, morta la prima moglie nel '61, si trasferisce nel '62 a Viterbo, dove si risposa nel 1964. A Viterbo si inserisce presto nella cerchia della cultura laziale; gli viene affidata la presidenza della Tuscia Dialettale e la vice-presidenza dell'Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali. A questa sua nuova città dedica l'unico volume di liriche in lingua, "Viterbo in onda verde" Ed. Unione 1970, presentato da S. Vismara con una lettera di Bonaventura Tecchi.

Il periodo viterbese è il più prolifico: nel 1974 esce a Catania per l'editrice Giannotta "Diu s'è fattu di ferru" e nel 1975, sempre a Catania (con la quale non ha mai interrotto i contatti) esce per la Edigraf "La tratta di li brunni", "sette poesie per un grido di giustizia" come ebbe a definirle lo stesso autore, "un grido solo, per far capire a certa massa sprovveduta la causa che genera certi fenomeni, l'origine storica d'una piaga sociale millenaria" .

Nel 1977, P.L. Rebellato pubblica a Padova "È nuovamente giorno": seguono nel 1984 "Pueta e tempu", Ed. Greco Catania con prefazione di Ermanno Scuderi, e "Immagini" nel 1986, Ed. Mario dell'Arco in Roma con presentazione di Giovanni Tesio.

Nel 1988, per i tipi della Editrice Pungitopo di Marina di Patti (ME), viene pubblicato "Supra righi di zebra" mentre l'ultima sua opera, scritta pochi mesi prima di morire, "Vangelu zingaru", vede la luce in occasione del decennale della sua morte, con il patrocinio del comune di Pachino.

Questa intensa attività poetica e l'alto valore della sua poesia lo lanciano nel panorama nazionale dei dialettali d'Italia. Gli giungono riconoscimenti da ogni parte, vince numerosi concorsi nazionali fra cui vogliamo ricordare il "Trofeo Recoaro Terme" nel 1964 e il "San Domenichino" a Marina di Massa nel I968.

Scrive altre tre opere per il teatro in dialetto: "La serra granni", "Insegne luminose", "Sciascialà", anche queste inedite.

Le sue poesie figurano in numerose antologie, la più importante delle quali è "Le parole di legno", curata da Giovanni Tesio e Mario Chiesa per la collana degli Oscar Mondadori. Muore a Viterbo il 13 febbraio 1990.

ps. IL POETA SALVATORE DI PIETRO VERRA' RICORDATOA SIRACUSAVENERDI' 29 GENNAIO NELL'INCONTRO CONVIVIALE DELL'ASSOCIAZIONE PACHINESI NEL MONDO )

domenica 24 gennaio 2010

ANCHE I BABY ORTIGIA PRIMI IN CLASSIFICA NELLA PALLAMANO UNDER 14


Se il buon giorno si vede dal mattino anche i giovanissimi Under 14 dell'Ortigia Pallamano sono destinati a seguire le orme vittoriose della prima squadra.
Difatti i Baby ortigiani guidano la classifica del loro campionato under 14 dopo la sonante vittoria otenuta in trasferta sulla capolista Lineri con il punteggio di 18 a 14. si tratta di giovanissimi che, sotto la guida dell'allenatore Andrea Cuzzupè, hanno cominciato da poco, ma con ottimi risultati, il loro approccio con la pallamano e con lo staff tecnico dell'Ortigia.
Quindi i ricambi siracusani per continuare i successi,di una squadra tutta siracusana, sono già alle porte con forti motivazioni e potenzialità per assicurare un futuro alla pallamano siracusana degna dei fasti del passato e di quelli che il presente lascia intravedere.

venerdì 22 gennaio 2010

A SIRACUSA LE GIUNTE PRECARIE NON SERVONO A NIENTE


Il Sen. Sebastiano Burgaretta è stato nominato componente della Giunta comunale di siracusa quale rappresentante dell'MPA in sostituzione di Franco Zappalà che ha sentito il bisogno di rinunciare alla carica di assessore dopo i provvedimenti della magistratura.
Si tratta indubbiamente di una soluzione provvisoria tesa a perdere tempo nell'attesa che si chiarisca il quadro politico di maggioranza per procedere ad un'ulteriore definitiva assegnazione dell'assessorato all'esponente politico che verrà in seguito designato.
Però questo è un segnale negativo che la politica trasmette ai cittadini in quanto si da l'impressione di avere scarso rispetto delle istituzioni perchè si privilegiano gli interessi di parte.
No voglio entrare nella polemica politica che forze presenti in consiglio comunale a Siracusa stanno portando avanti a torto od a ragione, ma evidenziare come la difficile situazione gestionale del comune di Siracusa necessita di soluzioni reali, competenti e capaci di rispondere positivamente ai gravi problemi della città. Non di pannicelli caldi o soluzione tampone che non hanno prospettiva anche se affidate a politici rispettabili e di lungo corso.
E' quindi necessario che le forze politiche di maggioranza abbiano un sussulto di responsabilità maggiore e mettano mano, in tempi rapidi, alla formazione di una Giunta più competente e meno provvisoria dell'attuale.
I cittadini non possono più aspettare i tempi lunghi delle compensazioni politiche e personali.

venerdì 15 gennaio 2010

SERATA CONVIVIALE PER L'ASSOCIAZIONE PACHINESI NEL MONDO



Venerdì 29 gennaio prossimo alle ore 19,30 presso i locali del ristorante " La Fontana ( Palazzo Agenzia delle Entrate ) di via Turchia a Siracusa, si terrà una serata conviviale dell'Associazione Pachinesi nel mondo. La serata prevede una conversazione del vice presidente Corrado di Pietro sul poeta pachinese Salvatore Di Pietro. Seguirà la cena sociale.
Alla serata parteciperà il sindaco di Pachino Paolo Bonaiuto ed alcuni componeneti la Giunta comunale. Il costo della partecipazione è di 18 Euro. Chi desidera partecipare può telefonare al 347.5531133.

UN PREPARATORE ATLETICO PER L'ORTIGIA PALLAMANO


Trascorse le feste in cui gli ortigiani si sono allenati in maniera leggera si torna a lavorare duramente, con qualche novità !
Infatti, da domani il tecnico Di Vincenzo sarà affiancato dall'amico Nino Urso il quale avrà il compito di curare il lato atletico degli allenamenti biancoverdi, dando così la possibilità a Di Vincenzo di dedicarsi interamente al lavoro tecnico/tattico della squadra. Nino Urso, con immensa gioia da parte dello staff biancoverde, si era da tempo reso disponibile ad una sua collaborazione all'interno del progetto ortigiano, esprimendo a più riprese il proprio entusiasmo nel voler partecipare alla "vita" biancoverde, diventando magari un punto fermo dello staff tecnico dell'HC Ortigia.
" Nino è un amico e, in più occasioni, si era soffermato nel valutare l'opportunità di collaborare con noi - queste le parole di Di Vincenzo - . In questi giorni di festa ci siamo incontrati ed abbiamo sancito l'accordo per il suo innesto all'interno del nostro staff tecnico. Nino non è nuovo nell'ambiente della pallamano e conosciamo bene la serietà e l'impegno che mette nel lavoro, non potrà che far bene insieme a noi !

mercoledì 13 gennaio 2010

LA TOPONOMASTICA NON E' L'ELENCO TELEFONICO


L'on. Enzo Vinciullo, con un suo intervento sulla stampa locale, ha espresso il desiderio di vedere assegnato un nome per assicurare che anche la strada nuova di collegamento Piazzale Cappuccini - Borgada ( la nuova parallela a via Arsenale ) abbia una sua collocazione nella toponomastica cittadina. Ha proposto di dividere in due la nuova arteria e di dedicarla a due ex amministratori comunali di Siracusa e cioè il comm. Boccadifuoco e l'ex sindaco Aldo Gilistro. Gli ha fatto subito eco l'associazione Le Formiche, molto vicina al consigliere provinciale Michele Mangiafico, che ha proposto il nome di Franca Gianni da apporre sulla targa della toponomastica della strada.
Secondo me ci si è incamminati verso un terreno troppo minato per diversi motivi.
Primo perchè porre l'attenzione su nomi di politici locali i cui meriti sono paragonabili a moltissimi altri amministratori aumenta enormemente il ventaglio degli aspiranti e porta a delle discrezionalità di scelta che non farebbero un buon servizio alla città. Non penso si voglia ripetere ciò che alcuni amministratori fecero qualche legislatura fa intitolando strade a propri parenti.
Secondo bisogna sempre tenere presente che, se non si tratta di grandi personaggi i cui meriti sono da tutti riconosciuti, l'azione di un politico è sempre opinabile e può generare critiche e valutazioni contrastanti.
Mi permetto di ricordare che la foga pre elettorale di presenziare cerimonie ha portato ad intitolare anche gli incroci stradali e le rotatorie a personaggi che avrebbero meritato altro riconoscimento per il valore del loro apporto alla nostra comunità ed al nostro territorio.
Non sarebbe forse il caso di rivedere queste scelte e collocare questi personaggi meritevoli di ricordo in una posizione che evidenzi maggiormente l'apprezzamento dei posteri per la loro opera?. Io penso di si anche senza volere sponsorizzare nessuno.
Allora è opportuno che queste deciasioni non siano il frutto di decisioni estemporanee anche se con molta buona fede e si faccia un serio lavoro di individuazione di nomi che la toponomastica cittadina possa ricordare a perenen ricordo della loro opera e del loro contributo alla crescita del territorio o della civiltà.

domenica 10 gennaio 2010

CHIAREZZA E SERIETA' PER AMMINISTRARE PACHINO


Il Sindaco di Pachino, in una recente dichiarazione in merito ad eventuali nuove richieste di presenza in giunta comunale da parte del nuovo gruppo rutelliano dell'on. Bonomo, ha sostenuto che la sua amministrazione non si pone questo problema e si ritiene omogenea e compatta.
Noi riteniamo che, alla base di una duratura e operativa amministrazione comunale debba esserci la compattezza e l'unità d'intendi.
Essa si realizza attraverso alcune elementari linee basilari.
La prima riguarda la consapevolezza che la vittoria elettorale, che permette di amministrare il comune di Pachino, è il frutto dell'impegno e dei consensi ottenuti dal gruppo storico di alleati che ha sostenuto e portato alla vittoria il Sindaco.
Tutti gli altri, sono i benvenuti anche se hanno osteggiato e reso difficile la vittoria ottenuta e la possibilità che Bonaiuto potesse sedersi sulla poltrona di primo cittadino, ma non possono pensare di avere gli stessi diritti dei " soci fondatori" o di dettare le condizioni per proseguire l'esperienza amministrativa.
Chi eventualmente, nella maggioranza, coltivasse l'illusione di potere giocare fomentando le diversità e generando contrapposizioni, sappia che, così come ci insegna l'esperienza pachinese, non ha un percorso agevole nell'evolversi dell'impegno politico.
Altro aspetto importante per assicurare stabilità e longevità è rappresentato dalla chiarezza dei comportamenti politici e dalla linearità dell'azione amministrativa.
Infine, ma non ultimo, si agisca secondo i programmi concordati e proposti agli elettori, perchè il rapporto serio e responsabile con i cittadini deve essere alla base dell'azione e della correttezza di una amministrazione.
E' mia convinzione che, coinvolgendo tutte le persone che intendono dare il proprio contributo serio e disinteressato per costruire le basi di una nuova progettualità per il comune di Pachino, si possano avere quei risultati che i cittadini continuano a chiedere con forza e speranza.

sabato 9 gennaio 2010

LA POLITICA E' UNA COSA SERIA

E' impressione generalizzata che lo stato di crisi e di stand-by in cui si trova l'attività amministrativa negli enti locali siracusani sia da collegare alla situazione politica in seno al Governo regionale.
Indubbiamente si tratta di un motivo che ne accentua le proporzioni, ma si aggiunge ad una situazione preesistente che non ha certo brillato in efficienza e progettualità.
I nostri enti locali,Comune di Siracusa e Provincia Regionale, ma anche tutti gli altri che operano nel nostro territorio, hanno perduto la loro capacità propositiva ed operato solo in funzione dell'ordinaria amministrazione con direttive più burocratiche che politiche, perchè la classe politica provinciale si è impantanata nella ricerca delle soluzioni da dare ai posti del sottogoverno ed agli appetiti dei singoli ed ha abdicato allo svolgimento del ruolo politico necessario per affrontare le emergenze.
In questa logica vengono anche vanificati gli sforzi che i rappresentanti siracusani nel Governo nazionale o regionale possono porre in atto perchè manca una classe dirigente locale di supporto ad una strategia politica complessiva che indirizzi gli sforzi di tutti verso la soluzione dei problemi del nostro territorio.
Anche la recente sortita dell'on. Piscitello relativa alla richiesta di estromissione dell'UDC dagli enti locali della nostra provincia marcia verso la logica dell'aumento della conflittualità politica che non risolve i problemi rispetto alla necessità del chiarimento dei rapporti fra i partiti e della ripresa dell'operatività degli enti locali.
Essa risponde alla logica delle lotte politiche regionali ed ai nuovi assetti della compagine di governo che, se pedissequamente applicata in periferia, sarebbe foriera di instabilità e di mal governo locale.
Ciò perchè le formule politiche non rispondono mai a logiche matematiche sia perchè nel formarsi delle alleanze periferiche giuocano maggiormente gli apporti politici ed elettorali di ciascun gruppo che ha dato il proprio contributo per la vittoria del candidato sindaco di quel comune, sia perchè la storia politico - elettorale di ciascun comune non è mai uguale ad un altro.
L'innesco di questo meccanismo potrebbe portare solo al caos amministrativo od a nuove elezioni facendo anche vanificare il nascosto tentativo di cercare qualche sgabello di sottogoverno in più per la propria parrocchia.
E' quindi il tempo delle responsabilità da parte di tutti, sopratutto da parte di chi ha maggiore valenza politica, per trovare subito soluzioni politiche e programmi condivisi per dare risposte ai cittadini che non possono permettersi, in una situazione di grave crisi economica ed occupazionale, una classe politica litigiosa e tesa alla soddisfazione di effimeri interessi.
Ecco allora che chi pensa di legare le sorti del territorio provinciale alle situazioni regionali giuoca un ruolo di retroguardia perchè la situazione regionale troverà maggiore chiarezza e soluzione se localmente le forze politiche elette dai cittadini sapranno essere operative, coese e determinate nell'attuazione di un programma rispondente alle esigenze del territorio.
E' su questo che eventualmente dovrà passare la discriminante politica e non sullo scimmiottamento di formule sperimentate altrove per esigenze politiche e strategiche diverse.
Allora sarebbe opportuno che certi professionisti del sottogoverno discusso e ridiscusso per non fare niente o per cercare di lucrare di più, dovrebbero essere isolati perchè è giusto che si assegnino gli incarichi di sottogeverno nel minor tempo possibile, ma è più giusto che esso eserciti prioritariamente la sua funzione di servizio per la collettività.
I nostri politici che ricoprono incarichi istituzioanli ed i maggiori esponenti dei partiti sono quindi chiamati ad una seria assunzione di responsabilità che metta fine a questo teatrino indigesto ed indichino la strada che intendono percorrere per rappresentare degnamente il territorio che li ha eletti.


( Questo articolo è pubblicato sul numero in edicola di questa settimana del settimanale " I FATTI " )

mercoledì 6 gennaio 2010

PIER SANTI MATTARELLA: IL DEMOCRISTIANO CHE ACCESE LE SPERANZE


Il 6 Gennaio del 1980 veniva ucciso a Palermo il presidente della Regione on. Pier Santi Mattarella.
Con questa barbara uccisione.,del giovane leader della Democrazia Cristiana, si volle colpire l'emblema di una nuova Sicilia e di un nuovo modo di fare politica più attento alle esigenze della gente, alla moralità politica, al riscatto della Sicilia dalla cappa malavitosa della mafia.
Allievo di Aldo Moro, di cui ne incarnava la filosofia politica nel difficile contesto siciliano, era riuscito a coagulare uomini e speranze della nuova generazione democristiana siciliana.
Di Lui ho anche un ricordo personale indelebile di uomo politico serio, onesto, pronto all'ascolto ed alla disponobilità.
Avevo avuto il piacere di intervistarlo, assieme all'on. Mannino che era assessore al bilancio nella sua Giunta regionale, a radio International di Siracusa, nell'intervallo di un congresso provinciale della Democrazia Cristiana siracusana.
Ci eravamo poi più volte incontrati alla Regione siciliana ed in incontri politici degli organismi di partito.
Poco tempo prima della sua morte lo incontrai nuovamente a Pachino, ove da poco ero stato nominato commissario della locale sezione del partito ed ebbi modo di parlare con Lui sulla situazione politica passeggiando nella piazza del paese e dandoci l'appuntamento per un incontro a Palermo che purtroppo non avvenne mai.
A Pier Santi Mattarella la Sicilia gli deve essere politicamente riconoscente perchè dimostrò che la speranza , suffragata da azioni concrete di Governo e di comportamenti personali conseguenti, è una fiaccola che si può sempre accendere per perseguire interessi rivolti esclusivamente al bene comune.

domenica 3 gennaio 2010

PACHINO: STOP AI RIFIUTI CON NUOVE REGOLE

Al comune di Pachino pare stia per terminare l'emergenza rifiuti che ha visto l'Amministrazione comunale fortemente impegnata a trovare soluzioni valide e rapide all'improvvisa interruzione del servizio.
La vecchia ditta Dasty ed i netturbini avevano interrotto la raccolta dei rifiuti proprio nel bel mezzo di Natale rivendicando, la ditta, ulteriori finanziamenti da parte del comune ed i netturbini il pagamento degli stipendi arretrati.
Una situazione che, dopo lunghe ed estenuanti trattative, si è sbloccata quando il sindaco ha deciso di affidare il servizio ad altra ditta fino all'espletamento della nuova gara d'appalto e raggiungendo anche un accordo con i sindacati ed i netturbini per il proseguimento del loro lavoro anche con la nuova ditta.
Quello della nuova gara d'appalto pare sia stato il motivo scatenante che ha fatto irrigidire la vecchia ditta nella pretesa di avere liquidati subito i propri crediti vantati nei confronti del comune e maturati anche, sembra, a causa di disattenzioni da parte delle vecchie amministrazioni.
Il comune ha ritenuto di togliersi il peso di un contratto economicamente troppo pesante per le casse comunali e per i cittadini costretti a pagare salate bollette.
Ma non vogliamo entrare nel merito della passata gestione che, secondo le dichiarazioni stampa del sindaco e di alcuni operai nel corso delle trattative,presentano lati oscuri che solo un'azione giudiziaria potrebbe chiarire in merito al corretto espletamento del servizio ed alle relative responsabilità.
Comunque a Pachino, nel settore della raccolta dei rifiuti, sta per iniziare una nuova era che ci auguriamo possa essere più utile per i cittadini.
Dovrebbero ancora diminuire le boleltte di pagamento, si dovrebbe puntare sulla differenziata e sulla raccolta porta a porta.
Naturalmente ci vogliono i giusti tempi perchè il tutto vada a regime assieme al'impegno del comune nell'informare i cittadini delle novità e dei cittadini nel comportarsi in linea con le nuove norme nell'interesse di tutto il paese.
Naturalmente è inutile chiedere a certi politici locali di essere obiettivi e guardare solo all'interesse della collettività evitando di spargere veleno ancora prima di incominciare, ma sappiamo che sarebeb una richiesta inascoltata.

sabato 2 gennaio 2010

COMMENTO RICEVUTO DA ELVIRA SCHEMBRI PER L'ARTICOLO SU " MARUZZA"

"Grazie caro Pippo per questo bell'articolo che restituisce una memoria dimenticata...Anch'io ho avuto il piacere di conoscere Maruzza, credo pochi anni prima della sua morte. Aveva perso la vista, ma ricordo che mi mise una mano sul capo..ricordo l'emozione per il forte carisma che emanava! Credo in un disegno divino e, forse, la possibilità negatale di entrare in convento faceva parte di questo disegno. Rimanendo nella sua Pachino, Maruzza ha realizzato forse un progetto più grande, tanto che tutti ricordiamo la sua amorevole dedizione!"

ELVIRA SCHEMBRI

MARUZZA: L’ASCETA CHE COLPIVA I CUORI


Vi sono dei personaggi che, nella loro vita, svolgono un lavoro che potremmo definire “ di nicchia “ e trascorrono un tempo quasi sempre uguale venendo considerati spesso, dai loro contemporanei, in modi diversi e contraddittori.
Quasi sempre non sono capiti.
Però la loro morte, mentre li chiude per sempre nel buio di una bara, quasi per miracolo, li rende visibili ai più e lentamente li fa apprezzare anche da coloro che in vita li avevano trattato con sufficienza rendendo, ogni giorno di più, illuminante la loro presenza terrena.
E’ il caso di Maruzza Fidilio o Filurìu ,come la chiamavano tutti a Pachino, o semplicemente Maruzza.
Una donna, analfabeta e di umili origini che, vivendo una propria fede primitiva ed empirica, fra l’indifferenza e la non sopportazione degli uomini di Chiesa e la benevolenza a volte quasi ilare dei propri concittadini, riusciva a concretizzare un percorso di fede fatto di ascetismo, carità ed amore verso il prossimo.
Passava per le strade di Pachino sul dorso di un mulo con i viertuli a tracollo per ricevere la carità o seduta sul carro carico di carratieddi girando i palmenti nel periodo della vendemmia per raccogliere il mosto che avrebbe poi venduto ed utilizzato il ricavo per i suoi bambini poveri.
In fondo le volevano tutti bene sopratutto i bambini per i quali aveva sempre una parola di conforto e qualche consiglio da dare.
Conosceva tutti i suoi compaesani, la loro appartenenza familiare, i loro bisogni e le loro frustrazioni in un periodo in cui la fame imperava nelle famiglie dei poveri contadini e molti partivano per l’America in cerca di fortuna lasciando i figli e le mogli spesso sole con se stesse e con il loro bisogno di arrangiarsi per vivere.
Maruzza aveva una discrezione assoluta ed un approccio quasi etereo con le persone che la lasciavano fare e spesso, fidandosi di lei, le raccontavano i loro guai, le loro disgrazie, il loro rapporto con una vita che li portava lontani anche dal Dio degli altari.
Quello stesso Dio che poi riconoscevano nel tenue ed amorevole sorriso di Maruzza che faceva capolino fra l’immancabile veletta bianca od azzurra od a volte rossa che le cingeva il capo mentre il corpo era avvolto da lunghe vesti colorate cinte ai fianchi da una lunga corona del rosario coperta, nei giorni di freddo e di vento,da un lungo mantello bianco.
A Pachino non ci sono persone della mia generazione, allora piccoli, che non abbiano avuto un amorevole contatto con Maruzza.
Nel mio girovagare fra i vari asilo del paese, nel tentativo spesso riuscito di non allontanarmi da casa, ho frequentato l’asilo di Maruzza anche se solo per qualche settimana ed ho apprezzato il suo amore e la sua ingenua interpretazione della vita. La stessa ingenuità con la quale chiedeva ed otteneva, nella bottega dei miei genitori, un pugno di caramelle a forma di pesciolini colorati da poter distribuire ai bambini di cui si prendeva cura.
Ma anche quell’amore che, una tarda sera d’estate, mi asciugò le lacrime che abbondavano nei miei occhi di bambino dopo che mi ero perso e non riuscivo a trovare la via di casa e le mani di Maruzza presero le mie per ricondurmi dai miei genitori in ansia.
Maruzza condivideva l’amore della famiglia di umili contadini di inizio novecento con altri dieci fratelli e fin da bambina dimostra un carattere riservato con tendenze pseudo religiose che le avevano fatto echeggiare l’appellativo di matta della famiglia.
Di Lei non si hanno molte notizie sopratutto della prima infanzia, ma attraverso una lettera che fece scrivere per inviarla al duce per perorare la sua volontà di abbracciare i voti ed entrare in un convento.
Secondo quanto esposto in questa lettera Maruzza si sentì chiamare dal Signore, per la prima volta, nell’agosto del 1927. Il Signore della Risuscita era in compagnia di San Corrado e gli manifestò l’intenzione di averla tutta per se.
Una seconda apparizione divina l’ebbe otto mesi dopo in campagna mentre si doleva per i gravi problemi che avevano colpito la propria famiglia.
Le apparve Gesù in compagnia dei dodici apostoli con, in un angolo, la Madonna Addolorata piangente come la stessa Maruzza che manifestò subito la sua stanchezza difronte alle tribulazioni della vita.
Il Signore, secondo il racconto di Maruzza, le ricordò che aveva ancora diciannove anni e le promise che le avrebbe detto qualcosa nel prossimo mese di giugno mentre, benedicendola, la invitava a cantare le sue lodi ed a recitare il credo.
Ritornata a casa Maruzza raccontò tutto, ma non fece altro che confermare nei suoi l’idea della pazzia sopratutto quando espresse la volontà di farsi suora.
La famiglia decise che era venuta l’ora di cercarle un marito e, proprio quando Maruzza stava per cedere alle pressioni dei suoi, le comparve prima il Signore Crocifisso che le predisse sventure senza fine se si sarebbe sposata.
Verso le ventuno della stessa sera, secondo sempre quanto racconta Maruzza al Duce nella lettera fattale recapitare,” scese l’Eterno Padre con il Bambin Gesù e me lo depose sulle braccia “.
Da quel momento inizia per Maruzza la sua continua vita di preghiera assieme al desiderio di entrare in un Convento per servire meglio il Signore.
Questo suo desiderio mai soddisfatto era la motivazione dell’invio della lettera al Duce dopo che, sempre in campagna, lo stesso le era apparso assieme al Signore.
Secondo alcuni documenti il Duce chiese al prefetto ulteriori delucidazioni il quale li chiese al podestà di Pachino che insabbiò tutto.
La lettera portava la data del marzo 1938, XVI anno dell’era fascista e quarto anno dal suo essere diventata orfana.
Maruzza, non potendo esaudire il suo desiderio di vivere la vita conventuale, si dedicò ai bambini poveri di Pachino cercando di dare loro la possibilità di frequentare un’asilo da lei stessa organizzato ed il rapporto di preghiera con il Sacro Cuore di Gesù lo esaudiva all’interno di una specie di cappella privata che aveva addobbato in una stanza adiacente la carrittaria che si affacciava nel cortile della sua abitazione.
La sua vita terrena fu quindi dedicata ai bisognosi del proprio paese nel nome di quel Signore che lei servì con la forza della sua bontà e della sua fede che, indipendentemente dal rapporto diretto con il divino tramite le apparizioni, visse profondamente ed in modo originale ed intimo fino al trenta giugno del 1987 che segnò la data della sua ripartita in cielo.
Adesso nel suo loculo terreno è ricordata dalla scritta “ il suo nome è in benedizione nel cuore di quanti ebbero da Lei un pane, un conforto,un sorriso ed ha trovato un posto stabile e di beatificazione anche nei cuori di quanti, pur non avendola conosciuta, ne ammirano la vita raccontata da chi hanno invece avuto il privilegio di conoscerla nella sua vita terrena .

( Quest'articolo è pubblicato sul numero di dicembre della rivista Archè )