domenica 30 dicembre 2012

ANCHE LA USL DI SIRACUSA COME LA TOSSANI DI PACHINO VIETA AI DIPENDENTI DI ESTERNARE CON LA STAMPA SENZA AUTORIZZAZIONE

Stamattina mi sono recato alla Guardia medica di Siracusa e, mentre aspettavo presso la struttura dell'ospedale Rizza, ho letto gli avvisi e le disposizioni presenti in bacheca.
Una mi ha particolarmente colpito perchè era identica ad un'altra che recentemente sulla stampa e sulla Rete aveva fatto molto discutere e che si era verificata nel comune di Pachino.
Con propia deliberazione del 28 settembre 2012, il commissario dell'USL di Siracusa, rifacendosi a normative e disposizioni regionali, ha vietato a tutti i dipendenti sanitari di rilasciare dichiarazioni alla stampa in merito all'attività dell'Ente di cui sono dipendenti.
Qualsiasi dichiarazione deve essere autorizzata dal funzionario dirigente e trasmessa ai media tramite l'ufficio stampa ufficiale dell'Ente sanitario.
Tale e quale la dipsosizione del comune di Pachino per i propri dipendenti a firma del tanto criticato assessore Tossani.
Come si ricorderà si è gridato allo scandalo con tanto di accusa di imbavagliamento della libertà di opinione, di prese di posizione di partiti politici, sindacati, organi  ed associazioni di stampa, foto di dipendenti con cerotti in bocca e trafile di solidarietà di comuni cittadini.
Io non sono entrato prima e non entro nel merito adesso perchè trattasi di materia che non conosco.
Però non posso, da cittadino, non pormi alcune domande.
Se la più importante struttura pubblica ed il più importante gestore di un Ente, di gran lunga superiore rispetto al comune di Pachino ed all'assessore Tossani, prende un provvedimento del genere può essere tacciato di ignoranza normativa  e di incapacità gestionale?
E se fosse così perchè nessuno, partiti, stampa, pseudo intelelttuali e cittadini indignati non hanno speso nememno una parola di biasimo, disapprovazione od aprovazione?
Quindi o sono ignoranti perchè non capiscono le leggi o sono arroganti perchè, sia il commissario dell'USL Mario Zappia che la povera assessore Tossani, decidono di testa loro senza nessuna logica giuridica o qualcosa che permetta loro queste disposizioni ci deve pur essere?. 
Allo stesso modo se i cittadini di Siracusa e provincia non si sono indignati per la circolare della USL sono più o meno ignoranti nella conoscenza della normativa rispetto a quelli di Pachino che invece si sono tanto indiganti?
E che dire, cosa ancora più grave, di politici, partiti, sindacati ed associazioni varie,stampa compresa, che hanno ignorato tutto?
Mi farebbe piacere, per non dire pretenderei da cittadino, che se fossimo difronte ad un abuso, ci si indignasse ancora di più verso gli organismi della USL  che hanno più potere di bavaglio rispetto ad un piccolo assessore di un insignificante comune quale potrebbe essere Pachino.
Ma se fossimo inn presenza dell'applicazione di una normativa esistente mi piacerebeb che quanti hanno aizzato l'opinione pubblica contro la Tossani si occupassero di problemi più concreti e reali che rigurdano il territorio. 
Naturalmente dopo averli studiato per bene perchè l'improvvisazione e l'approccio umorale sono solo forieri di guai.

 

venerdì 28 dicembre 2012

LA CANDIDATURA A SINDACO DI SIRACUSA: LE STRANE PROPOSTE DI GRANATA E LA POSIZIONE DELL’UDC





Stamane la stampa riporta una dichiarazione dell’on. Fabio Granata con la quale indica nel presidente del consiglio provinciale, Michele Mangiafico , il proprio candidato a Sindaco attraverso una lista civica e tenendo presente alcune discriminanti che determinano l’accesso o meno degli altri al progetto stesso.
Indubbiamente l’on. Granata è libero di fare tutte le proposte e le strategie che ritiene utili e necessarie secondo la propria visione politica ed amministrativa anche se, facendo parte di un più ampio schieramento politico in divenire a livello nazionale, dovrebbe usare maggiore prudenza.
Quello che non capiamo è l’ostinazione di Granata a considerare i potenziali alleati, ed in particolare l’UDC, come un accessorio che si aggiunge nell’eventuale dialogo  solo a cose fatte anche se i centristi, nelle ultime elezioni regionali, sono stati il secondo partito per numero di voti nella nostra provincia.
Certo anche il gruppo dirigente UDC ci mette del suo perché, sia a livello provinciale, ma soprattutto comunale, non riesce ad incidere politicamente in rapporto alla fiducia che gli elettori gli hanno attribuito, ma questo è un argomento interno che deve essere approfondito e valutato.
Desideriamo pertanto ribadire alcuni concetti.
Non abbiamo niente contro una eventuale candidatura della persona Michele Mangiafico a Sindaco di Siracusa anche se posta in modo politicamente poco ortodossa, ma se una discriminante fondamentale, come dice l’on. Granata, è rappresentata dalla chiusura con chi ha avuto rapporti con l’attuale amministrazione Visentin qualcosa non ci quadra.
Ma Mangiafico non è uno dei maggiori esponenti del partito PID – Cantiere popolare che ha amministrato da anni la città di Siracusa e perno fondamentale dell’amministrazione Visentin?
Qual è il quadro politico che Granata vuole determinare sotto la costituzione di una lista civica che comunque non avrebbe la forza sufficiente per vincere senza il sostegno anche dei partiti?
Noi riteniamo che si tratti di una ulteriore fuga in avanti come altre degli ultimi anni per cui, nella nostra coerenza di oppositori veri e seri all’attuale Amministrazione Visentin di centro destra, proponiamo all’attenzione, delle altre forze politiche e della città, la candidatura a Sindaco di Edy Bandiera.
Sicuramente seria, competente e disponibile nel continuare  a servire la città in modo coerente con gli interessi globali senza condizionamenti di gruppi di potere più o meno consolidati.
Su questa base di serietà e di obiettività possiamo aprire il confronto per individuare uomini e programmi idonei.

martedì 25 dicembre 2012

Silvio? Oggi è diventato il nonno di Beppe Grillo

Il bestiario di Pansa


Berlusconi prova a imitare il populismo del comico, ma il suo ormai è lo show vecchio di un leader prevedibile e a fine corsa


22/12/2012
Pansa: Silvio? Oggi è diventato il nonno di Grillo


di Giampaolo Pansa
Silvio Berlusconi sembra diventato il nonno di Beppe Grillo. E ogni giorno, per un sortilegio che cercherò di spiegare, tende sempre di più ad assomigliare al nipote. Non dal punto di vista  fisico, naturalmente. Il Cavaliere è ben più anziano del capo delle Cinque Stelle. E ha un aspetto che l’incalzare dell’età, le tante ore di lavoro quotidiano indefesso, gli strapazzi pubblici e privati, rendono davvero poco bello a vedersi.
Come tutti gli esseri umani che cercano il consenso popolare, Berlusconi è sempre stato molto attento alla propria faccia. La voleva perfetta, giovanile, attraente, persino sexy. Ma oggi il suo volto è un disastro. Coperta in eccesso dal  cerone, la pelle sembra di cartapesta. Gli occhi sono ridotti a fessure dentro una maschera troppo tesa allo scopo di nascondere le zampe di gallina. Le orecchie risultano tanto diafane da apparire ali di farfalla. I denti sono rovinati e rendono pericolosi i sorrisi.
Diciamo la verità: Grillo non è più un ragazzo, ma sembra davvero il nipote del Cavaliere. Questa estate ha persino attraversato a nuoto lo stretto di Messina per comiziare in Sicilia. Ma allora in che cosa Silvio è identico a Beppe? Soprattutto nella voglia di mostrarsi uguale a lui. Lo dice il populismo berlusconiano, greve, pesante, cupo, un’imitazione di quello grillino, più fantasioso e goliardico.
Berlusconi è sempre stato affascinato da Grillo. Nel settembre di quest’anno, partecipando alla crociera dei lettori del Giornale, in un lungo colloquio con Alessandro Sallusti di fronte alla platea dei naviganti, il Cavaliere aveva rivelato di studiare con attenzione i comizi di Grillo. Li riteneva spettacoli perfetti, con uno schema che non cambiava mai, sorretti da battute sempre uguali. Secondo Berlusconi era un copione scritto da qualcun altro, però molto efficace. Tanto da convincere Silvio ad adottarlo per farne l’arma vincente della propria campagna elettorale.
Lo spettacolo del Cavaliere crocerista veniva recitato quando la crisi del governo Monti era ancora lontana. Ma sin da quel momento Silvio ha iniziato a presentare il copione che in seguito avrebbe offerto di continuo al pubblico. Lo attestano le pagine del Giornale del 17 settembre. Via l’Imu, ho abolito l’Ici e toglierò anche la nuova tassa sulle case. Basta con i sacrifici e le imposte che deprimono la crescita. Ribellione ai diktat della Merkel. Guerra all’Europa che ci schiavizza. Condanna dei tecnici che si accucciano davanti alla Germania. E via delirando, sino a immaginare l’uscita dell’Italia dall’area dell’euro.
La campagna elettorale di oggi è la crociera di settembre, moltiplicata, indurita, rivolta agli italiani che mangiano televisione e vivono con la radio accesa. È su questi media che il grillismo di Berlusconi appare in tutta la sua geometrica potenza. Ma svela anche i lati deboli del Cavaliere 2012.  
Il Silvio di questa fine d’anno è molto diverso dal Silvio sceso in campo nel 1994 e pure nel 2008. Adesso è un attore spompato che replica uno show già visto troppe volte. È permaloso («Monti non mi ha nemmeno telefonato per ringraziarmi di avergli proposto la guida dei moderati»). È bugiardo («Sono io che ho chiesto ai popolari europei di invitare Monti»). È spaccone («Il centro di Casini è soltanto un centrino»). È vendicativo, perché si propone di fare polpette dei parlamentari tentati di abbandonarlo. È insultante («Monti si fa guidare dalla Merkel»).
Ma è soprattutto un leader disperato. Nel 2007 aveva costruito una  bomba nucleare, il Pdl, che gli era servita per il trionfo elettorale del 2008. Quattro anni dopo quell’arma non esiste più. È diventata un residuato bellico. Incrinato da molte fughe individuali, come quella di Gianfranco Fini e dei suoi fedeli, e oggi dalla scissione pesante dei Fratelli d’Italia che si portano via una fetta robusta di Alleanza nazionale. Con il contorno malvagio di sondaggi da funerale.
Tuttavia, credo che la disperazione più profonda del Cavaliere venga dal constatare che la fortuna lo ha abbandonato. Alla vigilia del 1994, Silvio era un grande imprenditore televisivo rispettato da mezzo mondo. Aveva un seguito grandioso di tifosi che amavano le sue tivù. Era portato in palma di mano dall’intera business community, ossia da tanti padroni del vapore. Oggi è l’ombra di se stesso. A conferma di una verità implacabile: non si può essere l’uomo di tutte le stagioni.
A rovinarlo non sono stati soltanto gli eccessi con ragazze pimpanti. La sua vera sconfitta è l’incapacità di concretare la rivoluzione liberale sempre promessa e mai attuata. Insieme al vizio innato di non dire la verità, quando gli conviene sostenere il falso. Molti ricorderanno che cosa affermava nell’autunno 2011, mentre la tempesta globale stava già assalendo l’Italia: «La crisi non esiste. I ristoranti sono strapieni e gli aerei tutti prenotati». Adesso è un ex potente, ridotto a mendicare una comparsata da Michele Santoro, il televisionista che impose di cacciare dalla Rai con l’editto bulgaro.
La speranza di essere ammesso al talk show santorista svela un’altra delle piaghe che affliggono il berlusconismo odierno. È l’ideologia debole fondata sull’illusione che le presunte virtù di un capo servano da sole a vincere la guerra elettorale. Eppure lo stare molto in tivù accresce il rischio di commettere errori. E induce una noia profonda per un vecchio leader che ripete le stesse battute.
Nel Cavaliere odierno tutto è prevedibile. Si può essere certi che se il premier Monti deciderà davvero di non candidarsi, Silvio sarà il primo a urlare: «È merito mio!». Si affannerà a spiegare che l’uscita di scena del Professore e dei suoi tecnici è un bene per l’Italia, poiché sono loro ad aver mandato il Paese in recessione. E troverà chi è pronto a dargli spago. Il nostro è un curioso Paese. Dove non mancano quelli che dovrebbero congratularsi con il vigile del fuoco che li ha salvati da un incendio distruttivo e invece si dichiarano felici di veder sparire la squadra dei pompieri.
Monti sì o Monti no, sotto gli occhi di tutti c’è una tragica realtà. Il sistema politico italiano non è più in equilibrio. Sul versante di sinistra esiste un asse robusto costituito dal Pd di Bersani e dalla Sel di Vendola. Quel campo sarà dominato da loro, non certo dagli Arancioni guidati dal fosco pubblico ministero Ingroia. Il centro, se davvero risulterà orfano di Monti, è destinato a contare poco. Sul versante di destra non vedremo nessuna formazione in grado di offrire agli elettori una forza moderata in grado di aspirare al governo. Ci sarà il superstite Berlusconi, il partito degli ex An appena fondato da La Russa, la Lega di Maroni, più qualche altra parrocchietta.  Molto lontani da un’alleanza che li unisca per davvero.
Per il Cavaliere sarà assai difficile vincere. Si troverà schiacciato tra le Cinque stelle di Grillo e la sinistra di Bersani. Il blocco del Pd più Sel è simile alla Juventus di Antonio Conte: ha fame di vittoria, la sente vicina e cercherà di mandare al tappeto tutti gli avversari, con ogni mezzo.
Se davvero andrà così, le elezioni del 2013 saranno la tomba di Berlusconi. E allora, forse, il Cavaliere metterà giudizio. Dopo tante battaglie, potrà riposarsi. La sua solitudine personale è finita. Ha trovato anche una fidanzata molto giovane, evento non disprezzabile per un signore di 76 anni. Si prenda cura di lei e di se stesso. Il Bestiario gli augura buona fortuna.

lunedì 17 dicembre 2012

LA POLITICA E LE MEZZE CARTUCCE





La difficile situazione politica, economica e sociale che sta attraversando il nostro paese, non può avere risposte facili  da parte di politici improvvisati.
Questa difficoltà obiettiva che dà spazio e fiato all’antipolitica necessita di politici seri, responsabili, capaci di rapportarsi con il territorio e di sapere interpretare le istanze dei cittadini che rappresentano.
Quindi non ci deve essere più spazio per politici improvvisati, mezze cartucce o peggio ladri e collusi che operano nell’esclusivo interesse delle loro aspirazioni.
In vista delle elezioni politiche importantissime e delle varie rappresentanze negli Enti locali deve spingere i partiti ad effettuare una selezione dei loro candidati la più seria possibile individuando le persone più rappresentative e capaci di dare vita ad una nuova politica con la A maiuscola.
Questo, mentre lo chiediamo come fatto generale, lo dobbiamo pretendere dai partiti in cui militiamo ed operiamo ai vari livelli.
In particolare lo chiedo al mio, l’UDC, di accantonare le mezze cartucce e di selezionare una  vera, preparata, onesta e seria classe dirigente.
Non può essere più tempo per le mezze cartucce che si annidano ancora all’interno dei partiti per aspirare a posti e ruoli nella società che  altrimenti non potrebbero mai avere. Le mezze cartucce del mio partito sono avvisate.

sabato 8 dicembre 2012

In politica da cristiani senza bipolarismi forzati
​ Il Movimento cristiano lavoratori (Mcl) rilancia la sfida. In politica e nella società si può e si deve stare da cristiani. Soprattutto in un tempo come il nostro, segnato dalla crisi. L’appello, che fa eco a quelli del Papa e dei vescovi, è risuonato ieri nel convegno organizzato a Roma per concludere le celebrazioni del quarantennale di fondazione del Movimento. Appello a più voci, perché a quella del presidente nazionale Carlo Costalli, si sono aggiunti gli interventi del ministro per i Beni e le attività culturali, Lorenzo Ornaghi, e di diversi docenti dell’Università Cattolica, nella tavola rotonda moderata dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio.

Al centro dei lavori un libro, curato da Evandro Botto e intitolato «Nel mondo perché cristiani», che ripercorre i primi 40 anni di Mcl. Ma la storia è stata un valido pretesto per aprire ampi squarci sulla cronaca. Perché, come ha sottolineato Ornaghi nel suo saluto filmato (il ministro ieri era a Milano per impegni istituzionali), «Mcl si colloca sul crinale tra politica e società. Crinale talvolta aspro, ma comunque fondamentale».

Per questo motivo, ha aggiunto, «l’odierna stagione storica richiede un ulteriore deciso passo ai cattolici impegnati in politica, nel sociale, in ambito culturale». Serve «coerenza», ha raccomandato, e occorre «evitare il bipolarismo dei valori, come se stare dalla parte di vita e famiglia fosse di ostacolo all’impegno sociale e viceversa». Al contrario, invece, è necessario «creare sinergie e alleanze» all’interno del mondo cattolico e con forze esterne, per «cercare soluzioni stabili e giuste per questioni come l’occupazione, le politiche per la famiglia, la cooperazione internazionale, l’integrazione e lo sviluppo sostenibile».

In sostanza, ha sintetizzato Costalli, «la crisi che viviamo chiama tutti i cattolici a tornare ad assumersi la responsabilità del bene comune, anche attraverso l’impegno diretto nelle istituzioni dove può essere utilmente impegnata una classe dirigente preparata ed eticamente motivata».

Di qui l’invito a guardare anche le opportunità del momento attuale. Per il sociologo Giancarlo Rovati, «recenti ricerche dimostrano che gli italiani più che disinteressati alla politica, ne sono delusi». Dunque, «ci sono le premesse non solo per l’antipolitica, ma anche per nuove forme di politica vera. E a chi saprà interpretare questa esigenza gli elettori daranno il loro voto». Lo stesso vale per il mondo del lavoro. Far dialogare quest’ultimo con scuola e università è, per il giuslavorista Michele Tiraboschi, la strada maestra per offrire ai giovani possibilità occupazionali.
E in rapporto all’Europa, ha aggiunto Vittorio Emanuele Parsi, «la crisi può spingerci a tirar fuori le nostre energie più belle». Servono però formazione – «una strada che Mcl ha imboccato con decisione fin dalla sua nascita», ha detto lo storico Daniele Bardelli – e «costante riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa» (Evandro Botto). In definitiva, ha concluso Tarquinio, «è l’ora di un contributo dei cattolici alla vita pubblica il più possibile convinto e coeso».

Mimmo Muolo 
 
( DA AVVENIRE )

martedì 4 dicembre 2012

PEPPE CAMPISI NUOVO ASSESSORE A PACHINO

L'ex Sindaco di Pachino, Peppe Campisi, è stato nominato questa mattina nuovo assessore della Giunta di Paolo Bonaiuto e farà il suo esordio stasera nel consiglio comunale che era stato già convocato. A mio avviso quella di Peppe Campisi è una buona scelta perchè, al di là del giudizio politico sulla sua sindacatura, si tratta di persona seria ed esperiente che, in questo momento, può dare un contributo positivo alla difficile situazione comunale.

domenica 2 dicembre 2012

DIREZIONE PROVINCIALE UDC GIOVEDI' 6 ORE 19,30

Una nuova direzione provinciale dell'UDC di Siracusa è stata convocata per giovedì 6 dicembra alle ore 19,30.
All'ordine del giorno la riorganizzazione del partito e la nomina dei dipartimenti.
La lettura degli argomenti fa pensare ad una riunione di routine, ma non dovrebbe essere così perchè vanno ancora approfonditi i temi politici del dopo elezioni regionali e le linee guida in vista delle prossiem scadenze sia politiche che amministrative.
Questo partito deve subito uscire dalle logiche dei retaggi piccoli o grandi e dei traumi post elettorali e ritrovare la serenità delle decisioni perchè il suo posizionamento, quale seconda forza elettorale della provincia, non può dare spazio alle improvvisazioni o al dilettantismo.
In questa logica è necessario pensare ad una organizzazione del partito che abbia un senso politico e di prospettiva.
Per questo ritengo che la direzione provinciale dovrà dare le indicazioni di massima su come gestire questa riorganizzazione e lasciare alla competenza dei dirigenti responsabili l'esame dellle decisioni più idonee affinchè i gruppi dirigenti ,confermati o nuovi, siano indirizzati nella logica di un partito serio che sceglie una gestione comune e condivisa per un progetto politico e non di galoppinaggio elettorale.