lunedì 10 aprile 2017

GLI ERRORI POLITICI DEI GRILLINI NON SONO MATERIA DA GIUDICE

Non sono un simpatizzante grillino e la mia concezione della politica non collima con quella dei pentastellati.
Devo però fare una riflessione in merito alla vicenda genoana della esclusione della candidata a sindaco e della sentenza del giudice dopo il ricorso dell’interessata.
Grillo ha esercitato una ruvida ingerenza nella dinamica della espressione del voto dei cittadini che si erano espressi a favore della Cassimatis, abolendo il risultato che le loro regole interne, dettate dallo stesso Grillo, avevano determinato.
Quindi sul piano della democrazia interna al movimento è stata un’azione di stampo autoritario che non può essere concepita in un sistema democratico.
Se come sembra, Grillo ed i suoi, hanno argomentato la decisione con apprezzamenti e allusioni che ledono la dignità della candidata, allora esiste un problema giuridico di diffamazione che va dimostrato e condannato.
Bene ha fatto la Cassimatis ad investire di ciò la magistratura e bene fa il giudice a condannare chi detto reato ha commesso.
A mio avviso è però molto opinabile la decisione, sempre del giudice, di sentenziare sulle modalità di assegnazione del simbolo del movimento cinque stelle in quanto trattasi di rispetto di regole interne non codificate e di opportunità politica che non sono soggette a nessun codice. Ciò perché il movimento o il partito non hanno veste giuridica e l’opportunità politica di una decisione piuttosto che di un’altra non sono oggetto di decisioni del giudice, ma degli organismi del movimento o dei partiti o di loro delegati riconosciuti tali dagli iscritti.
Fino a quando i partiti o i movimenti politici non saranno soggetti ad una legge di riconoscimento giuridico, come prevede la costituzione, non può essere possibile che un giudice, che dovrebbe applicare una norma che non esiste o che non ha valenza giuridica nei confronti dei terzi, ma di sola opportunità politica nei confronti degli iscritti, possa intervenire sui vari processi interni ai soggetti politici.
Ritengo, a mio avviso, che trattasi di una interferenza politica che non ha alcuna valenza giuridica. Altra cosa, ripeto, sono gli eventuali norme che regolano la diffamazione o altre norme che stanno alla base dei rapporti fra soggetti diversi.
I cinque stelle presentano numerosissimi motivi per essere indicati come facenti parte di un soggetto politico non democratico nelle decisioni, di essere diventato autoritario e dinastico, di rappresentare un vuoto di proposte dietro gli slogan che dicono tutto e il contrario di tutto, di non avere una strategia di governo né un gruppo dirigente idoneo a svolgere tale compito, ma non può avere imposto a chi dare il simbolo e che lista presentare.

Anche se il loro conetto di democrazia ha subito una ferita mortale e il loro concetto della forza della rete nelle decisioni da prendere per la gestione interna e delle comunità è una bolla di sapone al servizio dell’effimero e non degli interessi della democrazia e del Paese. (PB)