venerdì 29 luglio 2022

 


LA LEGGE ELETTORALE NON È LA POLITICA

MA UNO STRUMENTO ATTUATIVO

Ogni volta che nel nostro Paese si avvicina l’aria elettorale o, come adesso con le politiche, si concretizzano le elezioni, si parla di legge elettorale.

Spesso si parla quasi sempre a sproposito perché, in base alle convenienze, si tira dall’una o dall’altra parte.

Le celte politiche, le aggregazioni fra gruppi e partiti, la scelta dei candidati e l’assetto futuro dello stesso Parlamento, sembrano subordinati solo ed esclusivamente alla legge elettorale che ciascuno interpreta a modo suo o vorrebbe modificare a proprio vantaggio.

Tutti ignorano, o fanno finta di ignorare, che la legge elettorale è solo uno strumento al servizio, non dei partiti, ma del tipo di democrazia che si vuole raggiungere in un determinato Paese.

Difatti, se si vuole raggiungere una democrazia rispondente alle esigenze di partecipazione dei cittadini ed alla rappresentanza in sede politica ed istituzionale delle varie anime sociali e culturali che compongono la società nazionale, si deve fare ricorso al sistema proporzionale puro o corretto.

Nel sistema puro oppure corretto, con uno sbarramento per evitare risultati troppo frastagliati nella composizione della rappresentanza, è determinante ai fini della partecipazione dei cittadini, la possibilità di esprimere la preferenza da parte del cittadino elettore.

Solo così si ha la completezza fra partecipazione e democrazia nonché di rapporto diretto fra elettore ed eletto.

Quindi non un semplice avallo dei cittadini alle scelte effettuate esclusivamente dai gruppi o partiti politici che, non essendo soggetti giuridicamente riconosciuti come prevede la costituzione, limitano il potere democratico dei cittadini.

Quando invece si vuole dare maggiore peso alla stabilità istituzionale ed all’aggregazione fra gruppi politici quasi omogenei, almeno nella maggior parte delle istanze che rappresentano, si usa il sistema maggioritario.

Esso non è altro che un sistema che favorisce le liste che si aggregano con agevolazioni nell’assegnazione degli eletti, con composizione rigide delle liste che rispondono ai desiderata dei capi partito e la scelta del cittadino elettore è nulla rispetto alla valutazione del potenziale eletto perché l’elettore non può esprimere alcuna preferenza.

Il cittadino può solo avallare le scelte operate dai gruppi partitici che non rispondono ad alcuna normativa di controllo, ma solo agli statuti interni di ciascun gruppo politico.

Una specie di teocrazia “de noialtri” che porta a personalizzare sempre più un raggruppamento politico verso un leader che anche in modo paternalistico esercita l’unico rapporto con gli eletti che non sono più subordinati al volere del popolo, ma a quello del capopopolo da cui dipendono le sue performance politiche ed istituzionali.

L’attuazione tecnica di questo metodo elettorale avviene normalmente attraverso collegi elettorali che rappresentano un territorio più o meno vasto ed un certo numero di cittadini.

Anche qui i candidati non vengono scelti dai cittadini, ma dai gruppi dirigenti dei partiti o dal loro capo.

Gli elettori più fortunati ad esercitare il loro diritto di partecipazione alla scelta dei potenziali componenti gli organismi parlamentari sono quelli la cui legge elettorale prevede il ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti nei collegi elettorali.

La legge elettorale che vige attualmente in Italia, detta volgarmente rosatellum, non prevede ballottaggi nei collegi elettorale per cui l’elettore non può esercitare una propri scelta diretta.

Prevede invece un sistema misto, con collegi maggioritari e per circa il 60% degli eletti avviene con un sistema proporzionale che però non prevede alcuna preferenza da parte dell’elettore e la posizione in lista dei candidati è rigida ed indicativa dei potenziali eleggibili solo in base alla loro posizione in lista.

Questa non partecipazione diretta dei cittadini attraverso il voto di preferenza ed il fatto che rappresentano solo numeri votanti come fossero delle mummie di un processo formale di democrazia è forse il primo motivo che scatena il grave assenteismo nelle varie votazioni per cui la rappresentanza è solo espressa dalla volontà coatta di una minoranza sempre più ridotta di elettori.

Quindi ridiamo credibilità ai partiti ed alle istituzioni restituendo il giusto ruolo al sistema politico – istituzionale che si vuole attuare e consideriamo la legge elettorale utile solo alla concretizzazione del sistema scelto uscendo dall’equivoco che ci indica come un Paese di grande democrazia, ma che il sistema elettorale non partecipato la sminuisce nei fatti.

Così come la politica ancorata al personalismo ed alla difesa degli interessi di parte la rende vulnerabile perché non fatta propria dalla maggioranza dei cittadini che avrebbero diritto al voto e monopolizzata da minoranze di elettori spesso non rappresentativi di programmi e visioni strategiche di scelte collettive, ma ancorati all’effimero particolare.

 

Siracusa 29/07/2022                                                                  Pippo Bufardeci