A SETTEMBRE LA POLITICA
NECESSITA DI CHIARIMENTI
Alla fine penso che Renzi dovrà per forza cedere qualcosa
sulla nuova legge elettorale in quanto, continuando a sfidare tutti, non potrebbe
evitare la convergenza contro di lui solo determinando uno schieramento di
alleati capaci di farlo governare senza eccessive difficoltà.
Allo stato attuale la così detta minoranza interna rischia di
logorarlo nella sua esposizione mediatica in quanto da l’impressione che,
di volta in volta, il Governo cerchi la maggioranza più raccogliticcia
possibile per fare approvare le varie leggi.
Genera così una situazione di instabilità per cui gli
elettori credono che vi sia una situazione di confusione e di trasformismo che
genera sentimenti di repulsione verso la politica e verso colui che,
attualmente, ne rappresenta la maggiore espressione.
Tutto questo nasconde un fatto inoppugnabile e cioè che la minoranza interna, comportandosi come un
partito diverso ed opposto allo stesso Pd, determina le condizioni per l’inefficienza
del Governo stesso.
Vi è in questo atteggiamento la vecchia concezione della
politica della sinistra autoreferenziale, incapace di gestire direttamente i
flussi economici e sociali del nostro paese, chiusa e ostaggio delle politiche
contraddittorie e settarie dei vari gruppuscoli interni.
Questi gruppi vedono la politica di ricerca del consenso di
Renzi, oltre lo steccato dell’ovile tradizionale che non fa vincere, come una
sconfessione del loro atavico credo e come la fine della loro funzione di intercettazione
e contrattazione di qualsiasi azione e qualsiasi decisione dell’esecutivo e come rischio della loro stessa esistenza.
Sanno anche che una eventuale uscita di massa dall’attuale
partito democratico, al di la della propaganda di facciata, determinerebbe la
creazione di un asfittico soggetto politico incapace di incidere e di
assicurare la loro permanenza nel contesto decisionale della politica e del
governo del Paese.
Ma Renzi non può permettersi, salvo la fine per logoramento,
questa situazione di attiva ambiguità che lo mette nelle condizioni di limare
ed affievolire sempre più i suoi rapporti con il cittadino elettore.
Sull’altra sponda i suoi alleati attuali o quelli che
potrebbero presentarsi lungo l’attuazione della sua strategia di sfondamento
verso il centro nell’acquisizione dei consensi, potrebbero non seguirlo nel suo
disegno di polo catalizzatore delle dinamiche politiche nazionali in quanto,
vedendo la possibilità di una loro inconsistenza elettorale, potrebbero virare verso
forme di alleanze di centro destra alternative alla politica renziana.
Il tutto può rimettersi in discussione con riflessi positivi
sull’attuale politica renziana se si modifica l’attuale legge elettorale,
magari diminuendo la quantità del premio di maggioranza, ma soprattutto
assegnandolo alla coalizione e non al singolo partito.
Questo anche perché la vischiosità dell’elettorato italiano,
che è caratterizzato da flussi rapidi e dinamici che non assicurano più il coagulo
stabile e duraturo attorno a consolidate idee guida, potrebbe determinare
effetti umorali e condizioni elettorali che porterebbero ingovernabilità al
sistema politico ed istituzionale.
Ecco perché ritengo che, nell’interesse collettivo, Renzi
debba prendere atto che non potrà egemonizzare i consensi dell’area centrista,
ma potrà, raccogliendone una parte, avere un beneficio indiretto agevolando i
suoi attuali alleati di Governo, ad essere credibili difronte ai loro elettori
assicurando una prospettiva di continuità di governo del Paese.
Questo può avvenire concorrendo, come coalizione, all’assegnazione
del premio di maggioranza ed alla eventuale vittoria finale.
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