GLI ERRORI POLITICI DEI GRILLINI
NON SONO MATERIA DA GIUDICE
Non sono un simpatizzante
grillino e la mia concezione della politica non collima con quella dei
pentastellati.
Devo però fare una riflessione in
merito alla vicenda genoana della esclusione della candidata a sindaco e della
sentenza del giudice dopo il ricorso dell’interessata.
Grillo ha esercitato una ruvida
ingerenza nella dinamica della espressione del voto dei cittadini che si erano
espressi a favore della Cassimatis, abolendo il risultato che le loro regole
interne, dettate dallo stesso Grillo, avevano determinato.
Quindi sul piano della democrazia
interna al movimento è stata un’azione di stampo autoritario che non può essere
concepita in un sistema democratico.
Se come sembra, Grillo ed i suoi,
hanno argomentato la decisione con apprezzamenti e allusioni che ledono la
dignità della candidata, allora esiste un problema giuridico di diffamazione
che va dimostrato e condannato.
Bene ha fatto la Cassimatis ad
investire di ciò la magistratura e bene fa il giudice a condannare chi detto
reato ha commesso.
A mio avviso è però molto
opinabile la decisione, sempre del giudice, di sentenziare sulle modalità di
assegnazione del simbolo del movimento cinque stelle in quanto trattasi di
rispetto di regole interne non codificate e di opportunità politica che non
sono soggette a nessun codice. Ciò perché il movimento o il partito non hanno
veste giuridica e l’opportunità politica di una decisione piuttosto che di
un’altra non sono oggetto di decisioni del giudice, ma degli organismi del
movimento o dei partiti o di loro delegati riconosciuti tali dagli iscritti.
Fino a quando i partiti o i
movimenti politici non saranno soggetti ad una legge di riconoscimento
giuridico, come prevede la costituzione, non può essere possibile che un
giudice, che dovrebbe applicare una norma che non esiste o che non ha valenza
giuridica nei confronti dei terzi, ma di sola opportunità politica nei
confronti degli iscritti, possa intervenire sui vari processi interni ai
soggetti politici.
Ritengo, a mio avviso, che
trattasi di una interferenza politica che non ha alcuna valenza giuridica.
Altra cosa, ripeto, sono gli eventuali norme che regolano la diffamazione o
altre norme che stanno alla base dei rapporti fra soggetti diversi.
I cinque stelle presentano
numerosissimi motivi per essere indicati come facenti parte di un soggetto
politico non democratico nelle decisioni, di essere diventato autoritario e
dinastico, di rappresentare un vuoto di proposte dietro gli slogan che dicono
tutto e il contrario di tutto, di non avere una strategia di governo né un
gruppo dirigente idoneo a svolgere tale compito, ma non può avere imposto a chi
dare il simbolo e che lista presentare.
Anche se il loro conetto di
democrazia ha subito una ferita mortale e il loro concetto della forza della
rete nelle decisioni da prendere per la gestione interna e delle comunità è una
bolla di sapone al servizio dell’effimero e non degli interessi della
democrazia e del Paese. (PB)
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