NON
RALLEGRIAMOCI SE I 5 STELLE PERDONO
Anche le elezioni in
Basilicata confermano il trend registratosi nelle precedenti elezioni e cioè
che il centro destra a trazione Lega continua a vincere, i cinquestelle
continuano a perdere ed il partito democratico è ancora alla ricerca della
strada perduta.
Se analizziamo nello
specifico vediamo che nel centro destra diventa sempre più marginale il ruolo
di Forza Italia con la politica ondivaga che la fa andare contro la metà
pentastellata del Governo, il richiamo accorato alla Lega per riportarla di
nuovo ad una alleanza di Governo di centrodestra e la funzione di sgabello in
tutte le elezioni amministrative e regionali.
Fratelli d’Italia sempre
fermo su una linea di galleggiamento a pelo d’acqua che non le assicura una
seria autonomia elettorale capace da sola di farle superare le varie
percentuali di sbarramento nelle diverse elezioni e il desiderio di un patto
sempre più a destra con la Lega per assicurarsi un minimo di sopravvivenza politica.
La Lega, con tutta una
serie di affabulazioni politiche, viaggia con percentuali elettorali da lei mai
viste e con la possibilità di scegliere sia la strategia politica che i
comprimari per realizzare ciò che ad essa è funzionale in un progetto strategico
che, nel suo scenario, ha solo il soddisfacimento e la concretizzazione degli
interessi del Nord.
I cinque stelle
continuano a perdere perché pagano l’inesperienza politica ed amministrativa di
cui sono portatori che vorrebbero sopperire con la volontà di fare e con il
retaggio del movimentismo che spesso è utile per le azioni della protesta
d’assalto che della gestione politica del mantenimento delle posizioni in un difficile
contesto di governo. Le situazioni ed i fatti amministrativi non hanno bisogno
di parole, ma di azioni concrete e coordinate nell’ambito di una strategia che
deve tenere conto della complessità dei problemi e della loro interfacciabilità
con realtà diverse e distanti.
Quindi, secondo me, i
cinque stelle devono intestarsi fatti concreti che interessano i cittadini ed
essere anche portatori seri delle istanze del sud che rappresenta il terreno
politico dove realizzare i loro teoremi di un gruppo che viene dal basso e
dovrebbe avere a cuore i problemi dei più emarginati nel contesto di sviluppo
del Paese.
Il partito democratico è
ancora alla ricerca di una propria identità politica e progettuale che non può
portare a nessun risultato di concreta coagulazione di consensi fino a quando
non avrà chiarito ruoli e prospettive nel contesto sociale dei nostri tempi che
non digerisce ritorni di nicchia alle parole chiavi post fascismo o
sessantottine avulse dai nuovi contesti.
Il PD non può riproporsi
per il futuro proponendo un quadro statico di divisioni fra destra e sinistra
ed affidando la propria crescita ad un ritorno di coagulo fra tutte le varie
sfaccettature storiche della vecchia sinistra perché si chiuderebbe in una
nicchia ideologizzata ad esaurimento in quanto i giovani non si dividono più
sulle ideologie, ma sulle proposte di crescita e di sviluppo.
Deve invece
riappropriarsi di una strategia moderna e realistica per il nostro Paese che
deve avere come base la rappresentanza delle istanze delle persone e dei
territori che maggiormente soffrono lo stato di abbandono sociale o di sviluppo
in cui si trovano.
Le politiche vere di
sviluppo, che vanno realizzate senza assuefazioni alle direttive austere,
devono essere la condizione base di soluzione dei problemi dei singoli e della
loro prospettiva di crescita personale e sociale nelle nuove dimensioni dello
sviluppo.
Dal punto di vista
politico – elettorale il PD deve andare oltre la logica autoreferenziale del
bipolarismo che lo porta ad essere, come conseguenza il centro pilota di se
stesso che pensa di potere fare a meno delle alleanze, ma deve cercare le
alleanze soprattutto fuori dalla galassia dei gruppuscoli di sinistra che, a
differenza di questi ultimi, potrebbero portare voti di elettori che non
voterebbero a sinistra perché culturalmente fuori da quella logica della visione
pseudo marxista della storia e del nostro tempo.
Il PD non deve cercare di
diventare un partito di centro perchè non ne sarebbe capace, ma un agevolatore
della crescita di uno schieramento di centro non ideologizzato, ma appunto per
questo, capace di coinvolgere elettori nuovi ed astensionisti che non
voterebbero un PD egemonico ed autoreferenziale, ma sarebbero disponibili a
lavorare, in sinergia, ad un comune programma di sviluppo credibile e
realizzabile.
Ed infine, perché no,
prevedere anche che, sulla base di un programma di difesa degli interessi delle
persone e dei territori meno avvantaggiati, in un quadro di sviluppo
complessivo dell’Italia e fuori dalla logica esclusivamente legata agli
interessi economici dei più forti, si possano realizzare anche alleanze con il
Movimento cinque stelle.
che, nel frattempo, abbia
capito le difficoltà dell’amministrare e l’utilizzo meno spavaldo del
movimentismo rispetto alla concretezza, alla proposta politica conducente ed
alla strategia contrapposta a chi vuole arrecare danni alla democrazia mettendo
in ciclo tutti i gruppuscoli politicamente emarginati per i loro proclami anti
democratici.
Ecco perché, pur non
avendo mai votato e non condividendo molte proposte ed azioni dei cinque
stelle, non mi rallegro per le loro sconfitte elettorali, ma penso che sia
meglio dialogare sempre con chi non ha come obiettivo il sovvertimento delle
regole democratiche né l’esercizio di un potere unilaterale verso le
espressioni democratiche del nostro ordinamento.
SR 25/03/2019
Pippo Bufardeci
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