A
SIRACUSA DOPO IL BALLOTTAGGIO
LA
PROPAGANDA ELETTORALE È FINITA, ADESSO CI SONO SOLO I PROBLEMI
La lunga battaglia
elettorale per la elezione del sindaco di Siracusa si è finalmente conclusa e
l’augurio che ci facciamo noi cittadini è quello che si passi, al più presto,
alla fase operativa per affrontare i gravi problemi comunali e si mettano da
parte le diatribe ed i rancori.
Poiché i ricordi e le
azioni del passato sono importanti, anche in politica, è opportuno fare un
passo indietro.
Il sindaco rieletto,
Francesco Italia, è stato tacciato di essere il sindaco del Tar, a causa dei
presunti brogli elettorali e di non essersi dimesso dopo lo scioglimento del
consiglio comunale.
Mentre ci auguriamo che il
nuovo confronto fra tutte le forze politiche si sviluppi sui problemi reali ed
importanti che assillano la nostra città, non possiamo non chiarire brevemente
quanto successo.
Mi sforzo di farlo in
questo articolo perché non più, per mia scelta, soggetto attivo dell’agone
politico e non più persona che privilegi uno schieramento rispetto ad un altro.
I brogli elettorali
successi in alcune sezioni sono solo il frutto dell’ignoranza dei componenti i
seggi elettorali che pensano solo di guadagnarsi il gettone di presenza
elettorale senza capire il tipo di lavoro che devono svolgere né la sua
importanza giuridica.
Né chi perde le elezioni
e né chi le vince sono responsabili di ciò che succede nei seggi tranne che non
ci siano stati atti di natura penale da parte dei contendenti cosa che, per
Siracusa, non solo non é emersa, ma nessuna azione penale è stata messa in atto
dalla magistratura.
Sulle dimissioni
richieste al sindaco dobbiamo dire che la normativa regionale non le prevedeva così
come nessuno avrebbe previsto la dabbenaggine di un consiglio comunale che, non
approvando il bilancio, si autoesclude dalla gestione della cosa pubblica dopo
pochi mesi. Esempio lampante dell’ignoranza giuridica dei consiglieri eletti
non volendo pensare all’eventuale mala fede di chi li ha consigliati
Quindi finiamola con
questa tiritela che nuoce solo alla città.
Come ho avuto modo di
scrivere in altre occasioni, sarebbe utile che la regione istituisse gli albi
comunali degli scrutatori il cui accesso dovrebbe essere subordinato al
superamento di appositi corsi di formazione. Ciò a garanzia dell’esito del voto
rispondente alla volontà degli elettori, assicurerebbe tutti candidati della
correttezza giuridica degli atti e permetterebbe maggiore garanzia agli stessi
operatori dei seggi lasciati spesso allo sbando.
Questa campagna
elettorale per la elezione del sindaco e del consiglio comunale è stata strana
nella scelta dei candidati, nelle alleanze, nei comportamenti dei soggetti
politici, nella propaganda e nei risultati finali.
Il centro destra era con
il vento elettorale in poppa ed ha sciupato il vantaggio nel lungo tempo
impiegato per far quadrare gli equilibri all’interno dei vari gruppi
belligeranti e nella scelta di un candidato persona per bene, ma modesto sul piano politico e con poco carisma
necessario per elevarlo a punto di aggregazione e di riferimento.
Se a questo si aggiungono
le defezioni quali conseguenza dei riflessi delle non candidature era facile
prevedere un bis simile alle precedenti elezioni comunali affrontate dal centro
destra a Siracusa.
Si vince il primo turno e
si perde il ballottaggio nel momento in cui il confronto diventa meno politico
e più personale.
Il centro destra, così
come il centro sinistra, hanno commesso un altro grave errore di strategia
politica. Si punta a molte liste civiche convinti di portare più consensi ai candidati
sindaci visto che si usa poco il voto disgiunto, pagando poi lo scotto più
ampio in fase di ballottaggio.
Non tengono conto della
difficoltà di molte liste a superare il 5% per potere ottenere dei consiglieri
comunali, così come è avvenuto, che poi genera il disinteresse di tutti i
candidati non eletti rispetto al ballottaggio del sindaco. Quindi sarebbe
meglio avere poche liste, ma con candidati forti evitando anche lo squallido
spettacolo di candidati con zero voti, di liste incomplete e di accordi di
apparentamenti che fanno venire l’orticaria.
Adesso il sindaco eletto
deve lavorare nell’interesse di tutti i cittadini tenendo presenti alcune cose
importanti.
La prima è che deve
prendere atto di non avere, a tutt’oggi, la maggioranza in consiglio comunale
per cui deve cercare il coinvolgimento dei consiglieri anche se, a mio parere,
questa situazione durerà poco perché molti consiglieri, per convinzione o per
interesse, cercheranno spazi all’interno della maggioranza.
Il sindaco però deve
convincersi che l’aureo isolamento con la propria corte di adepti è finito e
deve, nei fatti, essere il sindaco di tutti uscendo dalle stanze comunali e
colloquiando con i cittadini.
Un cambio di passo e di
strategia anche per lui perché il tipo di gestione senza controlli politici e
senza aperture alla città sarà solo un ricordo più o meno bello, ma non
conducente né politicamente né amministrativamente. (Pubblicato su Timeout del 1 luglio
2023
Pippo Bufardeci