a riflessione
«In politica il rinnovamento
non è questione anagrafica»
corrado piccione
SALVATORE MAIORCAIl rinnovamento (si potrebbe anche dire «rifondazione») della politica non è soltanto una questione di ricambio generazionale: è invece una questione di cambiamento di idee, di programmi, di azione. Ed è quello che oggi manca a questa politica. Lo dimostra la presa di posizione di Corrado Piccione sulla questione della trattativa tra politica e mafia: una questione che nasce a Palermo e però coinvolge ormai tutti i territori; compreso quello siracusano. Il sostituto procuratore di Palermo Antonino Ingroia, ricorda il novantenne avvocato siracusano, ha lanciato, in un pubblico convegno, un'accusa pesante: la politica è stata sempre collusa. Con la mafia. A questo punto faccia nomi e cognomi dei collusi. E proceda. Faccia pulizia. Si faccia così ovunque: da Bolzano a Portopalo di Capo Passero. E chi rivendica questa pulizia e, quindi, questo rinnovamento, questa rifondazione non è un giovanotto di primo lancio, bensì un novantenne che del cammino della politica ha percorso tutte le tappe. Sempre con onore. E nel pubblico interesse. Scrive l'avvocato Piccione, decano del Foro siracusano e antesignano di tutti i cambiamenti (e avanzamenti) di questo territorio: «Abbiamo letto su tutti i giornali che un giovane magistrato, il dottor Ingroia, rompendo tutti gli indugi in una pubblica manifestazione, ha testualmente dichiarato: "L'anomalia italiana è avere una classe politica sempre compromessa con la criminalità". E' un'affermazione impegnativa e coraggiosa, che comporta inevitabili responsabilità morali e storiche. Quel "sempre" pesa come un macigno sulla storia della Repubblica italiana. Noi - afferma Piccione - contestiamo la genericità indifferenziata della suddetta perentoria affermazione e difendiamo la dignità storica e l'onore civile di una classe politica che ha retto degnamente l'Italia repubblicana innanzi a tutto il mondo: da De Nicola a Sturzo ad Einaudi a De Gasperi a Gonella, Vanoni, Pertini, Scelba, Alessi, Spadolini, e molti altri. E siamo fieri di aver militato e partecipato insieme a loro alla vita pubblica. A questo punto dobbiamo affermare che non è più tempo di falsi segreti, è tempo di verità intere senza reticenze e senza riserve. Per questi motivi abbiamo il diritto di chiedere ai detentori delle verità di uscire allo scoperto: fuor i nomi, fuori le carte. L'opinione pubblica ha il diritto di conoscere tutta la verità, quale che sia». In definitiva, si potrebbe ricordare con Trilussa (ma a questo punto anche con Piccione), non basta che «tutto si riduca a parer mio levati tu che mi ci metta io»: occorre innovare nel profondo; con i giovani di oggi e con quelli di ieri. Insieme. In una proficua e rinnovatrice osmosi di pensiero e di azione, di esperienza e di cambiamento.
26/09/2012
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