La recente inchiesta sulla corruzione e delle presunte
tangenti che hanno visto l’arresto del sindaco dell’isola d’Ischia assieme ad
altri presunti complici hanno fatto incazzare il baffetto nazionale, Massimo D’
Alema, leader un po’ appannato della storica tradizione comunista e post
comunista del nostro paese.
Non si è però incazzato per la corruttela di un esponente
importante del suo partito, ma del fatto che sono state pubblicate delle
intercettazioni che lo riguardavano anche se non è indagato nel malaffare
scoperto dai magistrati.
Ha tuonato contro la pubblicazione delle intercettazioni
della persone non coinvolte direttamente nelle indagini, contro l’uso quasi
allegro che certi magistrati e certa stampa fa delle intercettazioni ed ha chiesto
l’intervento urgente e quasi sanzionatorio del consiglio superiore della
magistratura e del sindacato dei magistrati.
Ciò per la giusta tutela delle persone non indagate che hanno
il diritto di non essere coinvolti in fatti in cui si evidenzia la marginalità
della propria posizione accusando, indirettamente magistratura e stampa, di
avere inserito il suo nominativo per la notorietà del personaggio che avrebbe
dato più risalto mediatico all’indagine stessa.
Irriconoscibile il sarcastico e sferzante moralista dei tempi
passati e recenti quando le stesse cose succedevano a persone diverse da se
stesso.
Diciamo che adesso, per se, dice molte cose condivisibili,
peccato che il bello o l’importanza delle cose non si capisce quando riguardano
altre persone e si scoprono certi principi quando il discorso è pro domo sua.
Non è mai troppo tardi.
SR 01/04/2015
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