sabato 2 luglio 2016

MODIFICARE L’ITALICUM PER VINCERE IL REFERENDUM

Rispetto a qualche mese fa la situazione politica è più ingarbugliata e meno chiara nel suo evolversi sia rispetto al Governo che alle stesse forze politiche.
Ciò perché si sono svolte le elezioni comunali che hanno dato dei risultati su cui riflettere.
Vi è stato il referendum britannico con un risultato traumatico sul piano politico, ma importante perché obbliga gli europei ad una profonda riflessione sul concetto di Europa e sulle sue prospettive politiche, economiche e di consolidamento o depauperamento della visione prospettica dell’Europa e dello stare insieme.
Ma soprattutto l’entrata in vigore della nuova legge elettorale sta ponendo importanti riflessioni fra le forze politiche in vista anche del referendum costituzionale che si sta impinguando di motivazioni le più disparate rispetto alla sostanza stessa del suo pronunciamento.
Lasciamo stare gli aspetti europei, sia pure importanti, per concentrarci su quelli di casa nostra e sugli scenari che si potrebbero prospettare in vista della grande battaglia referendaria.
Innanzitutto sarebbe necessario un cambio di strategia da parte del Governo e di Renzi in particolare perché i toni di supponenza e di altezzosità non trovano più la stessa rispondenza di due anni fa in quanto è trascorso il periodo della novità rottamatrice ed è subentrato quello del rendiconto dell’attività politica e di Governo.
Lo gradiscono poco i cittadini e non lo sopportano i partiti politici, sia alleati che di opposizione, che dovrebbero essere gli agnelli sacrificali sull’altare del rinnovamento che ha come grimaldello l’Italicum in quanto affiderebbe la maggioranza di Governo ad una minoranza del Paese.
Poiché si capisce chiaramente che fuori dalle aule istituzionali il PD è minoranza elettorale se affronta da solo le prossime competizioni, se ne deduce che il referendum costituzionale diventa, per le opposizioni, il grimaldello per fare saltare le strutture già determinate e rimettere tutto in discussione.
In tutti e due le ipotesi chi pagherà il prezzo più alto saranno i cittadini in quanto chiunque sarà il vincitore determinerà condizioni di instabilità politica e di ulteriore confusione e indebolimento del quadro economico complessivo.
Forse alcuni partiti, quali Lega e Cinque stelle, potrebbero avere dei vantaggi elettorali, ma sarebbe come passare dalla padella alla brace in quanto si tratta esclusivamente di gruppi politici parolai senza strategia, senza programmi e senza prospettiva.
Allora, dal mio punto di vista, cosa bisognerebbe fare?
Innanzitutto va salvata la riforma costituzionale proposta alla convalida referendaria perché, pur non essendo il meglio che si potesse ottenere, è una base su cui, nel prosieguo legislativo, potere innestare opportune e ponderate modifiche senza la spinta umorale, le convenienze elettorali e le stravaganze folcloristiche dei tanti politicanti in circolazione e dei loro adepti della giornaliera intellighenzia.
Per salvare la sostanza del Referendum, oltre ad evitare l’altezzosità degli atteggiamenti, bisogna agire sull’Italicum operando poche, ma significative correzioni, che potrebbero rasserenare lo scorrere della vita politica nazionale dando prospettiva di presenza agli altri schieramenti politici ed evitando che la rappresentanza istituzionale abbia la maglietta di una sola squadra politica e risponda più all’allenatore che ai tifosi.
Naturalmente si potrebbe anche obiettare che la nuova legge elettorale è anche il frutto di accordi stipulati con più forze politiche e molte di esse poi hanno abbandonato il campo, ma in politica la staticità delle posizioni può anche portare alle sconfitte per cui questo ritornello, anche se giusto, va cambiato.
Alcune modifiche all’Italicum appaiono quindi strategicamente e politicamente necessarie per rafforzare la credibilità dei cittadini rispetto ad una riforma elettorale e ad un agire dei partiti politici che attualmente ha quasi toccato il fondo.
E’ necessario pertanto che si passi dalla vittoria di un singolo partito a quella della coalizione che si può anche formare in fase di ballottaggio fra coloro che, nella prima fase, avranno dichiarato la disponibilità a coalizzarsi nel caso che, nella prima votazione, nessun partito raggiungesse il quorum necessario alla vittoria.
Il premio di maggioranza si potrebbe dividere in maniera proporzionale fra tutte le forze che hanno formato la coalizione vincente.
Per evitare poi che Il Parlamento sia caratterizzato da un ampio numero di nominati piuttosto che di eletti, si dovrebbero diminuire i collegi elettorali in quanto porterebbero la presenza di meno capilista e quindi più eletti.
La mozione presentata dalla sinistra sul tema della revisione della legge elettorale può essere un’occasione utile per iniziare una seria discussione e non va quindi bollata come una delle tante mozioni che presentano continuamente le forze di opposizione e quindi priva di sostanza e di effetto.
Il nostro Paese ha urgente bisogno di un serio clima di rasserenamento del quadro politico oltre a quello istituzionale ed economico per cui va fatto ogni sforzo in questa direzione.
E’ necessario porsi all’ascolto delle proposte serie, operare con capacità e condivisione possibile ed andare avanti senza il pericolo di trovarsi da soli magari sulla giusta strada, ma privi del necessario sostegno elettorale che sta alla base di un progetto che gli altri, cioè i cittadini, possano sentirsi soggetti e non oggetti dell’agire politico ed istituzionale.


02/07/2016                                                       Pippo Bufardeci

Nessun commento:

Posta un commento