MODIFICARE L’ITALICUM PER VINCERE IL
REFERENDUM
Rispetto a
qualche mese fa la situazione politica è più ingarbugliata e meno chiara nel
suo evolversi sia rispetto al Governo che alle stesse forze politiche.
Ciò perché
si sono svolte le elezioni comunali che hanno dato dei risultati su cui
riflettere.
Vi è stato
il referendum britannico con un risultato traumatico sul piano politico, ma
importante perché obbliga gli europei ad una profonda riflessione sul concetto
di Europa e sulle sue prospettive politiche, economiche e di consolidamento o
depauperamento della visione prospettica dell’Europa e dello stare insieme.
Ma
soprattutto l’entrata in vigore della nuova legge elettorale sta ponendo
importanti riflessioni fra le forze politiche in vista anche del referendum
costituzionale che si sta impinguando di motivazioni le più disparate rispetto
alla sostanza stessa del suo pronunciamento.
Lasciamo
stare gli aspetti europei, sia pure importanti, per concentrarci su quelli di
casa nostra e sugli scenari che si potrebbero prospettare in vista della grande
battaglia referendaria.
Innanzitutto
sarebbe necessario un cambio di strategia da parte del Governo e di Renzi in
particolare perché i toni di supponenza e di altezzosità non trovano più la
stessa rispondenza di due anni fa in quanto è trascorso il periodo della novità
rottamatrice ed è subentrato quello del rendiconto dell’attività politica e di
Governo.
Lo
gradiscono poco i cittadini e non lo sopportano i partiti politici, sia alleati
che di opposizione, che dovrebbero essere gli agnelli sacrificali sull’altare
del rinnovamento che ha come grimaldello l’Italicum in quanto affiderebbe la
maggioranza di Governo ad una minoranza del Paese.
Poiché si
capisce chiaramente che fuori dalle aule istituzionali il PD è minoranza
elettorale se affronta da solo le prossime competizioni, se ne deduce che il
referendum costituzionale diventa, per le opposizioni, il grimaldello per fare
saltare le strutture già determinate e rimettere tutto in discussione.
In tutti e
due le ipotesi chi pagherà il prezzo più alto saranno i cittadini in quanto
chiunque sarà il vincitore determinerà condizioni di instabilità politica e di
ulteriore confusione e indebolimento del quadro economico complessivo.
Forse alcuni
partiti, quali Lega e Cinque stelle, potrebbero avere dei vantaggi elettorali,
ma sarebbe come passare dalla padella alla brace in quanto si tratta
esclusivamente di gruppi politici parolai senza strategia, senza programmi e
senza prospettiva.
Allora, dal
mio punto di vista, cosa bisognerebbe fare?
Innanzitutto
va salvata la riforma costituzionale proposta alla convalida referendaria
perché, pur non essendo il meglio che si potesse ottenere, è una base su cui,
nel prosieguo legislativo, potere innestare opportune e ponderate modifiche senza
la spinta umorale, le convenienze elettorali e le stravaganze folcloristiche
dei tanti politicanti in circolazione e dei loro adepti della giornaliera
intellighenzia.
Per salvare
la sostanza del Referendum, oltre ad evitare l’altezzosità degli atteggiamenti,
bisogna agire sull’Italicum operando poche, ma significative correzioni, che
potrebbero rasserenare lo scorrere della vita politica nazionale dando
prospettiva di presenza agli altri schieramenti politici ed evitando che la
rappresentanza istituzionale abbia la maglietta di una sola squadra politica e
risponda più all’allenatore che ai tifosi.
Naturalmente
si potrebbe anche obiettare che la nuova legge elettorale è anche il frutto di
accordi stipulati con più forze politiche e molte di esse poi hanno abbandonato
il campo, ma in politica la staticità delle posizioni può anche portare alle
sconfitte per cui questo ritornello, anche se giusto, va cambiato.
Alcune
modifiche all’Italicum appaiono quindi strategicamente e politicamente
necessarie per rafforzare la credibilità dei cittadini rispetto ad una riforma
elettorale e ad un agire dei partiti politici che attualmente ha quasi toccato
il fondo.
E’
necessario pertanto che si passi dalla vittoria di un singolo partito a quella
della coalizione che si può anche formare in fase di ballottaggio fra coloro
che, nella prima fase, avranno dichiarato la disponibilità a coalizzarsi nel
caso che, nella prima votazione, nessun partito raggiungesse il quorum
necessario alla vittoria.
Il premio di
maggioranza si potrebbe dividere in maniera proporzionale fra tutte le forze
che hanno formato la coalizione vincente.
Per evitare
poi che Il Parlamento sia caratterizzato da un ampio numero di nominati
piuttosto che di eletti, si dovrebbero diminuire i collegi elettorali in quanto
porterebbero la presenza di meno capilista e quindi più eletti.
La mozione
presentata dalla sinistra sul tema della revisione della legge elettorale può
essere un’occasione utile per iniziare una seria discussione e non va quindi
bollata come una delle tante mozioni che presentano continuamente le forze di
opposizione e quindi priva di sostanza e di effetto.
Il nostro
Paese ha urgente bisogno di un serio clima di rasserenamento del quadro
politico oltre a quello istituzionale ed economico per cui va fatto ogni sforzo
in questa direzione.
E’
necessario porsi all’ascolto delle proposte serie, operare con capacità e
condivisione possibile ed andare avanti senza il pericolo di trovarsi da soli
magari sulla giusta strada, ma privi del necessario sostegno elettorale che sta
alla base di un progetto che gli altri, cioè i cittadini, possano sentirsi
soggetti e non oggetti dell’agire politico ed istituzionale.
02/07/2016
Pippo Bufardeci
Nessun commento:
Posta un commento