lunedì 29 aprile 2019

ECCO PERCHE' PACHINO NON HA VOTATO


ECCO PERCHE’ PACHINO NON HA VOTATO A FINE APRILE PER ELEGGERE IL NUOVO SINDACO

Fra i comuni che hanno avuto i seggi aperti per la elezione dei rispettivi sindaci e consigli comunali in Sicilia non c'è stato il comune di Pachino anche se già inserito fra quelli votanti.
Ciò perché il consiglio comunale è stato sciolto per mafia per cui anche il Sindaco e la propria giunta sono stati esonerati dalla gestione del comune che è stata affidata ad una terna di funzionari prefettizi.
Sul piano strettamente elettorale è scattata la clausola che vede il rinvio di qualsiasi elezione degli organismi comunali di almeno diciotto mesi per cui Pachino ha saltato la tornata elettorale del 28 del corrente mese di aprile.
Sempre sul piano strettamente elettorale e tecnico dobbiamo dire che,all'atto della notifica del provvedimento di scioglimento deciso dal consiglio dei ministri, il consiglio comunale di Pachino era legalmente già sciolto ad opera della Regione siciliana in quanto non era stato approvato il bilancio comunale.
La norma regionale prevede che, in caso di non approvazione del bilancio comunale da parte dei consiglieri, il consiglio comunale stesso decade per scioglimento e viene nominato un commissario regionale che ne assume tutte le funzioni. Restano in carica regolarmente sia il sindaco che la giunta comunale.
Questo adempimento la regione siciliana lo aveva già attuato.
Quindi paradossalmente è stato sciolto un organismo già sciolto da oltre due mesi quale il consiglio comunale ed è stata azzerata una amministrazione che, già con provvedimento regionale, andava alle elezioni il vent'otto aprile cioè dopo qualche mese.
Vedendolo politicamente, anche dal punto di vista delle opposizioni che hanno spinto per il provvedimento e gioito per la sua emanazione, non è stato politicamente un buon affare visto che avrebbero potuto conquistare, a distanza di giorni, la maggioranza comunale e gestire il comune di Pachino dimostrando di sapere attuare tutte le cose che avevano chiesto agli amministratori uscenti.
Dovranno aspettare altri diciotto mesi e sperare che il vento continui a soffiare nella loro direzione anche se i cambiamenti del clima politico stanno diventando sempre più repentini in presenza consolidata di un elettorato politicamente sempre più fluido.
Se usciamo dal contesto strettamente politico e dalle strategie interne ai vari partiti e gruppi per accaparrarsi la gestione del potere comunale e apriamo la finestra sull’interesse dei cittadini, non possiamo non constatare che, ancora una volta, sono loro che pagano le conseguenze amministrative e politiche dei vari giochi della classe politica locale.
Innanzitutto l’etichetta di un comune sciolto per mafia diventa una macchia indelebile per tutti con gravi conseguenze sul piano dell’immagine, della credibilità, della correttezza, della socialità e dello sviluppo in quanto, soprattutto da parte dell’opinione pubblica fuori dall’ambito locale e dai potenziali investitori, si rafforza la convinzione che la città di Pachino, nel suo complesso, è foriera di effetti negativi e quindi non degna di qualsiasi tipo di fiducia.
Sul piano strettamente giuridico relativo alla normativa che permette lo scioglimento dei comuni, per motivi riconducibili alla sfera mafiosa, faccio mie le osservazioni del presidente della regione Musumeci che, in una recente intervista in merito rilasciata al quotidiano La Sicilia, rimarcava la necessità di una rivisitazione dell’intera normativa al fine di dare maggiore consistenza alle motivazioni che portano all’attuazione di un atto così grave rispetto all’espressione democratica della volontà popolare e agli organismi preposti alla gestione ed attuazione dell’atto stesso.
Come si sa la decisione dello scioglimento non necessita di atti concreti da parte della magistratura che dimostrino la mafiosità diretta degli amministratori o di sentenze in merito da parte della magistratura stessa, ma il concetto su cui si basa l’atto di scioglimento è di natura preventiva rispetto ad una ipotesi di possibile presenza mafiosa e gli organismi competenti sono di natura amministrativa e politica.
Difatti le indagini che portano alla individuazione di eventuale possibilità che possano esistere collusioni mafiose vengono svolte da funzionari prefettizi e lo scioglimento viene deliberato dal consiglio dei ministri.
Pur non mettendo in discussione la serietà degli organismi attualmente preposti alla elaborazione della decisione di scioglimento dei consigli comunali per motivazioni d’ordine mafioso, sarebbe più credibile, agli occhi dei cittadini, che dette decisioni venissero assunte da organismi riconducibili alla magistratura che, più di qualsiasi altro organismo, ha la giusta e corretta visione del fenomeno, delle sue conseguenze e della sua gravità.
Intanto, con la normativa attuale, il comune di Pachino ed i suoi cittadini, devono cucirsi addosso l’onta della mafiosità e soprattutto devono meditare affinchè, pur in presenza di elementi ed atti delinquenziali, nel paese, indifendibili e non ignorabili, si attuino sempre, sul piano delle scelte personali e collettive, atti che abbiano sempre la legalità come stella polare dell'agire.

Siracusa 24 – 04 -2019                                                                     Pippo Bufardeci                                                           











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