ECCO PERCHE’ PACHINO NON HA VOTATO A FINE APRILE PER ELEGGERE IL NUOVO SINDACO
Fra i comuni che hanno avuto i seggi aperti per la elezione dei rispettivi sindaci e consigli comunali in
Sicilia non c'è stato il comune di Pachino anche se già inserito fra quelli votanti.
Ciò perché il consiglio
comunale è stato sciolto per mafia per cui anche il Sindaco e la propria giunta
sono stati esonerati dalla gestione del comune che è stata affidata ad una
terna di funzionari prefettizi.
Sul piano strettamente
elettorale è scattata la clausola che vede il rinvio di qualsiasi elezione
degli organismi comunali di almeno diciotto mesi per cui Pachino ha saltato la tornata elettorale del 28 del corrente mese di aprile.
Sempre sul piano
strettamente elettorale e tecnico dobbiamo dire che,all'atto della notifica
del provvedimento di scioglimento deciso dal consiglio dei ministri, il
consiglio comunale di Pachino era legalmente già sciolto ad opera della Regione
siciliana in quanto non era stato approvato il bilancio comunale.
La norma regionale
prevede che, in caso di non approvazione del bilancio comunale da parte dei
consiglieri, il consiglio comunale stesso decade per scioglimento e viene
nominato un commissario regionale che ne assume tutte le funzioni. Restano in
carica regolarmente sia il sindaco che la giunta comunale.
Questo adempimento la
regione siciliana lo aveva già attuato.
Quindi paradossalmente è
stato sciolto un organismo già sciolto da oltre due mesi quale il consiglio
comunale ed è stata azzerata una amministrazione che, già con provvedimento
regionale, andava alle elezioni il vent'otto aprile cioè dopo qualche mese.
Vedendolo politicamente, anche dal punto di vista delle opposizioni che hanno spinto per il
provvedimento e gioito per la sua emanazione, non è stato politicamente un buon
affare visto che avrebbero potuto conquistare, a distanza di giorni, la
maggioranza comunale e gestire il comune di Pachino dimostrando di sapere
attuare tutte le cose che avevano chiesto agli amministratori uscenti.
Dovranno aspettare altri
diciotto mesi e sperare che il vento continui a soffiare nella loro direzione
anche se i cambiamenti del clima politico stanno diventando sempre più
repentini in presenza consolidata di un elettorato politicamente sempre più
fluido.
Se usciamo dal contesto
strettamente politico e dalle strategie interne ai vari partiti e gruppi per
accaparrarsi la gestione del potere comunale e apriamo la finestra sull’interesse dei cittadini, non possiamo non constatare che, ancora una
volta, sono loro che pagano le conseguenze amministrative e politiche dei vari
giochi della classe politica locale.
Innanzitutto l’etichetta
di un comune sciolto per mafia diventa una macchia indelebile per tutti con
gravi conseguenze sul piano dell’immagine, della credibilità, della correttezza,
della socialità e dello sviluppo in quanto, soprattutto da parte dell’opinione
pubblica fuori dall’ambito locale e dai potenziali investitori, si rafforza la
convinzione che la città di Pachino, nel suo complesso, è foriera di effetti negativi
e quindi non degna di qualsiasi tipo di fiducia.
Sul piano strettamente
giuridico relativo alla normativa che permette lo scioglimento dei comuni, per
motivi riconducibili alla sfera mafiosa, faccio mie le osservazioni del
presidente della regione Musumeci che, in una recente intervista in merito rilasciata al quotidiano La Sicilia, rimarcava la necessità di una
rivisitazione dell’intera normativa al fine di dare maggiore consistenza alle
motivazioni che portano all’attuazione di un atto così grave rispetto
all’espressione democratica della volontà popolare e agli organismi preposti
alla gestione ed attuazione dell’atto stesso.
Come si sa la decisione
dello scioglimento non necessita di atti concreti da parte della magistratura
che dimostrino la mafiosità diretta degli amministratori o di sentenze in
merito da parte della magistratura stessa, ma il concetto su cui si basa l’atto
di scioglimento è di natura preventiva rispetto ad una ipotesi di possibile
presenza mafiosa e gli organismi competenti sono di natura amministrativa e
politica.
Difatti le indagini che
portano alla individuazione di eventuale possibilità che possano esistere
collusioni mafiose vengono svolte da funzionari prefettizi e lo scioglimento
viene deliberato dal consiglio dei ministri.
Pur non mettendo in
discussione la serietà degli organismi attualmente preposti alla elaborazione
della decisione di scioglimento dei consigli comunali per motivazioni d’ordine
mafioso, sarebbe più credibile, agli occhi dei cittadini, che dette decisioni
venissero assunte da organismi riconducibili alla magistratura che, più di
qualsiasi altro organismo, ha la giusta e corretta visione del fenomeno, delle
sue conseguenze e della sua gravità.
Intanto, con la normativa
attuale, il comune di Pachino ed i suoi cittadini, devono cucirsi addosso
l’onta della mafiosità e soprattutto devono meditare affinchè, pur in presenza
di elementi ed atti delinquenziali, nel paese, indifendibili e non ignorabili,
si attuino sempre, sul piano delle scelte personali e collettive, atti che abbiano sempre la legalità come
stella polare dell'agire.
Siracusa 24 – 04 -2019 Pippo Bufardeci
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