GLI ELETTORI POLITICAMENETE ZOMBI RATIFICANO QUELLO
DECISO DA ALTRI
Una amministrazione comunale qualsiasi ed il sindaco,
in particolare, deve essere l’espressione diretta di un territorio che non è soltanto
ricevere il consenso dei cittadini, ma deve conoscere i problemi del comune che
deve amministrare ed i cittadini devono riconoscersi in chi li amministra.
Da qualche decennio a questa parte i cittadini votano
un determinato candidato senza averlo scelto e, spesso, senza nemmeno
conoscerlo.
Ciò perché siamo passati, in tutte le elezioni, tranne
che per le regionali dove resiste il proporzionale e la preferenza, dalla
democrazia della partecipazione alla democrazia del consenso.
I cittadini elettori non scelgono chi li deve
amministrare attraverso la conoscenza e la scelta, con una preferenza diretta, per
affidagli le sorti del proprio comune o degli altri organismi elettivi.
I cittadini sono solo chiamati a dare il loro consenso
alle scelte operate da altri senza alcuna possibilità di intervento in fase di
votazione per cui è come se inserissero nell’urna una scheda già votata.
L’elettore diventa quindi non più colui che incide
sulla sostanza della scelta politica che opera votando, ma un campione
statistico che assegna agli eletti ed ai partiti la percentuale di voti che li
fa eleggere o sconfiggere.
E l’eletto non risponde più ai cittadini elettori, ma
a coloro che lo hanno indicato per il compito ratificato dagli elettori senza
altra alternativa possibile.
Né possiamo dire che l’alternativa è rappresentata
dagli altri candidati perché anche loro sono scelti senza alcuna partecipazione
dei cittadini e comunque l’alternativa improntata solo sul paino dei singoli
soggetti elimina le motivazioni culturale e la visione sociale che i candidati
devono possedere per le proposte di soluzione dei problemi inserite nei loro
programmi.
Lo sfacelo dei partiti e dei gruppi portatori di
istanze culturali e politiche hanno determinato un modo di aggregazione del
consenso sul piano del leader o del gruppo di interessi momentanei secondo un
sistema di tifoseria e non di aggregazione su idee e prospettive.
Siamo passati da una democrazia partecipata ad una
democrazia del semplice consenso alle scelte immodificabili operate da soggetti
che decidono senza essersi sottoposti al giudizio dei cittadini. Vedi il ruolo
svolto da Bertini, per il PD, nell’ultima crisi di Governo senza che avesse mai
avuto un’investitura da parte dei soci di quel partito o dai suoi elettori o
dagli organismi interni.
Basta anche seguire il balletto delle candidature per
le prossime elezioni amministrative, soprattutto per i comuni a forte
consistenza di popolazione per rendersi conto dell’aberrazione dei metodi usati
per la scelta deli candidati sindaci.
I grandi assenti sono solo i cittadini che non
partecipano a nessuna scelta in quanto è strettamente di competenza di
personaggi, organismi appiccicaticci, di interessi vari di gruppi politici,
economici o di varia natura che determinano la candidatura e poi l’azione
funzionale nell’ente pubblico del soggetto che va mandato, come un corpo
estraneo, al cospetto del falsificato consenso del cittadino che scimmiotta il
suo diritto primario di scelta.
Anche la situazione della città di Siracusa
rappresenta un caso anomalo di investitura politica di un rapporto cittadini –
sindaco la cui azione non passa attraverso nessun controllo popolare, anche se avverrebbe
tramite gli eletti in consiglio comunale, perché un commissario esterno non è
né il popolo né portatore di interessi della cittadinanza che si amministra.
E’ chiaro che dal punto di vista giuridico l’attuale
Sindaco di Siracusa non lede nessuna norma, ma politicamente è menomato perché
la sua rappresentanza delle istanze popolari non può passare solo attraverso i
componenti la giunta municipale da lui stesso scelti o suggeriti o imposti da
gruppi esterni così come il rapporto con un funzionario esterno a Siracusa, che
svolge il ruolo di commissario, non può sostituire il consiglio comunale come
organismo di rappresentanza delle istanze dei cittadini.
Bisogna che la normativa che sopraintende alle
situazioni regolamentari verificatesi a Siracusa con l’autoscioglimento, per
dolo del consiglio comunale, deve prevedere una immediata rielezione del
consiglio decaduto magari impedendo la rielezione dei consiglieri che ne hanno
provocato la decadenza.
Ma una politica nominativa di leader senza
partecipazione della base e senza i fondamentali culturali di una ideologia che
aggreghi e faccia partecipare i cittadini e non i tifosi del momento, hanno la
volontà di cambiare ed eliminare le gravi distorsioni del sistema?
Pensiamo proprio di no.
Siracusa 17/05/2021
Pippo Bufardeci
Nessun commento:
Posta un commento