domenica 6 giugno 2021

 

GLI ELETTORI POLITICAMENETE ZOMBI RATIFICANO QUELLO DECISO DA ALTRI

 

Una amministrazione comunale qualsiasi ed il sindaco, in particolare, deve essere l’espressione diretta di un territorio che non è soltanto ricevere il consenso dei cittadini, ma deve conoscere i problemi del comune che deve amministrare ed i cittadini devono riconoscersi in chi li amministra.

Da qualche decennio a questa parte i cittadini votano un determinato candidato senza averlo scelto e, spesso, senza nemmeno conoscerlo.

Ciò perché siamo passati, in tutte le elezioni, tranne che per le regionali dove resiste il proporzionale e la preferenza, dalla democrazia della partecipazione alla democrazia del consenso.

I cittadini elettori non scelgono chi li deve amministrare attraverso la conoscenza e la scelta, con una preferenza diretta, per affidagli le sorti del proprio comune o degli altri organismi elettivi.

I cittadini sono solo chiamati a dare il loro consenso alle scelte operate da altri senza alcuna possibilità di intervento in fase di votazione per cui è come se inserissero nell’urna una scheda già votata.

L’elettore diventa quindi non più colui che incide sulla sostanza della scelta politica che opera votando, ma un campione statistico che assegna agli eletti ed ai partiti la percentuale di voti che li fa eleggere o sconfiggere.

E l’eletto non risponde più ai cittadini elettori, ma a coloro che lo hanno indicato per il compito ratificato dagli elettori senza altra alternativa possibile.

Né possiamo dire che l’alternativa è rappresentata dagli altri candidati perché anche loro sono scelti senza alcuna partecipazione dei cittadini e comunque l’alternativa improntata solo sul paino dei singoli soggetti elimina le motivazioni culturale e la visione sociale che i candidati devono possedere per le proposte di soluzione dei problemi inserite nei loro programmi.

Lo sfacelo dei partiti e dei gruppi portatori di istanze culturali e politiche hanno determinato un modo di aggregazione del consenso sul piano del leader o del gruppo di interessi momentanei secondo un sistema di tifoseria e non di aggregazione su idee e prospettive.

Siamo passati da una democrazia partecipata ad una democrazia del semplice consenso alle scelte immodificabili operate da soggetti che decidono senza essersi sottoposti al giudizio dei cittadini. Vedi il ruolo svolto da Bertini, per il PD, nell’ultima crisi di Governo senza che avesse mai avuto un’investitura da parte dei soci di quel partito o dai suoi elettori o dagli organismi interni.

Basta anche seguire il balletto delle candidature per le prossime elezioni amministrative, soprattutto per i comuni a forte consistenza di popolazione per rendersi conto dell’aberrazione dei metodi usati per la scelta deli candidati sindaci.

I grandi assenti sono solo i cittadini che non partecipano a nessuna scelta in quanto è strettamente di competenza di personaggi, organismi appiccicaticci, di interessi vari di gruppi politici, economici o di varia natura che determinano la candidatura e poi l’azione funzionale nell’ente pubblico del soggetto che va mandato, come un corpo estraneo, al cospetto del falsificato consenso del cittadino che scimmiotta il suo diritto primario di scelta.

Anche la situazione della città di Siracusa rappresenta un caso anomalo di investitura politica di un rapporto cittadini – sindaco la cui azione non passa attraverso nessun controllo popolare, anche se avverrebbe tramite gli eletti in consiglio comunale, perché un commissario esterno non è né il popolo né portatore di interessi della cittadinanza che si amministra.

E’ chiaro che dal punto di vista giuridico l’attuale Sindaco di Siracusa non lede nessuna norma, ma politicamente è menomato perché la sua rappresentanza delle istanze popolari non può passare solo attraverso i componenti la giunta municipale da lui stesso scelti o suggeriti o imposti da gruppi esterni così come il rapporto con un funzionario esterno a Siracusa, che svolge il ruolo di commissario, non può sostituire il consiglio comunale come organismo di rappresentanza delle istanze dei cittadini.

Bisogna che la normativa che sopraintende alle situazioni regolamentari verificatesi a Siracusa con l’autoscioglimento, per dolo del consiglio comunale, deve prevedere una immediata rielezione del consiglio decaduto magari impedendo la rielezione dei consiglieri che ne hanno provocato la decadenza.

Ma una politica nominativa di leader senza partecipazione della base e senza i fondamentali culturali di una ideologia che aggreghi e faccia partecipare i cittadini e non i tifosi del momento, hanno la volontà di cambiare ed eliminare le gravi distorsioni del sistema?

Pensiamo proprio di no.

 

Siracusa 17/05/2021                                                                     Pippo Bufardeci

 

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