Terminate le elezioni amministrative si è ritornati al solito tram tram della politica attuale con in primo piano il lavoro dei vari partiti per accaparrarsi quanti più assessorati possibile per accontentare i tanti aspiranti assessori che riempiono le stanze ed intasano i telefoni di chi decide le assegnazioni.
Spesso non si conoscono i criteri che stanno alla base delle scelte ed il perchè “ la ruota della fortuna assessoriale o del sottogoverno” si ferma spesso sui soliti noti.
Non vi è dubbio che la vita dei partiti, così come ho scritto molte volte in vari articoli,è caratterizzata da un’assenza di democrazia interna senza precedenti.
Questa assenza di democrazia ha vanificato il ruolo degli stessi partiti che non sono più il mezzo attraverso il quale i cittadini, in democrazia, partecipano alla vita democratica del Paese e danno il loro contributo alla formazione delle regole della convivenza civile.
Se a questo si aggiunge il fatto che la scelta della rappresentanza istituzionale non avviene più attraverso il sistema delle preferenze che può esprimere l’elettore rispetto ai diversi candidati che si propongono per rappresentare il territorio a livello parlamentare, ma detta scelta è diventata esclusiva prerogativa di pochi capi-partito, se ne deduce che è troppo basso il livello del tasso di democrazia.
Adesso sembra che anche per scegliere i candidati al parlamento europeo si voglia togliere la preferenza che attualmente esiste in fase di votazione.
Sarebbe un ulteriore scippo alla democrazia.
Il partito dell’UDC, a livello nazionale, ha deciso di indire un referendum popolare per la introduzione delle preferenze nelle varie elezioni con particolare riferimento a quelle politiche.
Sarebbe, quest’iniziativa, un saggio momento di ripresa del dibattito sui grandi temi della politica e della democrazia rispetto all’effimera sequela di bla bla che investono solo aspetti marginali ed a volte da cortile della politica e che impregnano l’attività della carta stampata e delle televisioni.
Ma anche l’UDC dovrebbe porsi il problema della democrazia all’interno del suo stesso partito creando più partecipazione e meno califfati.
Come si vede, per chi non si accontenta del tetro quotidiano, ma vuole fare politica seria, vi è molto da lavorare.