In questi giorni, da parte dei grillini della provincia di Siracusa, è stato postato sul web un commento con relativo elenco degli emolumenti che, direttamente od indirettamente, finiscono nelle tasche dei consiglieri comunali.
Si tratta di un lavoro interessante anche se, a mio avviso, parziale perché non coinvolge tutti i consiglieri interessati, ma solo coloro che hanno un rapporto di lavoro con aziende private.
In sostanza lo studio evidenzia come il comune di Siracusa sia soggetto ad un esborso calcolato in 8000.000 Euro annui per compensare gli stipendi che le società private pagano ai consiglieri comunali che non vanno al lavoro in quanto impegnati nell’attività istituzionale.
Premesso che dal punto di vista strettamente giuridico non vi sono reati diretti da parte dei consiglieri comunali, ma mi sembra che la stessa cosa non si possa dire dal punto di vista morale.
E’ moralmente irreprensibile l’azione di un uomo delle istituzioni che, una volta eletto, si fa assumere da una società privata che spesso appartiene ad amici e parenti pur sapendo che non andrà mai a lavorare , ma arrecando uno sborso di denaro pubblico all’Ente ed ai cittadini che dovrebbe servire e difendere?
Ma una società privata che assume una persona con livelli economici superiori alla media e spesso in posizione dirigenziale, si può permettere il lusso di assumere un dipendente già consigliere e quindi sicura che non potrà usufruire delle sue prestazioni perché non andrà a lavorare?
Allora nasce il sospetto che il tutto potrebbe essere concordato per permettere al consigliere di avere un guadagno che non si sognerebbe mai d’avere se non si trovasse nella condizione di essere consigliere comunale e di avere Pantalone pronto a pagare.
Sarebbe interessante vedere la dichiarazione dei redditi di queste società per capire se possono essere nelle condizioni di permettersi un dipendente così lautamente pagato ed un sostituto dello stesso che faccia realmente il lavoro di chi è stato assunto pur sapendo che non avrebbe svolto alcuna attività.
E se la ditta non assume nessun sostituto vorrà dire che non aveva bisogno di un dipendente e quindi il sospetto non riguarderebbe più l’aspetto morale, ma forse anche l’aspetto penale che qualcuno dovrebbe verificare.
La stessa cosa vale per i consiglieri comunali che, appena eletti, vengono assunti con lauti stipendi in società a capitale pubblico magari con interessi nello stesso comune che si dovrà amministrare.
La scelta di queste società ,che restano in vita con i soldi di tutti i cittadini contribuenti ,viene fatta in base alla professionalità dei soggetti scelti, anche se difficilmente andranno a lavorare, oppure ad altri motivi che si annidano nel sottobosco della politica meno nobile?
Il sospetto è d’obbligo perché, nella migliore delle ipotesi, oltre a pagare con soldi anche provenienti dal pubblico persone lavorativamente poco disponibili, si rischia una limitazione psicologica del consigliere nello svolgere il proprio mandato qualora si presentassero decisioni in conflitto fra la società di cui si è dipendenti e l’Ente pubblico in cui sono stai eletti.
Ma l’oneroso esborso di denaro in stipendi da parte del comune non elimina il fisso mensile che i consiglieri percepiscono per la loro partecipazione alle sedute delle commissioni consiliari per trattare gli argomenti di interesse del comune stesso.
Ma se queste commissioni vengono convocate in continuazione senza che ce ne sia un reale bisogno se non quello di permettere l’accumulo delle presenze per il massimo compenso mensile siamo in presenza di un problema organizzativo, istituzionale ,morale o siamo nell’ambito penale della truffa a danno del comune e quindi dei cittadini?.
Questa ipotesi è suffragata sia dalle riunioni in numero spropositato rispetto alla reale necessità sia da fatti acclarati ed anche riportati dalla nota dei grillini che vedono consiglieri comunali presenti per i pochi secondi necessari per firmare la presenza e percepire il gettone che si aggira sui 60 euro a seduta.
Ma non sono solo i consiglieri cui il comune paga lo stipendio ai privati perché anche quelli dipendenti dagli enti pubblici sono un peso economico per i cittadini.
Difatti vengono pagati senza esercitare alcuna attività lavorativa e costano in termini di servizio non prestato per la comunità, ma anche per pagare i loro sostituti a scuola o lo straordinario ai colleghi che li devono sostituire.
Cioè siamo in presenza di ulteriori costi aggiuntivi per i cittadini solo per permettere a certi personaggi di eccedere in privilegi rispetto a quelli che sarebbe normale avere.
Difatti è giusto che abbiano il tempo necessario per studiare e prepararsi gli argomenti per affrontare il consiglio comunale così come è giusto che vi sia il lavoro preventivo nelle commissioni così come è giusto che abbiano una remunerazione, ma quello che non è giusto è il mettere in atto elementi di sfruttamento di questo diritto che mirano solo ad incrementare le entrate economiche di chi è stato eletto a rappresentare i cittadini.
E nessuno può dire il contrario perché ci sono modi comportamentali ed organizzativi che potrebbero portare agli stessi effetti impedendo l’utilizzo di un flusso di denaro così cospicuo che potrebbe essere utilizzato in parte per le esigenze del comune.
Ciò soprattutto in un momento di grave crisi come l’attuale.
Basterebbe ridurre i giorni da impegnare per i lavori di commissione utilizzando solo il martedì ed il giovedì per l’intera giornata visto che gli uffici comunali sono aperti e si risparmierebbe, oltre ad una cifra ridotta almeno dei due terzi, anche lo straordinario che bisogna corrispondere ai dipendenti che si occupano delle commissioni.
Questo non comporterebbe alcuna disfunzione nel lavoro istituzionale perché non esiste né la quantità né l’urgenza degli adempimenti che possa giustificare tanti giorni di sedute di commissioni.
Allo stesso modo i consigli comunali, quando vengono convocati, si possono svolgere il sabato o la domenica che permetterebbero di non pagare quelle giornate lavorative perché molti consiglieri non lavorano in questi giorni della settimana e si darebbe anche al pubblico che lavora la possibilità di assistere alle riunioni del consiglio.
Negli altri giorni della settimana tutti i consiglieri potrebbero svolgere il loro regolare lavoro producendo per la ditta che li pagherebbe diminuendo in modo sensibile l’onere del comune che potrebbe utilizzare le somme risparmiate per le sue politiche sociali a favore dei meno abbienti.
Quindi esistono i modi giusti per permettere ai consiglieri comunali ed a quanti percepiscono compensi economici legati al loro ruolo istituzionale di potere dimostrare di essere dei bravi amministratori, di non essere dei parassiti del loro comune e di dare fiato alla loro moralità privata che è il presupposto necessario per quella pubblica.
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