giovedì 11 luglio 2013

NUOVO UDC, PARTITO DELLE AUTONOMIE E DEL RINNOVAMENTO




Gli errori commessi dall’UDC nel corso delle ultime elezioni politiche non sono assorbibili in poco tempo.
Sul piano politico si è rivelato un errore grave di strategia quello di essere stato assorbito da Lista Civica perdendo la peculiarità della propria presenza politica che, negli anni, aveva avuto il riscontro da parte dell’elettorato.
Si sapeva che i soggetti che hanno dato vita alla lista Monti, compreso lo stesso candidato Presidente del Consiglio, non sarebbero stati capaci di assorbire l’onda della contrapposizione elettorale perché impreparati sulle strategie e sulla proposta politica.
Se si aggiunge un mal celato astio nei confronti dei partiti ,che rendevano incomprensibile agli elettori l’accordo con l’UDC considerato un peso, se ne deduce che gli elettori di provenienza UDC non si riconoscevano in quell’accordo ed in quella difesa aprioristica dell’attività di Monti.
Sul piano organizzativo è stato un partito inesistente sia a livello centrale che periferico. Soprattutto al vertice, non ha saputo rinnovare e sostituire il gruppo parlamentare che è rimasto immarcescibile ed anche avulso dal rapporto con il territorio.
Non vi è stata nemmeno una valida proposta politica capace di focalizzare, come appartenenti all’UDC, alcuni punti importanti del programma di Governo.
Allo stato delle cose sarebbe pia illusione pensare che in poco tempo si possano raggiungere percentuali elettorali tali da renderlo un partito incidente e di riferimento.
Allora bisogna partire dal ritrovato 2% che i sondaggi ci danno e costruire una proposta politico – programmatica.
Avere dei punti forti di aggregazione del consenso ed una nuova incidenza sul piano operativo del Governo che ne riconfermi la peculiarità della cultura di base del partito stesso.
Allo stesso tempo bisogna seriamente iniziare un rinnovamento concreto che porti, nella responsabilità della gestione del partito, persone serie e preparate che non rispondano solo a criteri di gerontocrazia o ad illusione di demografica giovinezza, ma alle loro obiettive qualità politiche e professionali.
Ma un partito del 2%, per crescere ha la necessità di avere un continuo contatto con le varie realtà locali e con il territorio che intende rappresentare.
Per l’UDC dovrà essere un ritorno alle origini quale partito delle autonomie sturziane.
Dovrà scommettere sulla loro crescita  rappresentando e facendosene portavoce, le nuove esigenze e le nuove povertà, sociali ed economiche, cui le risposte dei partiti liberali, globalizzati, libertari o settoriali non riescono a dare con incisività e concretezza.
 Ma dovrà anche essere il partito della nuova impalcatura istituzionale dello Stato che, partendo dalle autonomie locali, proponga serie e conducenti modifiche che possano riportare le istituzioni nuovamente al servizio dei cittadini rendendoli protagonisti in un sistema di legalità,di trasparenza e di maggiore democrazia.

Bisogna, da subito, non pensare a congressi fasulli che possano legittimare ancora l’esistente con qualche parvenza di finto rinnovamento, ma operare seriamente per elaborare un quadro di proposte politiche ed una struttura interna rinnovata, presente sul territorio, capace di riconquistare la fiducia di cittadini ed elettori.
Pippo Bufardeci









Nessun commento:

Posta un commento