Gli errori commessi dall’UDC nel corso delle ultime elezioni
politiche non sono assorbibili in poco tempo.
Sul piano politico si è rivelato un errore grave di strategia
quello di essere stato assorbito da Lista Civica perdendo la peculiarità della
propria presenza politica che, negli anni, aveva avuto il riscontro da parte
dell’elettorato.
Si sapeva che i soggetti che hanno dato vita alla lista
Monti, compreso lo stesso candidato Presidente del Consiglio, non sarebbero
stati capaci di assorbire l’onda della contrapposizione elettorale perché impreparati
sulle strategie e sulla proposta politica.
Se si aggiunge un mal celato astio nei confronti dei partiti ,che
rendevano incomprensibile agli elettori l’accordo con l’UDC considerato un peso,
se ne deduce che gli elettori di provenienza UDC non si riconoscevano in quell’accordo
ed in quella difesa aprioristica dell’attività di Monti.
Sul piano organizzativo è stato un partito inesistente sia a
livello centrale che periferico. Soprattutto al vertice, non ha saputo
rinnovare e sostituire il gruppo parlamentare che è rimasto immarcescibile ed
anche avulso dal rapporto con il territorio.
Non vi è stata nemmeno una valida proposta politica capace di
focalizzare, come appartenenti all’UDC, alcuni punti importanti del programma
di Governo.
Allo stato delle cose sarebbe pia illusione pensare che in
poco tempo si possano raggiungere percentuali elettorali tali da renderlo un
partito incidente e di riferimento.
Allora bisogna partire dal ritrovato 2% che i sondaggi ci
danno e costruire una proposta politico – programmatica.
Avere dei punti forti di aggregazione del consenso ed una
nuova incidenza sul piano operativo del Governo che ne riconfermi la
peculiarità della cultura di base del partito stesso.
Allo stesso tempo bisogna seriamente iniziare un rinnovamento
concreto che porti, nella responsabilità della gestione del partito, persone
serie e preparate che non rispondano solo a criteri di gerontocrazia o ad
illusione di demografica giovinezza, ma alle loro obiettive qualità politiche e
professionali.
Ma un partito del 2%, per crescere ha la necessità di avere
un continuo contatto con le varie realtà locali e con il territorio che intende
rappresentare.
Per l’UDC dovrà essere un ritorno alle origini quale partito
delle autonomie sturziane.
Dovrà scommettere sulla loro crescita rappresentando e facendosene portavoce, le nuove
esigenze e le nuove povertà, sociali ed economiche, cui le risposte dei partiti
liberali, globalizzati, libertari o settoriali non riescono a dare con
incisività e concretezza.
Ma dovrà anche essere il partito della nuova impalcatura
istituzionale dello Stato che, partendo dalle autonomie locali, proponga serie
e conducenti modifiche che possano riportare le istituzioni nuovamente al
servizio dei cittadini rendendoli protagonisti in un sistema di legalità,di trasparenza
e di maggiore democrazia.
Bisogna, da subito, non pensare a congressi fasulli che
possano legittimare ancora l’esistente con qualche parvenza di finto
rinnovamento, ma operare seriamente per elaborare un quadro di proposte
politiche ed una struttura interna rinnovata, presente sul territorio, capace
di riconquistare la fiducia di cittadini ed elettori.
Pippo Bufardeci
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