sabato 30 novembre 2013


La nuova situazione politica che si è creata con la scissione dalla destra berlusconiana del gruppo di Alfano, rimette in movimento il quadro politico complessivo ed apre nuovi scenari che, al momento, non sono prevedibili in tutte le loro sfaccettature.

Se a questo aggiungiamo il travaglio interno al PD, che è in fase di scelta del nuovo segretario e sicuramente di una nuova politica, possiamo affermare che la prospettiva di Governo, al servizio degli interessi dei cittadini, necessita di grande senso di equilibrio e di responsabilità.

Le frenesie di Renzi, eventuale vincitore, sommate ad un partito che non si rivede totalmente nel suo nuovo leader, possono determinare condizioni non  sofferte di stabilità politica?

Riteniamo che sarà difficile per cui si sente il bisogno di una terza forza che abbia senso di Governo e dello Stato per potere essere equilibratrice all’interno di un sistema di potenziali  forze centrifughe che, se avranno il sopravvento, potrebbero nuocere al sistema ed alla credibilità delle istituzioni difronte ai cittadini.

C’è bisogno di stabilità per realizzare un minimo di programma che ci risollevi dalle secche economiche, politiche e sociali in cui si trova il nostro Paese anche se in un sistema più complessivo di situazione mondiale.

Tutto questo è agli antipodi del personalismo, del velleitarismo e della convinzione di sapere risolvere tutto da soli.

Manca la forte presenza di una forza equilibratrice e di responsabilità che sia stabile riferimento strategico per i nuovi scenari che si andranno verificando.

Riteniamo che questo ruolo possa svolgerlo il nuovo centro politico post berlusconiano che, prendendo atto delle nefaste conseguenze di una politica leaderistica, populista e personalistica, possa riaggregare larghi strati di elettori delusi o che si rivogliano scommettere politicamente.

Per svolgere questo ruolo bisogna essere elettoralmente consistenti e politicamente credibili.

Per essere credibili il nuovo centro destra deve marcare ed attuare le diversità rispetto a Forza Italia; prospettare un programma politico – amministrativo attuabile da sottoporre all’attenzione degli elettori; organizzarsi sul territorio come un partito plurale che dal territorio ne ricava le istanze; proporre una classe dirigente non oligarchica, ma aperta a quanto di nuovo e di serio vi è nel tessuto sociale del Paese.

Per essere forte ed avere consensi deve essere rappresentativa delle istanze della società, ma avere un elettorato privilegiato di riferimento.

Secondo una vecchia, ma sempre attuale terminologia deve collocarsi, a mio avviso, fra i portatori privilegiati delle istanze del ceto medio che è quello che maggiormente soffre le contraddizioni dell’attuale momento storico.

Un ceto medio che ha subìto tutta la negatività delle contrapposizioni ottuse che hanno caratterizzato i rapporti politici della seconda Repubblica ed hanno contribuito a determinare la decadenza economica e sociale nonché la decadenza democratica delle istituzioni.

Ciò è avvenuto attraverso una sempre più marcata concezione della politica che ha privilegiato i rapporti di casta rispetto a quelli del diritto dei  cittadini di essere protagonisti diretti nella scelta dei loro rappresentanti.

Quindi in un quadro complessivo degli interessi obiettivi di tutti i cittadini non si può non mettere in atto un sistema di rappresentanza delle legittime istanze di una parte della società, il ceto medio, composto di commercianti, artigiani, piccoli professionisti ed operatori economici che, sia pure ridotti a soggetti marginali, possono ancora determinare le condizioni per una seria prospettiva lavorativa per le giovani generazioni.

Parafrasando un vecchio detto della sinistra di morettiana memoria possiamo chiedere al  nuovo centrodestra di dire qualcosa da ceto medio.

Nell’attesa aspettiamo le prossime mosse.

Pippo Bufardeci

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