LE ILLUSIONI E GLI ERRORI DEL
NAZARENO
La elezione del nuovo Capo dello Stato ha, nel suo iter
introduttivo, imboccato una strada politica che sarà destinata a riposizionare
gli schieramenti in campo.
La scelta di Renzi, sia sul nome che sulla strategia, ha
spiazzato quanti credevano che il quadro politico e delle alleanze fuoruscito
dall’accordo del Nazareno fosse immutabile e predestinato sul piano della
prospettiva politica.
Allo stesso modo le alleanze di Governo erano sembrate
ancorate agli scenari statici del loro momento realizzativo e capaci di
permettere qualsiasi divagazione senza che ciò portasse a conseguenze.
Sulla prima direttrice politica non vi è dubbio che
Berlusconi abbia puntato la sua sopravvivenza e quella di Forza Italia che, in
attesa di una riproposizione non osteggiata dai problemi giudiziari del leader,
avesse permesso una nuova rivitalizzazione dell’asfittica proposta politica del
centro destra.
L’errore che ha fatto Berlusconi è stato quello di
strumentalizzare, come nel passato, le occasioni istituzionali per i suoi fini
personali.
Difatti, se è vero che le regole della gestione delle
istituzioni si scrivono con la più ampia convergenza possibile perché sono per
tutti e non di parte, è altrettanto vero che la contrapposizione politica e la
differente proposta programmatica rimangono intatte così come la sfida separata
per proporla agli elettori e per renderla vittoriosa.
La presunzione di Berlusconi è stata quella di pensare che
si andasse verso un annacquamento delle differenze e quindi verso una sua
agibilità politica che lo avrebbe incastonato nel ruolo del leader super partes
e almeno cogestore della nuova intelaiatura istituzionale.
Non ha capito che, in un Paese ancora fortemente
conflittuale e politicamente contrapposto avendo egli stesso contribuito a
renderlo tale per lucrare elettoralmente, non possono esistere le condizioni
per un max consociativismo partitico o
istituzionale.
Altro aspetto che ha sottovalutato è quello della fronda
interna che non va considerata, come ha fatto, formata da discoli in libera uscita
che avrebbe richiamato al dovere o ricattato con l’esclusione dalle liste. Essa
è portatrice anche di una visione politica e strategica diversa e contrapposta
alla gestione del partito e della strategia istituzionale portata avanti dalla
cerchia di assenzienti al capo carismatico.
Forza Italia si sta trasformando, nella concezione dei molti
che sono rappresentati da Fitto, in un partito che guarda al proprio divenire
politico e strategico senza la concezione patriarcale del fondatore il quale,
incapsulato nella sua vecchia visione, non se ne rende conto.
Altro errore di Berlusconi è stato quello di non capire che
il proprio elettorato non è più fideistico alla sua persona, ma si è guardato
attorno ed ha trovato più attrazione e più sensibilità verso le problematiche
quotidiane del vivere, del lavoro, delle difficoltà economiche, piuttosto che
nell’immagine estetizzata del capopopolo
o delle promesse messianiche senza incidenza sul vivere quotidiano.
E’ risultata quindi poco credibile e poco capibile la
strategia di connivenza e di opposizione all’avversario politico rappresentato
dal PD e da Renzi.
Il tutto inserito in un quadro variegato e instabile di
flussi elettorali che non si muovono all’interno dei partiti o delle
coalizioni, ma superano questi steccati e si orientano in base alla proposta
politica momentanea o alla percezione del momento.
Infine l’illusione di avere sempre il pallino del gioco ha
portato Berlusconi a confondere la scrittura delle regole, che devono essere
comuni, con la scelta dei gestori protagonisti che, rappresentando diversità,
non possono diventare consociativi o subordinati al placet di tutti.
La persona del Presidente della Repubblica, per l’alto ruolo
istituzionale che deve svolgere, non può essere oggetto di veti incrociati, di
lotteria politica, di interessi da tutelare o di accondiscendenze.
Egli va proposto dallo schieramento politico che
maggiormente può sostenerlo per assicurargli l’elezione in quanto ha il diritto
dovere di farlo, così come gli altri schieramenti hanno lo stesso diritto
dovere di contrapporlo, non votarlo o convergere se riconosciuto capace di
svolgere il ruolo importante cui sarà chiamato.
Non vi sono quindi
correlazioni con qualsiasi precedenti attività istituzionali o legislative e
convergenze per cui si è abilitati a chiedere le eventuali compensazioni.
Se Berlusconi continuerà a rimanere ingabbiato nelle sue
convinzioni obsolete di intendere la politica come se niente fosse successo in
questi ultimi anni sarà destinato, nel migliore dei casi, a fare la fine
politica del suo amico Bossi.
Siracusa 30/01/2015
Pippo Bufardeci
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