NUOVA
POLITICA, VECCHIE STRATEGIE
L’evolversi del quadro politico nazionale con la fine del
cosiddetto “ patto del Nazareno” sta creando condizioni politiche diverse anche
in merito alle possibili maggioranze di Governo e a quelle di prospettiva per
eventuali elezioni.
Il centro destra, con la forte virata oppositiva di Silvio
Berlusconi, è alla ricerca di una compattazione che lo possa rendere
competitivo sul piano elettorale con delle alleanze capaci di assicurare una
forte e competitiva percentuale elettorale.
L’errore che continua a commettere Berlusconi è quello di
ritenere che tutto debba continuare a ruotare attorno a lui per cui tenta di
eliminare le diversità interne, vedi Fitto, con gli ultimatum di accettare la
sua linea o andarsene.
Cerca di riportare Alfano in Forza Italia perché ha bisogno
di questa costola elettorale.
Vuole addomesticare Salvini e la Lega per essere partner
subalterna di Forza Italia.
Non ha capito che i partiti monolitici e personali non hanno
più prospettiva di vita politica; che Forza Italia non è più partito egemone
del centro destar; che Salvini e la sua Lega non sono più Bossi o il partito
che accetta la subalternità nel nome di una vittoria comune; che Alfano prima o
poi si accorgerà che l’ambiguità della sua strategia di Governo e di futura
opposizione lo porterà all’autodistruzione.
Soprattutto Berlusconi non ha capito che è cambiato il modo
di percepire la politica da parte degli elettori in quanto non esistono più le
parole d’ordine partitiche che compattavano, ma i flussi elettorali sono più
dinamici e meno soggetti alla fedeltà ad una persona o ad un motto elettorale.
Dal canto suo la minoranza del PD è convinta che, rotto il
patto Renzi – Berlusconi, possa fare rivedere al segretario tutte le
impostazioni di base che hanno caratterizzato le sue recenti proposte di
Governo puntando sul fatto che adesso Renzi è più soggetto ai numeri della
minoranza rispetto a prima dove poteva contare sul soccorso berlusconiano.
La risposta di Renzi è stata quella di immettere nel PD forze
parlamentari a lui più vicine per vincere la partita numerica interna e dettare
alla minoranza le sue regole.
Tutti e due le strategie sono a mio avviso sbagliate perché più
tattiche che strategiche e quindi di poco respiro.
Infine resta Alfano ed Aria popolare che corre il rischio di
essere schiacciata fra i due maggiori schieramenti e rimanere senza alcuna
incidenza ed identità.
Se a questo si aggiunge l’errata strategie di essere al
Governo preparandosi all’opposizione elettorale se ne deduce che i consensi
possono solo diminuire e non aumentare.
A mio avviso l’unica soluzione di quest’aria è quella di
caratterizzarsi sul piano di una individuabile e concreta proposta politica che
abbia sponda nel Governo e di affrontare la campagna elettorale da sola e con
la prospettiva di continuare l’esperienza governativa anche per il futuro
condividendo quanto di buono o di negativo l‘alleanza governativa produrrà.
Come può l’elettore considerare credibile chi dice adesso che
lavora con Renzi per fare il bene del Paese e poi, in campagna elettorale,
essere contro questo lavoro condividendo tesi di rottura come quella
berlusconiana o addirittura della Lega?
Quindi, nella
complessità del quadro politico già di per se ingarbugliato, la strategie dell’area
alfaniana e popolare in generale rischia di essere la meno credibile e la meno
condivisibile.
Sarebbe un peccato se quest’aria continuasse a non alzare la
schiena e diventare maggiorenne perché a mio avviso vi è ancora bisogno di una
proposta politica e di un gruppo elettorale, anche se minoritario, che proponga
soluzioni di moderazione e di buon senso e rappresenti tutti quegli italiani
che non si rivedono nelle posizioni conflittuali dei due schieramenti maggiori
ed in quelle evanescenti e ridicole dei grillini di ferma ortodossa osservanza.