NON VOGLIAMO I SOLITI PALLIATIVI
Mi sembra
superfluo entrare nell’antefatto che sta generando una riflessione in seno al
civico consesso della città di Siracusa che dovrebbe portare ad una proposta di
diminuzione dei costi del consiglio comunale.
Come tutti
purtroppo sappiamo, l’antefatto è disdicevole, mortificante e vergognoso in
quanto ha generato una elargizione di
fango sulla città che ci porteremo dietro per parecchi anni.
Più ne
parliamo, più ci accorgiamo della puerilità e della povertà di rappresentanza
di questa città e del degrado culturale e sociale in cui si trova se facciamo
nostro il detto che ognuno ha i rappresentanti che si merita in quanto
liberamente eletti dal corpo elettorale siracusano.
Non vogliamo
fare di tutta l’erba un fascio, ma dobbiamo prendere atto che siamo messi male.
Adesso si
cerca di correre ai ripari per spazzare via le anomalie e sono convinto che lo
si voglia fare con convinzione.
Però quanto
trapelato sulle proposte in discussione evidenzia, a mio avviso, una mancanza
di volontà di incidenza vera o forse di non sufficiente conoscenza del problema
che si vuole affrontare.
Si propone
di diminuire del 20% il gettone di presenza dei consiglieri e di diminuire il
numero delle commissioni consiliari.
La prima
proposta è insufficiente sul piano del risparmio economico anche perché il
gettone è di oltre sessanta euro che sono molti relativamente alle spese
sostenute da chi si deve muovere in macchina dentro la stessa città. Si deve perciò aumentare questa
percentuale di taglio, ma soprattutto si deve affrontare, senza prenderci in
giro, il vero problema dei costi dei consiglieri che partecipano alle sedute e
cioè i rimborsi effettuati dal comune ai datori di lavoro dei consiglieri.
Allora
bisogna modificare il regolamento e dire che i consiglieri che partecipano alle
sedute delle commissioni e del consiglio comunale per i quali già il comune
paga la giornata lavorativa al datore di lavoro non devono percepire il gettone
di presenza. E’ ovvio che una persona non può percepire la doppia paga per lo
stesso periodo di lavoro. Il comune non può pagare due volte la stessa persona
per lo stesso periodo di tempo di lavoro.
La seconda
proposta che riguarda la diminuzione del numero delle commissioni affronta un
falso problema perché lo spreco non riguarda il numero delle commissioni
consiliari, ma il numero delle sedute effettuate. Per regolamento ogni
consigliere comunale deve fare parte almeno di una commissione per cui non si
intacca il numero complessivo delle sedute perché non è previsto alcun limite.
Quindi non vi è nessuna sicurezza che diminuiscano le presenze e la relativa
spesa.
Un modo
serio di affrontare il problema dal punto di vista della cancellazione degli
sperperi e degli abusi sarebbe quello di stabilire che le commissioni devono
svolgersi solo due giorni a settimana e cioè il martedì e il giovedì durante i
quali il comune è aperto l’intera giornata e vi è tutto il tempo per studiare
la documentazione necessaria. Non solo, ma si eviterebbe anche l’aggravio di
pagare lo straordinario ai dipendenti comunali che svolgono le funzioni di
segretari delle commissioni perché il tutto si svolgerebbe negli orari del
normale lavoro d’ufficio.
Il comune
pagherebbe così solo due giorni ai datori di lavoro in quanto, negli altri, i
consiglieri potrebbero andare a lavorare se trattasi di un lavoro vero.
Non mi si
venga a dire che la quantità di lavoro necessita di riunioni continue e
giornaliere perché non è vero in quanto è vero il contrario e cioè che spesso
le commissioni si inventano argomenti inutili da trattare per potersi riunire.
Le riunioni
del consiglio comunale, che non si svolgono ogni settimana, ma spesso nemmeno
ogni mese, si potrebbero tenere nelle giornate di sabato con notevole vantaggio
economico perché molti consiglieri non lavorano il sabato e non si dovrebbe
rimborsare la giornata di stipendio al datore di lavoro. Sarebbe un vantaggio
anche sul piano democratico in quanto più cittadini, non avendo impegni di
lavoro, potrebbero seguire i lavori del consiglio comunale.
L’ultima
proposta di non pagare il gettone di presenza in caso di mancanza di numero
legale e quindi di non svolgimento dei lavori della commissione, che adesso
viene enfatizzata, è come sfondare una porta aperta in quanto è giusto
codificarlo, ma sul piano pratico si paga lo stesso il datore di lavoro dei
consiglieri presenti i in quanto si allontanano lo stesso dal luogo di lavoro.
Un altro aspetto
molto importante ai fini della legalità e del risparmio economico è
rappresentato dall’attestazione che viene fatta delle presenze e dalla persona
preposta all’attestazione.
Vuol dire
che ci deve essere una persona fisica responsabile di accertare le presenze, di
trasmetterle all’amministrazione comunale e di segnalarle ai datori di lavoro
per gli adempimenti contrattuali. Tutto questo non può essere espletato
direttamente dai consiglieri, come a volte avviene, ma deve farlo un dipendente
comunale che, da segretario della commissione, è un pubblico ufficiale
chiamato, assieme al dirigente responsabile del settore, a rispondere del
proprio operato.
Tutte queste
proposte sono indispensabili se vogliamo veramente affrontare il problema con
senso di responsabilità e con un pizzico di moralità pubblica e privata per non
prenderci nuovamente in giro con i soliti palliativi di facciata.
PIPPO
BUFARDECI
12/03/2015
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