L’INCLUSIONE MONOLITICA E’ NEGATIVA PER IL PARTITO DEMOCRATICO
Se l’offerta politica che non abbia come marchio la destra
si riduce alla sola sinistra, non vi sarà spazio per una maggioranza non di
destra perché sarà destinata ad essere minoranza.
Il PD che vuole essere inclusivo di tutte le realtà non di
destra commette un grave errore politico e strategico perché offre agli
elettori una prospettiva di voto omologata e senza possibilità di scelte
diverse all’interno della potenziale maggioranza se non attraverso un dibattito
correntizio interno che sarà sempre di parte e marginale.
Le alternative di crescita per il PD, che vuole diventare
maggioranza di Governo, non passano attraverso una nostalgica riedizione della
sinistra, che l’elettorato ha dimostrato di non apprezzare e votare tantè che
la rappresentanza politica a sinistra del PD si è ridotta al lumicino e alla
quasi inesistenza, ma attraverso la ricerca di vie nuove sul piano della
proposta politica e sulla crescita di alleanze accattivanti per gli elettori.
In tempi immediati, se il PD continua a ripetere che bisogna
arrivare ad una crisi di governo, la risposta conseguente, in termini di
alleanze, non può che essere quella di un accordo con i cinque stelle anche se
attraverso una nuova fase elettorale che possa stemperare gli attuali attriti
fra i due partiti.
Senza questo accordo preventivo il PD che continua a
proporre come alternativa il solo auspicio della caduta del governo non fa
altro che consegnare il Paese alla destra a guida Salvini.
Di contro, con l’attuale situazione, il rischio per un’alleanza
PD - 5 stelle è quello della disaffezione e dell’abbandono di fasce di
elettorato che non si sentono rappresentate da questi due partiti nella loro
totalità e si rifugiano nell’astensione se non in una scelta di centro destra.
Bisogna quindi dare un’alternativa a questa fascia di
elettorato molto consistente che non vuole andare a destra con leader Salvini,
ma che non vuole nemmeno diventare funzionale ad un disegno strategico elaborato
solo da PD e cinque stelle senza una mediazione di sicurezza di una terza forza
che non può non avere radici centriste.
L’errore, a mio avviso, che ha commesso Calenda nel destare
la speranza, avvalorate da disponibilità di voti di elettori non legati alla
storia della sinistra, che ci potesse essere una forza politica capace di
rappresentarli anche in uno schieramento avente come alleato il PD, è stato
quello di inserirsi nella lista PD non come alleato autonomo, ma come organico
allo stesso PD.
Vi sono ancora margini di recupero di Calenda della sua
posizione originaria, ma il tempo gioca un ruolo importante.
L’avvento di Zingaretti e la sua strategia di inclusione di
tutti i possibili ambienti, ma sotto le bandiere del PD è destinato quindi a
consumarsi negativamente alla prima occasione di scontro elettorale.
Bisogna perciò elaborare, assieme ad una valida proposta
politica, una strategia di alleanze che possa coinvolgere il maggior numero di
istanze e di voti dei cittadini con soggetti politici diversi, ma alleati e che
non sono satelliti inclusi nel calderone del partito democratico.
17/07/2019
Pippo Bufardeci
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