mercoledì 17 luglio 2019


L’INCLUSIONE MONOLITICA E’  NEGATIVA PER IL PARTITO DEMOCRATICO

Se l’offerta politica che non abbia come marchio la destra si riduce alla sola sinistra, non vi sarà spazio per una maggioranza non di destra perché sarà destinata ad essere minoranza.
Il PD che vuole essere inclusivo di tutte le realtà non di destra commette un grave errore politico e strategico perché offre agli elettori una prospettiva di voto omologata e senza possibilità di scelte diverse all’interno della potenziale maggioranza se non attraverso un dibattito correntizio interno che sarà sempre di parte e marginale.
Le alternative di crescita per il PD, che vuole diventare maggioranza di Governo, non passano attraverso una nostalgica riedizione della sinistra, che l’elettorato ha dimostrato di non apprezzare e votare tantè che la rappresentanza politica a sinistra del PD si è ridotta al lumicino e alla quasi inesistenza, ma attraverso la ricerca di vie nuove sul piano della proposta politica e sulla crescita di alleanze accattivanti per gli elettori.
In tempi immediati, se il PD continua a ripetere che bisogna arrivare ad una crisi di governo, la risposta conseguente, in termini di alleanze, non può che essere quella di un accordo con i cinque stelle anche se attraverso una nuova fase elettorale che possa stemperare gli attuali attriti fra i due partiti.
Senza questo accordo preventivo il PD che continua a proporre come alternativa il solo auspicio della caduta del governo non fa altro che consegnare il Paese alla destra a guida Salvini.
Di contro, con l’attuale situazione, il rischio per un’alleanza PD - 5 stelle è quello della disaffezione e dell’abbandono di fasce di elettorato che non si sentono rappresentate da questi due partiti nella loro totalità e si rifugiano nell’astensione se non in una scelta di centro destra.
Bisogna quindi dare un’alternativa a questa fascia di elettorato molto consistente che non vuole andare a destra con leader Salvini, ma che non vuole nemmeno diventare funzionale ad un disegno strategico elaborato solo da PD e cinque stelle senza una mediazione di sicurezza di una terza forza che non può non avere radici centriste.
L’errore, a mio avviso, che ha commesso Calenda nel destare la speranza, avvalorate da disponibilità di voti di elettori non legati alla storia della sinistra, che ci potesse essere una forza politica capace di rappresentarli anche in uno schieramento avente come alleato il PD, è stato quello di inserirsi nella lista PD non come alleato autonomo, ma come organico allo stesso PD.
Vi sono ancora margini di recupero di Calenda della sua posizione originaria, ma il tempo gioca un ruolo importante.
L’avvento di Zingaretti e la sua strategia di inclusione di tutti i possibili ambienti, ma sotto le bandiere del PD è destinato quindi a consumarsi negativamente alla prima occasione di scontro elettorale.
Bisogna perciò elaborare, assieme ad una valida proposta politica, una strategia di alleanze che possa coinvolgere il maggior numero di istanze e di voti dei cittadini con soggetti politici diversi, ma alleati e che non sono satelliti inclusi nel calderone del partito democratico.
17/07/2019                                                                                                                   Pippo Bufardeci




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