venerdì 30 gennaio 2015



LE ILLUSIONI E GLI ERRORI DEL NAZARENO

La elezione del nuovo Capo dello Stato ha, nel suo iter introduttivo, imboccato una strada politica che sarà destinata a riposizionare gli schieramenti in campo.
La scelta di Renzi, sia sul nome che sulla strategia, ha spiazzato quanti credevano che il quadro politico e delle alleanze fuoruscito dall’accordo del Nazareno fosse immutabile e predestinato sul piano della prospettiva politica.
Allo stesso modo le alleanze di Governo erano sembrate ancorate agli scenari statici del loro momento realizzativo e capaci di permettere qualsiasi divagazione senza che ciò portasse a conseguenze.
Sulla prima direttrice politica non vi è dubbio che Berlusconi abbia puntato la sua sopravvivenza e quella di Forza Italia che, in attesa di una riproposizione non osteggiata dai problemi giudiziari del leader, avesse permesso una nuova rivitalizzazione dell’asfittica proposta politica del centro destra.
L’errore che ha fatto Berlusconi è stato quello di strumentalizzare, come nel passato, le occasioni istituzionali per i suoi fini personali.
Difatti, se è vero che le regole della gestione delle istituzioni si scrivono con la più ampia convergenza possibile perché sono per tutti e non di parte, è altrettanto vero che la contrapposizione politica e la differente proposta programmatica rimangono intatte così come la sfida separata per proporla agli elettori e per renderla vittoriosa.
La presunzione di Berlusconi è stata quella di pensare che si andasse verso un annacquamento delle differenze e quindi verso una sua agibilità politica che lo avrebbe incastonato nel ruolo del leader super partes e almeno cogestore della nuova intelaiatura istituzionale.
Non ha capito che, in un Paese ancora fortemente conflittuale e politicamente contrapposto avendo egli stesso contribuito a renderlo tale per lucrare elettoralmente, non possono esistere le condizioni per un  max consociativismo partitico o istituzionale.
Altro aspetto che ha sottovalutato è quello della fronda interna che non va considerata, come ha fatto, formata da discoli in libera uscita che avrebbe richiamato al dovere o ricattato con l’esclusione dalle liste. Essa è portatrice anche di una visione politica e strategica diversa e contrapposta alla gestione del partito e della strategia istituzionale portata avanti dalla cerchia di assenzienti al capo carismatico.
Forza Italia si sta trasformando, nella concezione dei molti che sono rappresentati da Fitto, in un partito che guarda al proprio divenire politico e strategico senza la concezione patriarcale del fondatore il quale, incapsulato nella sua vecchia visione, non se ne rende conto.
Altro errore di Berlusconi è stato quello di non capire che il proprio elettorato non è più fideistico alla sua persona, ma si è guardato attorno ed ha trovato più attrazione e più sensibilità verso le problematiche quotidiane del vivere, del lavoro, delle difficoltà economiche, piuttosto che nell’immagine estetizzata  del capopopolo o delle promesse messianiche senza incidenza sul vivere quotidiano.
E’ risultata quindi poco credibile e poco capibile la strategia di connivenza e di opposizione all’avversario politico rappresentato dal PD e da Renzi.
Il tutto inserito in un quadro variegato e instabile di flussi elettorali che non si muovono all’interno dei partiti o delle coalizioni, ma superano questi steccati e si orientano in base alla proposta politica momentanea o alla percezione del momento.
Infine l’illusione di avere sempre il pallino del gioco ha portato Berlusconi a confondere la scrittura delle regole, che devono essere comuni, con la scelta dei gestori protagonisti che, rappresentando diversità, non possono diventare consociativi o subordinati al placet di tutti.
La persona del Presidente della Repubblica, per l’alto ruolo istituzionale che deve svolgere, non può essere oggetto di veti incrociati, di lotteria politica, di interessi da tutelare o di accondiscendenze.
Egli va proposto dallo schieramento politico che maggiormente può sostenerlo per assicurargli l’elezione in quanto ha il diritto dovere di farlo, così come gli altri schieramenti hanno lo stesso diritto dovere di contrapporlo, non votarlo o convergere se riconosciuto capace di svolgere il ruolo importante cui sarà chiamato.
Non vi sono  quindi correlazioni con qualsiasi precedenti attività istituzionali o legislative e convergenze per cui si è abilitati a chiedere le eventuali compensazioni.
Se Berlusconi continuerà a rimanere ingabbiato nelle sue convinzioni obsolete di intendere la politica come se niente fosse successo in questi ultimi anni sarà destinato, nel migliore dei casi, a fare la fine politica del suo amico Bossi.
Siracusa 30/01/2015                                                                                           Pippo Bufardeci    


mercoledì 17 dicembre 2014




LA CORRUZIONE POLITICA NON HA TEMPO NE’ SPAZIO, MA UOMINI.

Anche le recenti inchieste giudiziarie hanno evidenziato che la corruzione investe il nostro Paese ed hanno riproposto il rapporto fra affari, spesso malavitosi, ed esponenti politici.
E’ un fenomeno che persiste in qualsiasi periodo storico del nostro Paese, con qualsiasi reggenza politica dello Stato ed è indipendente da un singolo partito o da un periodo elettorale od economico particolare.
Penso che l’interpretazione di natura ideologica data da molte forze politiche e da una cospicua parte della magistratura nell’affrontare il periodo del fenomeno cosiddetto di mani pulite abbia ridimensionato la gravità del fenomeno stesso in quanto lo ha racchiuso nell’alveo di un partito di governo e ingenerato l’idea che, sparito questo partito, sarebbe sparita la corruzione.
Abbiamo visto che, non solo non è stato così, ma che il fenomeno corruttivo  e del rapporto fra affari e criminalità ha continuato ad avere un suo sviluppo sempre più sofisticato in qualsiasi periodo e con qualsiasi partito.
Non vi è stata una forza politica che si sia dimostrata immune  mentre si andavano dissolvendo anche tutti i bastioni di certa parte dell’anti corruttela tendenti a dimostrare che solo alcuni partiti ed alcune fasi del sistema politico italiano potevano essere stati attaccati dalla corruzione.
E’ crollato il muro della sinistra che addossava le responsabilità ad una casta politica ancorata al sistema di potere della DC; è in parte crollato il convincimento che la magistratura ne fosse solo l’angelo vendicatore immune da ogni peccato; è crollata la verginità del nuovo incarnato da Forza Italia e dai suoi alleati della destra, così come si è dimostrato che la sinistra, dove ha potuto, ha alimentato la corruzione e ne è stata partecipe.
E’ stato ed è, quindi, un fenomeno che esiste in quanto tale e che l’unica ideologia che lo accomuna e lo alimenta è quella della ricerca della ricchezza utilizzando le posizioni di potere che si hanno, i contatti con  gli ambienti della finanza e coinvolgendo, per poi rimanervi succubi gli ambienti malavitosi facenti capo a tutte le organizzazioni  più o meno organizzate in forma nuova o tradizionale.
Quindi, alla fine, se vogliamo affrontare il problema della corruzione  per debellarla, dobbiamo prendere atto che non è la politica che alimenta la corruzione, ma gli interessi di gruppi malavitosi che trovano sponda in soggetti che fanno politica e che sostanzialmente sono dei malavitosi anch’essi infiltrati fra le larghe maglie della politica.
Un problema di uomini e non di idee politiche, né del posizionamento destra, sinistra o centro.
In tutti gli schieramenti vi sono persone oneste che operano per il bene comune non infangando la credibilità della politica vera e sono coloro che in modo prioritario risultano essere vittime sacrificali dei corrotti in quanto infangati indirettamente come politici e come operatori della politica.
Allora il problema, a mio avviso, è quello di prendere atto che il fenomeno della corruzione è un dato neutro che esiste in quanto tale e va affrontato ovunque con durezza e con la certezza che non esiste immunità dietro nessuna sigla sia essa della politica, della magistratura, dei grandi o piccoli guru della finanza e dell’industria così come della criminalità più o meno organizzata.
Tutti devono sapere che essere corrotti o corruttori vuol anche dire che prima o poi la pagheranno cara.
Ma anche gli operatori politici che detengono le leadership dei vari partiti o movimenti a livello nazionale  e locale devono impegnarsi a che i fenomeni corruttivi vengano estirpati all’origine con una organizzazione diversa dei vari contenitori politici che presiedono ove la legalità e la trasparenza organizzativa, statutaria ed economica siano evidenti e controllabili.
Anche la propaganda ideologica o elettorale tesa alla ricerca del consenso si deve autolimitare nelle proposte troppo enfatizzate tipo che la corruzione sta ad esempio nell’uso delle preferenze, mentre è chiaro a tutti che è inutile e dannoso  limitare l’esercizio della vera democrazia da parte dei cittadini non dandogli la possibilità della scelta dell’eletto in quanto la corruttela è evidente e mastodontica anche nei sistemi a scelta diretta dei candidati.
Bisogna convincersi che sono gli uomini e non le istituzioni che generano i corrotti, il malaffare e la delinquenza per cui va messa in campo ed attuata una forte normativa di contrasto a tutto ciò con grande serietà e con sicura certezza che nessuna scappatoia alla pena potrà essere messa in atto.              
Siracusa 15/12/2014                                                                            Pippo Bufardeci


lunedì 1 dicembre 2014



BERLUSCONI A CREDIBILITA’ ZERO

Il ritorno di Berlusconi nell’agone della propaganda politica sa molto di minestra riscaldata.
Non riesce più a dire qualcosa di nuovo se non cercare goffamente di restaurare le decadenze dei suoi vecchi slogan che non hanno più credibilità nel momento in cui è stato lui stesso a fallire la loro applicazione pratica.
Quale credibilità si può dare a chi si ostina ancora a dire di non essere un politico; che bisogna abbassare le tasse; che si devono fare le riforme; che bisogna unificare il centro destra avente lui allenatore; che praticamente propone di fare tutto ciò che lui non ha saputo o voluto fare continuando ad addebitare le colpe solo agli altri e autoproclamandosi sempre  innocente o vittima di congiure le più varie e le più strane.
Non ha capito che il mondo è cambiato, che ha fatto il suo tempo, che ha dimostrato l’incapacità assoluta di avere un progetto politico concreto di prospettiva per il Paese e anche per il suo partito – movimento, che la corte dei miracoli non può che portare alla decadenza  assoluta, che esiste anche un problema di moralità personale che è la premessa necessaria per assicurare la moralità pubblica.
Anche l’arte della comunicazione – propaganda ha un suo inizio ed una sua fine.
Solo i grandi personaggi capiscono quando è il momento di usare le giuste armi di convincimento e le giuste azioni per realizzare le promesse fatte così come quando capire che la propria stagione è arrivata al capolinea.
Berlusconi non ha capito niente di tutto questo ed è in discesa libera lungo il viale del tramonto e del ridicolo.
Renzi gli ha ricordato un dato importante di cui dovrebbe tenere conto e cioè che non è più lui che fa le carte.
Sono dell’avviso che un forte partito di centro destra da me mai votato, come forza Italia, è ancora utile per la politica italiana, ma senza che esso venga sacrificato sull’altare dell’artereosclerosi, dell’egocentrismo decadente e della convinzione che la reincarnazione del re sole possa ancora  essere utile ai problemi italiani.
Siracusa 1.12.2014                                                                                      Pippo Bufardeci

domenica 23 novembre 2014

DI DEBITO IN DEBITO


La regione siciliana, per fare fronte alle spese della sanità regionale, ha pronta l'accensione di un nuovo mutuo di due miliardi di euro che, aggiunti agli altri mutui, ingrosserà il fardello dei debiti che i siciliani dobbiamo pagare. Quello di fare debiti per pagare altri debiti con interessi sempre maggiori è un vizio di quasi tutte le amministrazioni pubbliche.Non amministrare e per fare fronte alle difficoltà economiche intanto fanno bella figura con i prestiti bancari e poi chi verrà pagherà anche se saranno sempre i citatdini. Anche nella nostra provincia molti sindaci ricorrono ai nutui per avere soldi disponibili magari per spenderli in inutili cazzate. Cercate di amministrare bene e diminuire le spese e gli sprechi invece di aumentare i debiti dei cittadini tutti.

venerdì 31 ottobre 2014



REGIONE, SUPERATO IL MOMENTO RIMANE L’OBLIO DELLA POLITICA E DELL’AZIONE



Il presidente della Regione Crocetta può tirare un sospiro di sollievo perché la mozione di sfiducia intentata contro di lui ha avuto un esito negativo.
E’ stata respinta con un numero di voti superiore a quanto si pensasse anche perché gli sfiducianti hanno avuto meno voti delle firme apposte al documento di sfiducia.
E’ la solita litania che si ripete e che non ha portato a nessuna mandata a casa di presidente  eletto con il sistema diretto che trascina con se anche i parlamentari che gli hanno votato la sfiducia.
Nessuno vuole andare a casa per cui la mozione di sfiducia, pur rappresentando un forte atto politico, la si tiene in vita fino a quando si è sicuri che non passerà.
Mettiamoci il cuore in pace perché dobbiamo tenerci gli eletti, di qualsiasi colore siano, per tutti i cinque anni della legislatura.
Il problema diventa difficile e mal digeribile se questo cuore in pace ce lo dobbiamo tenere anche per le cose che non faranno e per il danno che potranno provocare alla Sicilia vista l’incapacità dimostrata nell’affrontare i gravi problemi dell’isola.
Ma dobbiamo ancora perseverare nell’imporci l’illusione che qualcosa cambierà puntando sulla capacità della classe dirigente di sapere discernere fra ciò che sia giusto fare e ciò che bisogna evitare?
L’improvvisazione, l’incompetenza, la mancata memoria storica e l’incapacità di sapere adoperare gli strumenti amministrativi e politici capaci di svolgere con capacità ed incidenza l’azione amministrativa al servizio dei cittadini, sta alla base della mancata soluzione dei problemi e dell’assenza di strategia progettuale.
Anche accedere alla gestione della cosa pubblica a livello regionale è diventato, così come nei comuni, un modo di riduzione della disoccupazione assegnando un incarico ben remunerato a soggetti che non hanno nemmeno le basi più elementari per svolgere il compito importante per cui vengono chiamati.
Lo sono i giovani senza nessuna esperienza che per lo sbandierato feticcio del ringiovanimento e del rinnovamento vengono piazzati in posti di alta responsabilità senza conoscere nemmeno l’ubicazione fisica della struttura che dovranno governare.
Lo sono anche le cosiddette personalità che vengono rimosse dai loro piedistalli professionali e portati a gestire cose che sconoscono come si trattasse di una gratifica o di una pensione aggiuntiva a quanto da loro prodotto finora nell’ambiente nel quale sono vissuti e dal quale hanno avuto lauti riconoscimenti.
Ma la gestione del bene comune è tutt’ altra cosa.
Bisogna avere una cultura del bene comune che fa dell’individuo un vero politico e una conoscenza della macchina amministrativa che lo possa rendere produttivo ai fini dell’interesse collettivo e delle esigenze dei cittadini.
Abbiamo avuto eclatanti esempi, anche con la recente vita del governo Crocetta, ove personaggi di opulenta fama nel loro ambiente di attività si sono dimostrati puerili interpreti della gestione della cosa pubblica.
La conseguenza di tutta questa incapacità ed improvvisazione si estrinseca, oltre che nel danno alla collettività, nell’assegnare la vera conduzione politico – istituzionali a soggetti della burocrazia occulta che, ai vari livelli, può essere portatrice di attività non sempre limpide e trasparenti anche nelle possibili collusioni.
Il problema rimane sempre quello atavico di come si riesce ad uscire da questa situazione e dal corraggio che bisogna mettere nell’andare controcorrente in un mondo politico dove vale di più l’esteriorità che la sostanza, il messaggio dell’azione rispetto alla stessa, le conoscenze e la solidità finanziaria personale rispetto alla capacità ed al servizio gratuito e disinteressato del bene comune.
Bisogna riprendere il senso vero della politica e indirizzare i giovani che vogliono impegnarsi nelle istituzioni verso la sostanza delle cose rispetto alla loro apparenza.
La sostanza impone la conoscenza dei problemi, lo studio delle loro dinamiche, il senso  di appartenenza ad un territorio che si vuole rappresentare, la gratuità del lavoro per il bene comune, l’onestà intellettuale della conoscenza dei propri limiti e la individuazione di soggetti di cui conti poco l’anagrafe e sempre più la rispondenza del soggetto al compito che deve svolgere..
Ma in questa logica del vivere quotidiano  di questo  modo di intendere la gestione della società e del morire quotidiano della vera politica e della difesa del bene comune, chi dovrebbero essere i maestri?

Siracusa 31.10.2014                                      Pippo Bufardeci