SE CASINI VA CON ALFANO I POPOLARI POTRANNO DIRE LA LORO
L’intervista rilasciata da Pier Ferdinando Casini, in merito alla
fine della melassa centrista, ha un’enorme importanza storica ed è destinata ad
aprire nuovi scenari nella politica italiana.
Facendo un passo indietro
ricordiamo che, dopo la famosa dichiarazione di Berlusconi, passata alla storia
sotto il nome del pretellino, Casini ed i suoi abbandonarono lo schieramento
del centro destra e scommisero sulla possibilità di creare, in Italia, un terzo
polo centrista di ispirazione popolare, che evidenziasse l’incongruenza di un bipolarismo anomalo nel
sistema politico italiano.
Sia pure con una percentuale fra il 5 ed il 6, l’UDC riuscì ad essere
presente nel parlamento italiano con un proprio gruppo parlamentare e con una
buona dose di visibilità.
Fu una scommessa vinta e, posso
testimoniarlo per essere stato presente,
Casini tirò un forte sospiro di sollievo e scaricò la tensione accumulata
raccontando, ai pochi amici presenti, i dubbi e le preoccupazioni che lo
avevano assalito prima delle votazioni e che non aveva potuto esternare.
Gli anni trascorsi non hanno però
portato ad una presenza del partito numericamente consistente, se non in alcune
regioni, ed hanno visto spesso parecchi esponenti accettare la corte delle
forze politiche maggiori che potevano dare ciò che Casini ed i suoi non
potevano.
L’UDC ha condotto una battaglia
seria sia al centro destra berlusconiano sia al centrosinistra ed è stato per
molti anni all’opposizione rinunciando ad offerte di Governo perché voleva
portare avanti un discorso basato sulla serietà della proposta politica e sulla
sua presenza culturalmente identitaria.
L’avvento del Governo presieduto
da Monti e tutto quanto si stava aggregando attorno all’ex professore aveva
dato l’impressione che si potesse costituire una forte forza politica di centro
per rappresentare un terzo polo forte e credibile.
Ma vi erano troppe prime donne
nei vari schieramenti centristi che, con la scusa di cambiare la politica
volevano, in realtà, sostituirsi ad essa e prendere il posto dei dirigenti
preesistenti.
Lo stesso Monti, prendendoci
gusto, ritenne di essere diventato bravo anche come politico facendo strategie
a dir poco dilettantistiche.
L’errore di Casini e del gruppo
dirigente dell’UDC è stato quello di non capire che, confluendo nel calderone
generale messo in moto dall’entourage di Monti, avrebbero perduto la loro
identità e la loro forza.
Questo in un momento in cui, sia
la PDL che il PD, abbandonavano Monti per ricrearsi una loro verginità
elettorale dopo essere stati i maggiori sostenitori e gli artefici delle
difficoltà italiane.
Lo slogan “ con Monti dopo Monti”
e l’avere eliminato il simbolo UDC dalla scheda elettorale alla Camera è stato
poi l’errore fatale.
Adesso, dopo il distinguo dalla
melassa centrista che si era formata in Parlamento e dopo la presenza
terzaforzista di Grillo pur materializzando l’assenza del bipolarismo in Italia
come sostenuto da Casini, la riflessione politica ha portato ad una
ricollocazione di Casini stesso e sicuramente anche dell’UDC con il prossimo
congresso nazionale già convocato.
Il centrodestra, è stato
dichiarato, è la naturale riva d’approdo dei centristi dell’UDC.
Ciò è stato possibile perché, nel
frattempo, il coraggio di Alfano e dei suoi ha sparigliato lo schieramento del
centro destra che non ha più in Berlusconi il leader assoluto.
Adesso però si giocherà la
partita all’interno della eventuale coalizione di centro destra ed il
riequilibrio non potrà avvenire senza una fusione vera fra l’UDC di Casini ed
il Nuovo Centro destra di Alfano.
Non servono due piccoli partiti,
ma un partito che dia, anche nei numeri, la speranza che possa crescere ed
essere determinante.
Solo così potrà aggregare gli
scontenti, coloro che vogliono una nuova politica e coloro che non si rivedono
più nei due partiti maggiori e nell’inconcludenza grillina.
Le prossime elezioni europee
saranno il vero banco di prova per capire se gli elettori credono in questa
nuova scommessa e se potranno sperare di coagulare una nuova forza capace di
essere credibile, seria, rinnovata e propositiva nell’interesse dei cittadini e
del Paese.
Pippo Bufardeci
03.02.2014
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