lunedì 3 febbraio 2014



SE CASINI VA CON ALFANO I POPOLARI POTRANNO DIRE LA LORO

L’intervista rilasciata  da Pier Ferdinando Casini, in merito alla fine della melassa centrista, ha un’enorme importanza storica ed è destinata ad aprire nuovi scenari nella politica italiana.
Facendo un passo indietro ricordiamo che, dopo la famosa dichiarazione di Berlusconi, passata alla storia sotto il nome del pretellino, Casini ed i suoi abbandonarono lo schieramento del centro destra e scommisero sulla possibilità di creare, in Italia, un terzo polo centrista di ispirazione popolare, che evidenziasse  l’incongruenza di un bipolarismo anomalo nel sistema politico italiano.
Sia pure con una percentuale  fra il 5 ed il 6, l’UDC riuscì ad essere presente nel parlamento italiano con un proprio gruppo parlamentare e con una buona dose di visibilità.
Fu una scommessa vinta e, posso testimoniarlo  per essere stato presente, Casini tirò un forte sospiro di sollievo e scaricò la tensione accumulata raccontando, ai pochi amici presenti, i dubbi e le preoccupazioni che lo avevano assalito prima delle votazioni e che non aveva potuto esternare.
Gli anni trascorsi non hanno però portato ad una presenza del partito numericamente consistente, se non in alcune regioni, ed hanno visto spesso parecchi esponenti accettare la corte delle forze politiche maggiori che potevano dare ciò che Casini ed i suoi non potevano.
L’UDC ha condotto una battaglia seria sia al centro destra berlusconiano sia al centrosinistra ed è stato per molti anni all’opposizione rinunciando ad offerte di Governo perché voleva portare avanti un discorso basato sulla serietà della proposta politica e sulla sua presenza culturalmente identitaria.
L’avvento del Governo presieduto da Monti e tutto quanto si stava aggregando attorno all’ex professore aveva dato l’impressione che si potesse costituire una forte forza politica di centro per rappresentare un terzo polo forte e credibile.
Ma vi erano troppe prime donne nei vari schieramenti centristi che, con la scusa di cambiare la politica volevano, in realtà, sostituirsi ad essa e prendere il posto dei dirigenti preesistenti.
Lo stesso Monti, prendendoci gusto, ritenne di essere diventato bravo anche come politico facendo strategie a dir poco dilettantistiche.
L’errore di Casini e del gruppo dirigente dell’UDC è stato quello di non capire che, confluendo nel calderone generale messo in moto dall’entourage di Monti, avrebbero perduto la loro identità e la loro forza.
Questo in un momento in cui, sia la PDL che il PD, abbandonavano Monti per ricrearsi una loro verginità elettorale dopo essere stati i maggiori sostenitori e gli artefici delle difficoltà italiane.
Lo slogan “ con Monti dopo Monti” e l’avere eliminato il simbolo UDC dalla scheda elettorale alla Camera è stato poi l’errore fatale.
Adesso, dopo il distinguo dalla melassa centrista che si era formata in Parlamento e dopo la presenza terzaforzista di Grillo pur materializzando l’assenza del bipolarismo in Italia come sostenuto da Casini, la riflessione politica ha portato ad una ricollocazione di Casini stesso e sicuramente anche dell’UDC con il prossimo congresso nazionale già convocato.
Il centrodestra, è stato dichiarato, è la naturale riva d’approdo dei centristi dell’UDC.
Ciò è stato possibile perché, nel frattempo, il coraggio di Alfano e dei suoi ha sparigliato lo schieramento del centro destra che non ha più in Berlusconi il leader assoluto.
Adesso però si giocherà la partita all’interno della eventuale coalizione di centro destra ed il riequilibrio non potrà avvenire senza una fusione vera fra l’UDC di Casini ed il Nuovo Centro destra di Alfano.
Non servono due piccoli partiti, ma un partito che dia, anche nei numeri, la speranza che possa crescere ed essere determinante.
Solo così potrà aggregare gli scontenti, coloro che vogliono una nuova politica e coloro che non si rivedono più nei due partiti maggiori e nell’inconcludenza grillina.
Le prossime elezioni europee saranno il vero banco di prova per capire se gli elettori credono in questa nuova scommessa e se potranno sperare di coagulare una nuova forza capace di essere credibile, seria, rinnovata e propositiva nell’interesse dei cittadini e del Paese.
Pippo Bufardeci
03.02.2014

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