domenica 2 marzo 2014

LA CULTURA POLITICA ASSICURA LA PROGETTUALITA’ SOCIALE





Il Governo presieduto  da Matteo Renzi muove i suoi primi passi circondato da  una grande d’attesa e da un turbine di problemi che ha di fronte.
Comunque la si pensi e qualunque sia l’opinione sull’uomo, sul politico e sul modo che lo ha portato alla massima carica del Governo della Nazione, non possiamo non augurarci che, almeno in parte, riesca ad incidere sull’asfittica situazione economica ed occupazionale del nostro Paese.
Oggi la forza di Renzi è  nell’augurio che noi italiani facciamo a noi stessi, attraverso la sua persona e la sua azione, di potere uscire dalla drammatica situazione  economica e politica in cui si trova il nostro Paese con l’aggravante di un contesto mondiale grave e  difficile.
Sappiamo tutti che l’aggravarsi ulteriore dell’attuale situazione aprirebbe scenari negativi difficilmente colmabili con gli strumenti normali della democrazia.
Tranne qualche esaltato di turno abbiamo visto che le opposizioni responsabili , pur facendo il loro mestiere, non stanno operando un serio fuoco di sbarramento, ma una sorta di schermaglia che sa più di tregua che di battaglia.
La fortuna e la forza di Renzi sta tutta nella difficoltà e nella gravità del momento in cui si è assunto la responsabilità di guidare il Paese.
Se non la luna di miele, ma almeno la convivenza forzata è destinata a durare un tempo sufficiente per dargli tutte le possibilità per riuscire o tutti gli alibi  per potere dimostrare che le ricette democratiche hanno portato al fallimento.
E’ una scommessa difficile, ma non impossibile.
Per il bene di tutti speriamo che si possano almeno creare le condizioni per impostare una nuova mentalità politica che riappropri i cittadini della capacità di comprendere che deve cessare la fase dell’improvvisazione e riproporre validi modelli culturali su cui fondare le nuove radici dello sviluppo e dell’impegno politico e sociale.
Difatti, se è vero, come è vero, che sono cadute le vecchie ideologie ottocentesche, per cui non esistono più le contrapposizioni ideologiche e le divisioni manichee fra gruppi politici contrapposti in schieramenti di destra e sinistra, è altrettanto vero che non si può sviluppare nessuna progettualità sociale, economica e politico – istituzionale se non vi è una seria strategia culturale alla base di ogni azione prodotta nell’interesse della collettività.
Forse non è un caso che, distrutta dal mercantilismo di bottega sul piano della rappresentazione plastica nel contesto politico - istituzionale, la cultura che in politica  trae le sue origini nella dottrina sociale cristiana, stia prepotentemente riconquistando il proprio spazio di credibilità.
Difatti si sta insediando nella coscienza collettiva di quanti vogliono debellare l’improvvisazione ed il qualunquismo a vantaggio di un nuovo impegno basato sulla creazione di una società che abbia solidi radici e punti di riferimento capaci di dare risposte positive alla convivenza civile.
Non penso sia un caso se, nei dibattiti e negli incontri politici, gli uomini più citati per ricordare i pregi del passato e per dare credibilità alle parole sul futuro, siano quelli che hanno fatto la storia di questo Paese e dell’Europa partendo dalle radici sociali cristiane.
Non sarà nemmeno un caso se, assieme ad altri esponenti di buona volontà, vi sono sempre più uomini  e donne, che ricevono riacquistano credibilità ed incarichi di pubblica responsabilità, che affondono le loro radici nell’esperienza politica democristiana.
Pippo Bufardeci
02.03.2014

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