lunedì 10 marzo 2014

LE QUOTE ROSA GHETTIZZANO, IL RINNOVAMENTO ESALTA



Un nuovo ostacolo nel percorso dell’approvazione della nuova legga elettorale.
Circa novanta  donne parlamentari di quasi tutti gli schieramenti politici hanno chiesto che venga inserita una norma che salvaguardi le quote rosa anche attraverso la spartizione dei capilista ch3e significherebbe elezione  assicurata per le donne che rivestissero questa posizione.
Personalmente ho sempre ritenuto concettualmente sbagliato il discorso delle quote rosa anche se, sul piano pratico ha determinato un maggior numero di donne nelle assemblee elettive.
In un sistema di spartizione delle  poltrone anche un quota riservata alle donne come si trattasse di categorie protette da avviare al lavoro , dopo che gli uomini vengono scelti per grazia ricevuta dai vari capibastone politici, potrebbe anche starci.
Però non risolverebbe il problema della dignità delle donne e non determinerebbe alcuna idea di meritocrazia, ma le relegherebbe semplicemente al ruolo di genere protetto per dare agli uomini la stura per dire che sono favorevoli alla valorizzazione delle donne anche se sanno che la sostanza è quella della considerazione di oggetto da mostrare in vetrina.
Allora, se l’assunto è quello che giustamente le qualità delle donne devono essere valorizzate ovunque al pari degli uomini, è necessario introdurre, anche in politica, altri sistemi di selezione che non siano frutto di benevola concessione della controparte maschile.
Ritengo che, per rimanere nell’ambito della legge elettorale, potrebbero essere due i capisaldi su cui condurre una battaglia politica obiettiva e conducente.
Il primo riguarda l’introduzione delle preferenze che determina la elezione di chi riceve più consensi dagli elettori che deve rappresentare e non essere eletti solo per una posizione geometrica da occupare in una lista.
Il secondo riguarda una norma che stabilisca un limite temporale alla permanenza in una assemblea elettiva che determinerebbe un vero rinnovamento capace di esaltare le capacità dei singoli.
Non è possibile che si svolga la funzione di parlamentari a vita, ma è necessario che si dia un limite oltre al quale non si può essere candidati.
Dopo venti anni di presenza in una assemblea elettiva non si dovrebbe  essere ricandidati almeno per una o due nuove elezioni nella stessa assemblea.
Questo significherebbe per tutti la rinuncia a rendite di posizioni e varrebbe anche per le donne che non possono contestare solo per accaparrarsi le stesse garanzie di presenza che adesso hanno gli uomini nelle istituzioni.
Il ricambio ed il rinnovamento agevolerebbe tutti, uomini e donne serie e preparati, che avrebbero le stesse opportunità di gestire la cosa pubblica.
 Queste opportunità adesso sono incrostate e rese possibili solo ad una casta che è riuscita per prima ad accaparrarsi quelle posizioni che invece devono essere di opportunità a tutti coloro che vogliono cimentarsi nella gestione del bene pubblico passando attraverso il consenso dei cittadini elettori.
Solo così il rinnovamento sarà assicurato e le opportunità saranno garantite a tutti.
Pippo Bufardeci
10.03.2014

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