Ma il centrodestra italiano, allo stato attuale, è credibile
sul piano politico ed ha una comune visione strategica sulle politiche da
attuare in questo momento storico per il nostro Paese?
Questa dovrebbe essere la domanda che dovremmo porci se
volessimo esaminare la possibilità di esprimere il nostro consenso elettorale
ad uno schieramento ricostituito fra i partiti del centro destra quale
alternativa all’attuale politica a conduzione renziana.
E’ vero che per sperare di vincere, anche con il sistema
elettorale che si prospetta, bisogna che si creino le condizioni perché tutti i
gruppi della galassia del centro destra necessariamente convergano per sommarsi
ed essere competitivi.
Però è altrettanto vero che non è più possibile, perché
l’elettore non lo accetta più, che per vincere si debba dare vita ad una
alleanza che punti solo sulla sommatoria matematica senza che ci sia anche una
condivisione di indirizzo politico e l’espressione di una leadership che, non
solo incarni e garantisca gli equilibri interni, ma soprattutto sia credibile
sul piano esterno.
Esaminiamo, allo stato delle cose, quali sono le posizioni
dei vari gruppi che potrebbero dare il loro contributo per la crescita numerica
del centro destra e renderlo competitivo.
Non vi è dubbio che la forza determinante per coagulare un
centro destra competitivo è Forza Italia in quanto partito più rappresentativo
dello schieramento e più forte in termini di voti.
Questo partito oggi attraversa una profonda crisi di leadership
perché il suo capo storico è ai minimi della sua credibilità, non ha un
sostituto alternativo, non presenta una classe dirigente coesa e credibile, non
ha una politica aggregante sui temi fondamentali e non esprime una linea
politica condivisa dai potenziali alleati.
La strategia delle alleanze di Forza Italia ha il suo punto
cardine nel rapporto privilegiato con la Lega Nord in quanto attorno all’asse
Forza Italia – Lega si vuole costruire il tessuto aggregante per le altre
convergenze.
Ma questo rapporto però prescinde dai contenuti politici.
Sul tema fondamentale dell’Europa, ad esempio, Forza Italia
mantiene la massima espressione italiana che incarna l’attuale gestione europea
avendo un proprio uomo, Tajani, vice presidente della Commissione europea che è
un ruolo in aperto contrasto con la politica anti europeista della Lega Nord
che preferisce allearsi con l’ultra destra di Le Pen contro l’Europa stessa.
In un ipotetico palco di confronto sui temi europei fra questi
due alleati cosa uscirebbe fuori dagli interventi di Tajani e Salvini
incarnando l’uno l’ortodossia europea e l’altro l’ortodossia antieuropea?
Anche sulle riforme istituzionali la Lega ha sganciato la
propria posizione da Forza Italia sul nuovo Senato privilegiando la
rappresentanza e le competenze autonomistiche rispetto al tipo di elezione
caldeggiato dal potenziale alleato.
Vi è poi il gruppo di Fratelli d’Italia che ha assunto una
posizione fortemente collocata sulla destra quasi estrema che è antieuropeista
ed antieuro, a favore di una forte
identità nazionale ed anche per le
primarie di coalizione per scegliere il leader mettendo, di fatto, in
discussione Berlusconi, che certamente non rispecchia le stesse posizioni dei berlusconiani e dei
leghisti.
E questi tre partiti potrebbero riscuotere credibilità
politica con un progetto condiviso da proporre agli elettori se sono così agli
antipodi ?
Per non parlare della posizione politica del Nuovo Centro
Destra di Alfano che mentre fa il commensale alla tavola del Governo Renzi si
preoccupa di far sapere che alle prossime elezioni sarà con uno schieramento
che è contrario all’attuale Governo.
Il nuovo schieramento, di centro destra, contesterà tutte le
proposte e le realizzazioni che questo
Governo cercherà di portare a casa con la collaborazione degli uomini di Alfano
che saranno poi contrari.
E come si troverà Alfano con i futuri alleati anti renziani
del centro destra in un ipotetico palco
elettorale nel momento in cui si contesterà tutto il lavoro del Governo di cui
hanno fatto parte gli amici di Alfano e si cercheranno i consensi elettorali
sulla base dei presunti danni apportati dal Governo uscente?
Questa ambiguità ha già prodotto i suoi frutti negativi sul
piano elettorale alle ultime europee dove lo schieramento Nuovo Centro Destra e
UDC ha prodotto un vero e proprio flop di consensi che è foriero di scomparsa
di questi due schieramenti politici anche se si tenta di nasconderlo.
Il tema dell’ambiguità è il tarlo elettorale dello
schieramento di centro destra che si sta tentando di mettere su nella crociata
antirenziana delle prossime elezioni
politiche.
La vetustà anche culturale di questa classe dirigente accentua ancora di più la
negatività della strategia politica dal momento in cui cerca di riproporre lo
stesso leader, la stessa maggioranza solo matematica, nessuna proposta aggregante per nuovi strati di elettori e
potenziale conflittualità interna molto palese.
Paradossalmente il nuovo schieramento di centro destra copia
le tecniche che hanno portato, nei decenni scorsi, il centro sinistra al
fallimento elettorale con una maggioranza solo numerica, ma divisa sulle
strategie politiche, con un nemico, Berlusconi, da abbattere come solo e
principale obiettivo, senza un leader credibile e forte nell’aggregazione
politica ed elettorale.
Adesso, grazie alle mutate condizioni sociali ed alla
sconfitta del “ comunismo” operata da Renzi e sulla cui contrapposizione
Berlusconi aveva lucrato una forte rendita di posizione, la parte maggioritaria
del centro sinistra e del partito democratico, ha capito che bisognava cambiare
e modernizzare la strategia comunicativa, ma soprattutto quella propositiva che
si è spostata dal conflitto ideologico e personale alla competizione sulla
concretezza e la soluzione dei problemi.
Paradossalmente il partito democratico è stato aiutato in
questo rinnovamento dalla stessa presenza di Grillo e della sua politica
estremizzata che ha tolto al partito democratico larghe fasce di ortodossia
dottrinaria e schieramenti estremisti permettendo una proposta politica nuova
che si identifica con l’esigenza di
governo della società nuova e non più ancorata allo schema ideologico comunista
od ai suoi ricordi.
Renzi, primo vero leader non comunista del partito
democratico, ha superato, anche la visione formale della continuità con la
classe dirigente del passato mettendo in azione nuove figure politiche, tutto
ciò che di presunto comunismo rimaneva nella tradizione del partito e nel cuore
di molti dirigenti rendendolo un qualcosa di nuovo capace di attrarre nuovi
consensi e nuove figure politiche.
I risultati elettorali, che sono la cartina di tornasole di
qualsiasi azione politica, gli hanno dato ampiamente ragione con la messe di
consensi ottenuti anche da molti elettori di centro destra che hanno così
sdoganato le tracce del loro aprioristico anticomunismo fomentato da Berlusconi
per propri fini elettorali.
Quindi, allo stato delle cose e con la politica prospettata
dal centro destra, l’aggregazione elettorale che si rivuole mettere in campo
senza una omogeneità di proposta politica, non ha molta strada da percorrere
anche perché la contrapposizione al Governo ed al sistema è più attratta dalle
forze grilline in quanto più attrezzate e più credibili nel portarla avanti.
Si può dire tutto ai grillini tranne quello che si può dire
ai berlusconiani e cioè che anche loro hanno diretto le sorti di questo Paese e
non ne sono stai capaci.
Pippo Bufardeci
26.06.2014