giovedì 26 giugno 2014

IL CENTRO DESTRA ITALIANO E’ POLITICAMENTE CREDIBILE?





Ma il centrodestra italiano, allo stato attuale, è credibile sul piano politico ed ha una comune visione strategica sulle politiche da attuare in questo momento storico per il nostro Paese?
Questa dovrebbe essere la domanda che dovremmo porci se volessimo esaminare la possibilità di esprimere il nostro consenso elettorale ad uno schieramento ricostituito fra i partiti del centro destra quale alternativa all’attuale politica a conduzione renziana.
E’ vero che per sperare di vincere, anche con il sistema elettorale che si prospetta, bisogna che si creino le condizioni perché tutti i gruppi della galassia del centro destra necessariamente convergano per sommarsi ed essere competitivi.
Però è altrettanto vero che non è più possibile, perché l’elettore non lo accetta più, che per vincere si debba dare vita ad una alleanza che punti solo sulla sommatoria matematica senza che ci sia anche una condivisione di indirizzo politico e l’espressione di una leadership che, non solo incarni e garantisca gli equilibri interni, ma soprattutto sia credibile sul piano esterno.
Esaminiamo, allo stato delle cose, quali sono le posizioni dei vari gruppi che potrebbero dare il loro contributo per la crescita numerica del centro destra e renderlo competitivo.
Non vi è dubbio che la forza determinante per coagulare un centro destra competitivo è Forza Italia in quanto partito più rappresentativo dello schieramento e più forte in termini di voti.
Questo partito oggi attraversa una profonda crisi di leadership perché il suo capo storico è ai minimi della sua credibilità, non ha un sostituto alternativo, non presenta una classe dirigente coesa e credibile, non ha una politica aggregante sui temi fondamentali e non esprime una linea politica condivisa dai potenziali alleati.
La strategia delle alleanze di Forza Italia ha il suo punto cardine nel rapporto privilegiato con la Lega Nord in quanto attorno all’asse Forza Italia – Lega si vuole costruire il tessuto aggregante per le altre convergenze.
Ma questo rapporto però prescinde dai contenuti politici.
Sul tema fondamentale dell’Europa, ad esempio, Forza Italia mantiene la massima espressione italiana che incarna l’attuale gestione europea avendo un proprio uomo, Tajani, vice presidente della Commissione europea che è un ruolo in aperto contrasto con la politica anti europeista della Lega Nord che preferisce allearsi con l’ultra destra di Le Pen contro l’Europa stessa.
In un ipotetico palco di confronto sui temi europei fra questi due alleati cosa uscirebbe fuori dagli interventi di Tajani e Salvini incarnando l’uno l’ortodossia europea e l’altro l’ortodossia antieuropea?
Anche sulle riforme istituzionali la Lega ha sganciato la propria posizione da Forza Italia sul nuovo Senato privilegiando la rappresentanza e le competenze autonomistiche rispetto al tipo di elezione caldeggiato dal potenziale alleato.
Vi è poi il gruppo di Fratelli d’Italia che ha assunto una posizione fortemente collocata sulla destra quasi estrema che è antieuropeista ed  antieuro, a favore di una forte identità nazionale  ed anche per le primarie di coalizione per scegliere il leader mettendo, di fatto, in discussione Berlusconi, che certamente non rispecchia  le stesse posizioni dei berlusconiani e dei leghisti.
E questi tre partiti potrebbero riscuotere credibilità politica con un progetto condiviso da proporre agli elettori se sono così agli antipodi ?
Per non parlare della posizione politica del Nuovo Centro Destra di Alfano che mentre fa il commensale alla tavola del Governo Renzi si preoccupa di far sapere che alle prossime elezioni sarà con uno schieramento che è contrario all’attuale Governo.
Il nuovo schieramento, di centro destra, contesterà tutte le proposte e le realizzazioni  che questo Governo cercherà di portare a casa con la collaborazione degli uomini di Alfano che saranno poi contrari.
E come si troverà Alfano con i futuri alleati anti renziani del centro destra  in un ipotetico palco elettorale nel momento in cui si contesterà tutto il lavoro del Governo di cui hanno fatto parte gli amici di Alfano e si cercheranno i consensi elettorali sulla base dei presunti danni apportati dal Governo uscente?
Questa ambiguità ha già prodotto i suoi frutti negativi sul piano elettorale alle ultime europee dove lo schieramento Nuovo Centro Destra e UDC ha prodotto un vero e proprio flop di consensi che è foriero di scomparsa di questi due schieramenti politici anche se si tenta di nasconderlo.
Il tema dell’ambiguità è il tarlo elettorale dello schieramento di centro destra che si sta tentando di mettere su nella crociata antirenziana delle prossime  elezioni politiche.
La vetustà anche culturale di questa  classe dirigente accentua ancora di più la negatività della strategia politica dal momento in cui cerca di riproporre lo stesso leader, la stessa maggioranza solo matematica, nessuna proposta  aggregante per nuovi strati di elettori e potenziale conflittualità interna molto palese.
Paradossalmente il nuovo schieramento di centro destra copia le tecniche che hanno portato, nei decenni scorsi, il centro sinistra al fallimento elettorale con una maggioranza solo numerica, ma divisa sulle strategie politiche, con un nemico, Berlusconi, da abbattere come solo e principale obiettivo, senza un leader credibile e forte nell’aggregazione politica ed elettorale.
Adesso, grazie alle mutate condizioni sociali ed alla sconfitta del “ comunismo” operata da Renzi e sulla cui contrapposizione Berlusconi aveva lucrato una forte rendita di posizione, la parte maggioritaria del centro sinistra e del partito democratico, ha capito che bisognava cambiare e modernizzare la strategia comunicativa, ma soprattutto quella propositiva che si è spostata dal conflitto ideologico e personale alla competizione sulla concretezza e la soluzione dei problemi.
Paradossalmente il partito democratico è stato aiutato in questo rinnovamento dalla stessa presenza di Grillo e della sua politica estremizzata che ha tolto al partito democratico larghe fasce di ortodossia dottrinaria e schieramenti estremisti permettendo una proposta politica nuova che si identifica con  l’esigenza di governo della società nuova e non più ancorata allo schema ideologico comunista od ai suoi ricordi.
Renzi, primo vero leader non comunista del partito democratico, ha superato, anche la visione formale della continuità con la classe dirigente del passato mettendo in azione nuove figure politiche, tutto ciò che di presunto comunismo rimaneva nella tradizione del partito e nel cuore di molti dirigenti rendendolo un qualcosa di nuovo capace di attrarre nuovi consensi e nuove figure politiche.
I risultati elettorali, che sono la cartina di tornasole di qualsiasi azione politica, gli hanno dato ampiamente ragione con la messe di consensi ottenuti anche da molti elettori di centro destra che hanno così sdoganato le tracce del loro aprioristico anticomunismo fomentato da Berlusconi per propri fini elettorali.
Quindi, allo stato delle cose e con la politica prospettata dal centro destra, l’aggregazione elettorale che si rivuole mettere in campo senza una omogeneità di proposta politica, non ha molta strada da percorrere anche perché la contrapposizione al Governo ed al sistema è più attratta dalle forze grilline in quanto più attrezzate e più credibili nel portarla avanti.
Si può dire tutto ai grillini tranne quello che si può dire ai berlusconiani e cioè che anche loro hanno diretto le sorti di questo Paese e non ne sono stai capaci.

Pippo Bufardeci
26.06.2014                            

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