APPROVATO L’ITALICUM.
DIRE CHE NON E’ AMPIAMENTE CONDIVISO E’ MALA
FEDE.
Finalmente la nuova legge
elettorale, che va sotto il nome giornalistico di Italicum, è stata approvata
dalla Camera in via definitiva e diventa legge dello Stato.
Sul piano strettamente giuridico
essa sopperisce alla mancanza di una legge elettorale chiara che possa
permettere lo svolgimento della competizione elettorale per le elezioni
politiche senza la quale sarebbe stata monca la tecnica di elezione della
rappresentanza parlamentare che è, nelle democrazie, il valore essenziale della
partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica.
Quindi la legge elettorale fa
parte delle regole fondamentali della vita democratica di un Paese ed averla
avuta approvata è un fatto politicamente e istituzionalmente importante.
Sul piano politico assume
significati diversi in rapporto agli interessi diversi delle forze che
concorrono a formare il quadro politico complessivo.
In politica, da alcuni anni, è
invalso l’uso, giustamente, di dire che le regole si scrivono con la più ampia
convergenza possibile perché esse devono essere riconosciute dalla maggior
parte delle forze in campo se non è possibile ottenere l’unanimità.
Ma questo, anche se auspicabile,
diventa difficile da realizzare all’interno di un quadro politico istituzionale
come il nostro che è estremamente conflittuale, aleatorio nella tutela delle
strategie degli interessi collettivi e molto portato ad evidenziare gli
interessi di parte e di personaggi che assumono il ruolo di leader degli
schieramenti.
In questo quadro d’insieme
l’unica forza capace di coagulare una convergenza utile sui temi elettorali
diventa quella di Governo in quanto più carismatica rispetto ai singoli partiti
e più portatrice di elementi di interessi generali rispetto alla evanescente
rappresentanza partitica.
E’ quello che ha fatto questo
Governo che ha innescato il cosiddetto patto del Nazareno per coinvolgere Forza Italia, ricevendo le
critiche dell’attuale minoranza interna del PD e, successivamente ha apportato
ulteriori modifiche per rispondere alle richieste della minoranza interna,
ricevendo le critiche di Forza Italia.
Il risultato è stato che
l’attuale legge elettorale, così come esce approvata dalla Camera, non è altro
che lo stesso testo approvato e concordato fra tutto il PD e fra questo e tutta
Forza Italia.
Ne è la prova il fatto che, già
al Senato, questo testo è stato approvato con i voti di Forza Italia. Partito
Democratico, Area Popolare e qualche cespuglio vario.
Quindi un’ampia convergenza
parlamentare con il coinvolgimento della maggiore forza di opposizione.
Con il passare dei mesi però è
cambiato lo scenario degli interessi politici delle varie forze che avevano
dato vita all’ampia convergenza per cui l’Italicum si trova privo del sostegno
di ampia parte della famiglia che lo aveva generato alla stessa stregua di un
bambino concepito in fase di amore fra i genitori, ma nato in fase di
sopraggiunto divorzio.
Quindi l’Italicum diventa
l’emblema delle nefandezze più assolute che si cercano di scaricare sul Governo
ed il suo Leader per fini che nulla hanno a che vedere con la legge elettorale,
ma con i catastrofici sondaggi di voto per Forza Italia e con la constatazione
della fine di un’epoca politica e degli uomini che l’hanno incarnata.
Diventa quindi singolare sentire
che, la stessa minoranza PD che aveva contestato il patto del Nazareno del
Governo che aveva concordato con l’opposizione il testo della legge elettorale,
adesso contesta il fatto che sia stata votata senza i voti delle opposizioni
che dovevano essere coinvolte.
Gli uni e gli altri avrebbero
avuto una valida motivazione di non riconoscere la loro stessa creatura
elettorale solo se si fossero apportate modifiche al testo non concordate .
Il Governo non ha cambiato una virgola
di ciò che era stato concordato e già votato al Senato in modo compatto dai
partiti del patto del Nazareno.
Quindi non è vero che sia una
legge che appartiene a pochi ed espressione
di una minoranza.
Al contrario essa è una legge che
ha avuto, nella sua stesura e nella sua prima votazione istituzionale, un vasto
consenso parlamentare.
Chi dice il contrario mente
spudoratamente cercando di ammantare di politica o di difesa istituzionale
quelli che sono veri interessi di bottega o personali.
Il primo punto di attacco a
questa legge è quindi miseramente sostenuto, ma fortemente in mala fede.
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