lunedì 14 dicembre 2015

CLASSE DIRIGENTE INADEGUATA ALLA SFIDA DEI TEMPI

E’ vero che, dal punto di vista della finanza pubblica, si continua ad attraversare un periodo ancora difficilissimo per cui non vi è sufficiente  liquidità per far fronte a tutte le incombenze passate e alle nuove esigenze sociali e di sviluppo.
E’ altrettanto vero che non tutti i problemi che si devono fronteggiare nella quotidianità sono il frutto di decisioni, di scelte o di strategie del presente.
Essi affondano le loro radici in contesti precedenti e in ambienti anche internazionali, però è anche vero che i cervelli deputati a trovare le soluzioni di medio e lungo termine appartengono alla quotidianità.
Il problema che dilata le soluzioni e non da una prospettiva strategica sta proprio nella mancanza di una classe dirigente che sia capace di essere all’altezza delle difficili situazioni in cui viviamo ed in cui detta classe dirigente opera.
Il vivere alla giornata o al massimo da una competizione elettorale all’altra fa si che la comunicazione ad effetto diventa più importante dell’agire e del realizzare.
Ciascun componente della classe dirigente attuale sfrutta le possibilità comunicative dei moderni mezzi di comunicazione di massa per lanciare messaggi ad effetto emotivo capaci di colpire l’immaginario collettivo ed essere protagonista di un tempo mediatico e politico assolutamente sufficiente al raggiungimento di un obiettivo contingente o, al massimo, tendente a creare le condizioni migliori per una rielezione.
In questa logica scompare l’impegno politico finalizzato alla concretizzazione del programma condiviso e prende il sopravvento l’interesse personale che si può concretizzare ovunque per cui si trasmigra con indifferenza  da uno schieramento ad un altro, da un gruppetto ad un altro in tempi rapidi e multipli.
In questo contesto non è più possibile creare una classe dirigente capace di assicurare continuità operative e di portare a soluzione i vari problemi nel difficile percorso che va dalle enunciazioni all’effettiva concretizzazione.
A livello nazionale abbiamo quindi l’assenza assoluta di statisti che operano secondo una visione strategica per cui, in un contesto di confronto globale, siamo e saremo sempre più destinati a soccombere o ad essere asserviti ai carri di coloro che, più capaci di elaborare strategie, dettano i tempi realizzativi.
Sul piano locale vi è stato, in questi ultimi anni, un depauperamento della classe dirigente per cui non vi sono personaggi che hanno la preparazione, l’esperienza e la lungimiranza di prospettare soluzioni ai problemi e seguire tutti gli iter realizzativi.
La pur necessaria necessità del ricambio generazionale per permettere di evitare le incrostazioni frutto della prolungata presenza dei singoli nelle istituzioni, è diventata la sola condicio sine qua non per essere gestori della cosa pubblica.
Si mette così in secondo piano la condizione generale più importante per essere soggetti attivi di una comunità e cioè, la capacità, la preparazione culturale, la conoscenza dei problemi, la strategia realizzativa e la concretezza.
Si dimentica che un qualsiasi soggetto è capace o incapace a prescindere dalla propria età  perché il metro di valutazione è ben altro.
Ecco perché serve uno sforzo culturale per far capire e capire che l’improvvisazione porta alla rovina di una comunità, mentre la lunga e difficile strada della capacità e della preparazione è l’unica che può avere sbocchi positivi per tutti.
( per il giornale TIMEOUT )

Siracusa 03.12.2015                                                Pippo Bufardeci

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