CLASSE DIRIGENTE INADEGUATA ALLA
SFIDA DEI TEMPI
E’ vero che, dal punto di vista della finanza pubblica, si
continua ad attraversare un periodo ancora difficilissimo per cui non vi è
sufficiente liquidità per far fronte a
tutte le incombenze passate e alle nuove esigenze sociali e di sviluppo.
E’ altrettanto vero che non tutti i problemi che si devono
fronteggiare nella quotidianità sono il frutto di decisioni, di scelte o di
strategie del presente.
Essi affondano le loro radici in contesti precedenti e in
ambienti anche internazionali, però è anche vero che i cervelli deputati a
trovare le soluzioni di medio e lungo termine appartengono alla quotidianità.
Il problema che dilata le soluzioni e non da una prospettiva
strategica sta proprio nella mancanza di una classe dirigente che sia capace di
essere all’altezza delle difficili situazioni in cui viviamo ed in cui detta
classe dirigente opera.
Il vivere alla giornata o al massimo da una competizione
elettorale all’altra fa si che la comunicazione ad effetto diventa più
importante dell’agire e del realizzare.
Ciascun componente della classe dirigente attuale sfrutta le
possibilità comunicative dei moderni mezzi di comunicazione di massa per
lanciare messaggi ad effetto emotivo capaci di colpire l’immaginario collettivo
ed essere protagonista di un tempo mediatico e politico assolutamente
sufficiente al raggiungimento di un obiettivo contingente o, al massimo,
tendente a creare le condizioni migliori per una rielezione.
In questa logica scompare l’impegno politico finalizzato alla
concretizzazione del programma condiviso e prende il sopravvento l’interesse
personale che si può concretizzare ovunque per cui si trasmigra con
indifferenza da uno schieramento ad un
altro, da un gruppetto ad un altro in tempi rapidi e multipli.
In questo contesto non è più possibile creare una classe
dirigente capace di assicurare continuità operative e di portare a soluzione i
vari problemi nel difficile percorso che va dalle enunciazioni all’effettiva
concretizzazione.
A livello nazionale abbiamo quindi l’assenza assoluta di
statisti che operano secondo una visione strategica per cui, in un contesto di
confronto globale, siamo e saremo sempre più destinati a soccombere o ad essere
asserviti ai carri di coloro che, più capaci di elaborare strategie, dettano i
tempi realizzativi.
Sul piano locale vi è stato, in questi ultimi anni, un depauperamento
della classe dirigente per cui non vi sono personaggi che hanno la
preparazione, l’esperienza e la lungimiranza di prospettare soluzioni ai
problemi e seguire tutti gli iter realizzativi.
La pur necessaria necessità del ricambio generazionale per
permettere di evitare le incrostazioni frutto della prolungata presenza dei
singoli nelle istituzioni, è diventata la sola condicio sine qua non per essere
gestori della cosa pubblica.
Si mette così in secondo piano la condizione generale più
importante per essere soggetti attivi di una comunità e cioè, la capacità, la
preparazione culturale, la conoscenza dei problemi, la strategia realizzativa e
la concretezza.
Si dimentica che un qualsiasi soggetto è capace o incapace a
prescindere dalla propria età perché il
metro di valutazione è ben altro.
Ecco perché serve uno sforzo culturale per far capire e
capire che l’improvvisazione porta alla rovina di una comunità, mentre la lunga
e difficile strada della capacità e della preparazione è l’unica che può avere
sbocchi positivi per tutti.
( per il giornale TIMEOUT )
Siracusa 03.12.2015
Pippo Bufardeci
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