martedì 8 gennaio 2013



UNA FASE POLITICA INTERESSANTE FRA SERIETA’ DELLE PROPOSTE E NUOVI ASCARI


Certamente questa nuova fase politica che si sta sviluppando a livello nazionale è più interessante di quanto si possa pensare.
Per la prima volta, da quando è in atto il sistema maggioritario, non siamo più in presenza di una sfida bipolare, ma di un’offerta plurale di possibilità di voto.
Possiamo anche affermare che, a differenza del passato, l’offerta politica presenta delle connotazioni anche di natura ideologico – programmatica in quanto ogni lista o raggruppamento di liste, si colloca in uno spazio politico ben definito ed  ha un programma che rispecchia questa sua collocazione.
A determinare questa novità ha contribuito la discesa o, come la chiama lui, salita in politica di Mario Monti perché ha determinato , al tradizionale scontro bipolare fra destra e sinistra, l’inserimento di una candidato di espressione centrista – liberale credibile sia sul piano personale che della capacità di polarizzare elettori e voti.
Senza poi considerare gli altri due raggruppamenti costituiti dalla proposta qualunquista del Movimento cinque stelle di Grillo e da quella della sinistra estrema rappresentata dalla candidatura del magistrato Ingroia.
Quindi non più la necessità di arruolare tutto ed il contrario di tutto  per avere la meglio sullo schieramento avversario, ma la riappropriazione del ruolo propositivo per la gestione e la ricerca delle soluzioni per le gravi problematiche del Paese.
 Su questa linea si muove la proposta del PD di Bersani anche se l’alleanza con Vendola gli toglie respiro prospettico sia sul piano politico che programmatico in quanto lo obbliga a cercare equilibri con un massimalismo duro a morire nella sinistra italiana..
La  lista Monti ed il suo schieramento di centro ,aperto alla società civile, ha iniziato la vera lenta rivoluzione culturale della politica italiana perché, non solo manda in archivio il dualismo spesso becero della seconda Repubblica, ma usa un nuovo rapporto con i cittadini elettori parlando alla loro testa e  facendoli partecipi delle difficoltà e delle situazioni reali.
Chi ancora si nutre di populismo e di slogan elettorali che sfuggono i problemi reali e parlano il linguaggio del venditore di saponette, più che quello di chi è deputato a rappresentare il Paese e risolvere i suoi problemi secondo una visione strategica e prospettica coerente e confacente con i problemi della collettività, è Silvio Berlusconi.
Il suo problema fondamentale non è quello di porsi come riferimento nazionale per una politica portatrice di istanze della collettività, ma prevale il soddisfacimento del suo narcisismo congenito che passa attraverso la dimostrazione di essere il risolutore di tutto e l’unico unto dal signore.
Il suo potere mediatico -  finanziario e  la ricchezza accumulata partendo dal niente lo rendono egocentrico perché deve sempre dimostrare di essere il più bravo.
E’ l’unico schieramento politico che, per vincere le elezioni, subordina la proposta politica alla quantità delle forze in campo pur se disomogenee e contrastanti fra loro.
Qual è il senso dell’accordo contemporaneo con la Lega nord e con i movimenti di Miccichè e di Lombardo?.
Per Berlusconi l’unico senso è si cercare di avere più voti mentre quello dei meridionali è di avere più posti in Parlamento.
Se la Lega baratta il suo appoggio con lo slogan “ Prima il Nord” e chiede la costituzione di una macroregione del  Nord per concentrare tutto il potere economico e dividendo, di fatto, l’Italia.
Se chiede  che il 75% delle tasse restino al Nord, che ci stanno a fare i meridionali?
Fanno solamente la parte dei nuovi ascari al servizio dei più forti con il piattino in mano.
E noi meridionali perché dovremmo votare uno schieramento che ha lo scopo di sopprimere gli interessi e le istanze del Meridione?

Pippo Bufardeci

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