lunedì 7 aprile 2008


L’IRA FUNESTA

Forse i dirigenti regionali di Alleanza Nazionale, scioltasi adesso nel PDL, avranno pensato ad una anticipazione del pesce d’Aprile quando sono stati invitati a dimettersi dagli incarichi dal loro capo Giancarlo Fini.
Purtroppo per loro era tutto vero perchè l’infuriato capo-padrone Fini aveva veramente chiesto le dimissioni del segretario regionale e provinciale di Palermo del suo partito in quanto rei di avergli fatto trovare pochi elettori interessati al suo discorso politico nel teatro scelto come luogo di raduno per la campagna elettorale.
In subordine e dopo essersi calmato un pò, il capo-padrone Fini ha deciso di accettare le spontanee (sic!) dimissioni dei due malcapitati.
Sarebbe, per chi ritiene importanti i contenuti democratici del nostro sistema politico, una barzelletta mal raccontata su cui si potrebbe ugualmente riderci su, ma purtroppo non è così dal momento che siamo in presenza del disprezzo delle più elementari norme della democrazia partecipata e dell’espressione della volontà dei cittadini.
I partiti politici sono la forma organizzata della partecipazione dei cittadini attraverso cui partecipano alla vita della nazione determinando, in assoluta libertà di scelta, le sorti della comunità.
I loro rappresentanti eletti, ai vari livelli, ne rappresentano l’espressione massima e rispondono direttamente a coloro che li hanno eletti e solo da questi possono avere revocato o riconfermato il mandato.
Nell’attuale concezione della democrazia berlusconiana in salsa finiana qualsiasi volontà espressa da coloro che si rifanno al raggruppamento di appartenenza di questi due leaders sono credibili e rappresentativi solo se ripetono pedissequamente il pensiero dei capi ed esercitano la funzione di rappresentarli.
E’ la democrazia che toglie dalla propria base il concetto della rappresentanza popolare ed immette quello della subalternità al capo – padrone cui bisogna rispondere di tutto ed a cui bisogna, a richiesta, restituire quello che ha ricevuto.
Difatti è la concezione della elargizione che ha il sopravvento su quella della conquista di una determinata posizione quale conseguenza di un mandato popolare.
Ecco quindi i deputati defenestrati o scelti dal favore del capo od i segretari dei partiti indicati o dimessi in base alla volontà del capo.
E’ chiaro che anche altri partiti scimmiottano gli stessi metodi.
Basti ricordare l’esproprio di rappresentanza operato da partito Democratico ai danni del territorio siracusano e ragusano dei propri rappresentanti nelle liste per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica.
Ma il bello più bello sta nel fatto che continuiamo ancora a chiamarla Democrazia.

PIPPO BUFARDECI

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