lunedì 21 settembre 2009

NO, IL " LAURIFICIO"NON DA FUTURO AI NOSTRI GIOVANI

Nei giorni scorsi il Presidente degli Stati Uniti ha tenuto un discorso agli studenti per esaltare il valore della conoscenza e dello studio.

La stampa ed i politici italiani si sono affrettati a dire la loro sull’importanza dello studio e della cultura nel percorso di vita dei giovani, anche italiani, che avrebbero anche la possibilità di maggiori guadagni e opportunità lavorative dopo l’acquisizione della laurea.

Ecco perchè è necessario che i giovani studenti italiani abbiano un approccio diverso allo studio fatto di maggiore amore per esso e migliore consapevolezza dei propri mezzi.

Non vi è dubbio che la conoscenza e lo studio rappresenteranno sempre più lo spartiacque fra la mediocrità, anche lavorativa, e la possibilità di vivere una vita consapevole ed appagante anche economicamente.

Allo stesso tempo è necessario che la famiglia e le istituzioni si facciano interpreti di questa importante prospettiva ed orientino le nuove generazioni verso un futuro di studio e di conoscenza come presupposto indispensabile per la loro realizzazione sociale.

Ma non bisogna però dimenticare l’altra faccia della medaglia che è rappresentata dalla possibilità di accedere nel modo giusto nel mondo lavorativo affinchè si concretizzi il presupposto dell’impegno profuso per lo studio e la conoscenza.

Se non si verifica in modo rapido e coerente questo importante secondo aspetto ci troveremo in presenza della situazione di frustrazione in cui si trovano molti giovani che, ottenuto la laurea dopo tanti sacrifici personali e familiari, rimangono senza lavoro per anni in uno stato di delusione che spesso li allontana da qualsiasi ulteriore possibilità di approfondimento dello studio perchè ritenuto inutile.

Ciò è ancora più marcato se si è intrapreso un percorso di studio di laurea breve e si è stati anche vittime di un’organizzazione universitaria raffazzonata e rispondente solo alle esigenze dei vari atenei o dei professori e loro familiari.

E’ quello che, in gran parte, è successo con l’esperienza universitaria a Siracusa che ha trasformato le grandi speranze di studenti e familiari in una situazione di grande sconforto nullificando qualsiasi prospettiva di crescita culturale e di impegno lavorativo.

Non mi risulta che qualche laureato, sopratutto della facoltà di scienze dei beni culturali, abbia trovato lavoro conforme alla prospettiva della laurea conseguita.

E’ qui la grande responsabilità della classe dirigente dell’intera provincia siracusana, ma anche di quella regionale, che non ha saputo creare le condizioni extra universitarie capaci di finalizzare con una meta lavorativa il percorso intrapreso con lo studio e con il conseguimento del titolo di studio.

Purtroppo non esistono prospettive positive di breve periodo e si ha netta la sensazione che le diatribe di questi ultimi mesi siano più finalizzate a giochi di potere che all’esigenza di dare risposte serie e concrete a quanti intendono iscriversi ai vari corsi di studio ed a coloro che, ottenuta la laurea, vegetano nell’attesa di una conseguenza lavorativa che non si intravede e accentua sempre più la dilagante frustrazione..



( Questo articolo è stato pubblicato sul n° 30/99 del settimanale " I FATTI " del 20sett. 2009

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