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Le recenti elezioni regionali sono state archiviate nella memoria collettiva come quelle che hanno visto il trionfo politico della Lega ed un suo inserimento sempre maggiore nelle istituzioni locali.
Assieme al dato di fatto del successo elettorale sono stati evidenziati i motivi, o quelli che si ritengono tali, del perchè di tanto successo a fronte di una situazione politica, istituzionale ed economica molto difficile.
Si è detto, partendo anche del risultato positivo del Popolo delle Libertà, che questo successo si inserisce nel quadro di una credibilità dell’azione di Governo del centro destra a fronte di una opposizione quasi inesistente sul piano dell’attrazione programmatica o comunque non capace di esprimere una linea politica riconoscibile e condivisibile da parte dei cittadini elettori.
Certamente sono tutte valutazioni che hanno una loro logica politica enfatizzate dalla propaganda partitica, ma riteniamo che la motivazione più degna di un approfondimento sia quella relativa al così detto radicamento nul territorio.
La Lega ha fatto passare il concetto, sicuramente anche con l’azione concreta dei propri amministratori, che il radicamento nel territorio non vuol dire occupazione dello stesso, ma conoscenza dei problemi ed avvio delle relative soluzioni.
Naturalmente con tutto l’effetto psicologico di un folklore politico che il suo elettorato vuol sentire e vivere.
Ma la Lega, condivisibile o meno, si comporta come un partito vero che nasce come momento di aggregazione di interessi locali che condivide con i propri elettori sia nella fase della elaborazione iniziale che in quella realizzativa.
Allo stesso modo i propri amministratori dimostrano di svolgere, con serietà, il compito che gli affidano gli elettori secondo una visione di interesse collettivo e di buon governo della cosa pubblica che la politica, nel suo complesso, sembra essersene dimenticato.
La Lega quindi fa, della normalità, la propria straordinarietà in un tempo politico in cui è stata accentuata la deresponsabilizzazione della classe dirigente degli altri partiti che non sentono più il peso del confronto e del giudizio degli elettori, ma solo quello di coloro che sono deputati, con le loro decisioni, a determinare il loro destino politico ed il proseguimento nella scalata alle istituzioni.
Questa mancanza di controllo determina, assieme ad esponenti seri e capaci, la presenza di un sottobosco di politicanti che non conoscono le più elementari norme della politica e dell’amministrazione della cosa pubblica secondo la visione del bene comune.
Vediamo le nostre amministrazioni ed i nostri comuni. Quanti “leghisti” possiamo immaginare di avere che conoscono la funzione dell’amministrazione della cosa pubblica e lavorano in sintonia con il territorio, con gli interessi espressi dai cittadini e con la necessaria onestà che li indichi come politici seri, onesti, capaci e preparati.
Penso che a molti verrà difficile dimostrare di possedere tutte queste qualifiche perchè, bene che vada, gliene mancherà almeno qualcuna.
Compresa, purtroppo, anche quella dell’onestà perchè non sono pochi i bisbigli che aleggiano nella logica della indicazione di politici ed amministratori che agiscono solo o preminentemente in funzione del loro interesse personale anche economico.
Un partito che funziona e che dà conto dell’operato dei suoi uomini ai cittadini elettori porta quasi a zero l’interesse personale dei propri eletti a vantaggio di quelli della comunità dei cittadini.
Ecco allora che la Lega, potrà anche non piacere nel suo modo rozzo di porsi nello scenario politico nazionale, ma se essa rappresenta la positività che gli altri stentano ad esercitare, allora può anche essere un esempio.
Sopratutto per chi si muove nelle logiche di una più o meno manifesta imitazione della Lega con il Partito del Sud che, oltre alle enunciazioni, necessita di contenuti e di pratica politica ed amministrativa che attragga i cittadini elettori nella condivisione di ideali sentiti veramente da tutti e nell’esempio dei propri dirigenti ed amministratori in tema di capacità, conoscenza ed onestà. Abbiamo tutto questo?. Ne parleremo in qualche altro articolo.
Assieme al dato di fatto del successo elettorale sono stati evidenziati i motivi, o quelli che si ritengono tali, del perchè di tanto successo a fronte di una situazione politica, istituzionale ed economica molto difficile.
Si è detto, partendo anche del risultato positivo del Popolo delle Libertà, che questo successo si inserisce nel quadro di una credibilità dell’azione di Governo del centro destra a fronte di una opposizione quasi inesistente sul piano dell’attrazione programmatica o comunque non capace di esprimere una linea politica riconoscibile e condivisibile da parte dei cittadini elettori.
Certamente sono tutte valutazioni che hanno una loro logica politica enfatizzate dalla propaganda partitica, ma riteniamo che la motivazione più degna di un approfondimento sia quella relativa al così detto radicamento nul territorio.
La Lega ha fatto passare il concetto, sicuramente anche con l’azione concreta dei propri amministratori, che il radicamento nel territorio non vuol dire occupazione dello stesso, ma conoscenza dei problemi ed avvio delle relative soluzioni.
Naturalmente con tutto l’effetto psicologico di un folklore politico che il suo elettorato vuol sentire e vivere.
Ma la Lega, condivisibile o meno, si comporta come un partito vero che nasce come momento di aggregazione di interessi locali che condivide con i propri elettori sia nella fase della elaborazione iniziale che in quella realizzativa.
Allo stesso modo i propri amministratori dimostrano di svolgere, con serietà, il compito che gli affidano gli elettori secondo una visione di interesse collettivo e di buon governo della cosa pubblica che la politica, nel suo complesso, sembra essersene dimenticato.
La Lega quindi fa, della normalità, la propria straordinarietà in un tempo politico in cui è stata accentuata la deresponsabilizzazione della classe dirigente degli altri partiti che non sentono più il peso del confronto e del giudizio degli elettori, ma solo quello di coloro che sono deputati, con le loro decisioni, a determinare il loro destino politico ed il proseguimento nella scalata alle istituzioni.
Questa mancanza di controllo determina, assieme ad esponenti seri e capaci, la presenza di un sottobosco di politicanti che non conoscono le più elementari norme della politica e dell’amministrazione della cosa pubblica secondo la visione del bene comune.
Vediamo le nostre amministrazioni ed i nostri comuni. Quanti “leghisti” possiamo immaginare di avere che conoscono la funzione dell’amministrazione della cosa pubblica e lavorano in sintonia con il territorio, con gli interessi espressi dai cittadini e con la necessaria onestà che li indichi come politici seri, onesti, capaci e preparati.
Penso che a molti verrà difficile dimostrare di possedere tutte queste qualifiche perchè, bene che vada, gliene mancherà almeno qualcuna.
Compresa, purtroppo, anche quella dell’onestà perchè non sono pochi i bisbigli che aleggiano nella logica della indicazione di politici ed amministratori che agiscono solo o preminentemente in funzione del loro interesse personale anche economico.
Un partito che funziona e che dà conto dell’operato dei suoi uomini ai cittadini elettori porta quasi a zero l’interesse personale dei propri eletti a vantaggio di quelli della comunità dei cittadini.
Ecco allora che la Lega, potrà anche non piacere nel suo modo rozzo di porsi nello scenario politico nazionale, ma se essa rappresenta la positività che gli altri stentano ad esercitare, allora può anche essere un esempio.
Sopratutto per chi si muove nelle logiche di una più o meno manifesta imitazione della Lega con il Partito del Sud che, oltre alle enunciazioni, necessita di contenuti e di pratica politica ed amministrativa che attragga i cittadini elettori nella condivisione di ideali sentiti veramente da tutti e nell’esempio dei propri dirigenti ed amministratori in tema di capacità, conoscenza ed onestà. Abbiamo tutto questo?. Ne parleremo in qualche altro articolo.
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