La legge elettorale,
proposta dal trio Renzi, Berlusconi ed Alfano, sta lentamente iniziando il suo
percorso parlamentare passando attraverso
l’esame delle commissioni parlamentari affari costituzionali e
preparandosi ad affrontare tutta una serie di emendamenti già annunciati da
molti partiti e gruppi parlamentari.
Si tratta ancora di una
legge che non raccoglie i consensi politici dei partiti così detti minori e
suscita perplessità relativamente al concetto della scelta dei parlamentari
attraverso l’unico modo democraticamente possibile che è quello delle
preferenze.
Sul piano politico si
evidenzia che non è stato digerito l’accordo Renzi – Berlusconi soprattutto per
la filosofia che ha ispirato inizialmente i due protagonisti che era tesa ad
eliminare i piccoli partiti e portarci dal bipolarismo al bipartitismo.
Difatti l’applicazione
pedissequa della normativa spagnola avrebbe portato a questo.
Come si sa il sistema
spagnolo prevede piccoli collegi elettorali con candidati che si sfidano per un
solo seggio disponibile assegnato a chi vince. Chi perde non ha la possibilità,
come partito, di recuperare i voti a livello nazionale perché ciò non è
consentito.
Quindi si può creare il
caso di una terza forza, anche consistente
sul piano complessivo che, non vincendo in nessun collegio elettorale
non prende nessun deputato.
Per assurdo può
succedere che anche il secondo partito, risultando tale in tutti i collegi, non
può avere alcuna rappresentanza parlamentare magari ottenendo un distacco
minimo sul piano complessivo dei voti a livello nazionale.
Dobbiamo dare atto che,
con l’inserimento di Alfano nella trattativa sulla legge elettorale, sono stati
inseriti correttivi importanti anche se non ancora del tutto sufficienti.
L’avere inserito il
ballottaggio di coalizione ha permesso di uscire dal concetto bipartitico per
inserire quello delle bi-coalizioni che obbligano i partiti maggiori ad
allearsi con altri schieramenti e quindi a salvaguardare la presenza di questi
partiti che sarebbero stati esclusi dalla prima stesura del testo.
Ciò avviene attraverso
la diminuzione della soglia di sbarramento dall’8 al 5 % se coalizzati.
Queste due quote non
sono di per sé basse per cui determinano, nella situazione attuale di
frammentazione del quadro politico, l’esclusione di quasi tutti i piccoli
partiti se non si coalizzano fra loro secondo le proprie affinità politiche.
Sono difatti in corso
proposte per abbassare queste due quote di sbarramento.
Ma resta sempre in
piedi il nodo della scelta diretta dei deputati da parte dei cittadini elettori.
Lo stesso Alfano, pur
accettando la proposta di legge elettorale nel suo complesso, ha dichiarato che
si riserva di presentare emendamenti parlamentari tesi all’introduzione delle
preferenze.
La stessa cosa hanno
incominciato già a fare quasi tutti gli altri partiti presentando propri
emendamenti in fase di esame presso le commissioni affari costituzionali.
Secondo me vi è un
aspetto poco evidenziato relativo all’assenza delle preferenze.
E’ vero che la Corte
costituzionale, rimanendo nel vago, ha detto che non è accettabile un
parlamento di nominati, ma non ha detto chiaramente come orientarsi.
A mio avviso doveva
chiaramente dire che la scelta del parlamentare, o di gran parte di loro, è un
fatto costituzionalmente irrinunciabile anche perché crea elementi ulteriori di
incostituzionalità il diverso trattamento giuridico fra candidati della stessa
lista che partecipano alla stessa competizione.
Difatti i candidati di
una lista, che sono messi in una posizione che non può assicurare la elezione
rispetto a quelli che stanno nei primi posti, non possono concorrere con la
stessa possibilità degli altri di essere eletti.
Ragione per cui, a mio
avviso, viene loro leso il diritto costituzionale dei cittadini di essere
uguali difronte alla legge e, nel caso specifico, alla legge elettorale.
Se dovessi fare una
proposta riterrei conducente quella che si usa per la scelta degli assessori
nelle giunte comunali dove la metà degli assessori viene scelta fra i consiglieri eletti e metà fra
cittadini non eletti.
Quindi metà candidati, nella stessa lista, dovrebbero
essere eletti con le preferenze e metà secondo l’ordine di presentazione nella
lista stessa.
Non mi soffermo come
arrivarci sul piano tecnico, ma l’idea potrebbe risolvere i problemi di
rappresentanza importanti che hanno sollevato tutti i partiti minori, ma anche
il presidente del Consiglio.
Infine ricordo a chi,
politico o non, vuole approfondire la conoscenza tecnico – giuridica dei
sistemi elettorali dall’europeo al comunale,
che in libreria può trovare il mio nuovo libro sui sistemi elettorali.
Pippo Bufardeci
24.01.2014
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