venerdì 24 gennaio 2014

NUOVA LEGGE ELETTORALE, NON TUTTO E’ ANCORA RISOLTO





La legge elettorale, proposta dal trio Renzi, Berlusconi ed Alfano, sta lentamente iniziando il suo percorso parlamentare passando attraverso  l’esame delle commissioni parlamentari affari costituzionali e preparandosi ad affrontare tutta una serie di emendamenti già annunciati da molti partiti e gruppi parlamentari.
Si tratta ancora di una legge che non raccoglie i consensi politici dei partiti così detti minori e suscita perplessità relativamente al concetto della scelta dei parlamentari attraverso l’unico modo democraticamente possibile che è quello delle preferenze.
Sul piano politico si evidenzia che non è stato digerito l’accordo Renzi – Berlusconi soprattutto per la filosofia che ha ispirato inizialmente i due protagonisti che era tesa ad eliminare i piccoli partiti e portarci dal bipolarismo al bipartitismo.
Difatti l’applicazione pedissequa della normativa spagnola avrebbe portato a questo.
Come si sa il sistema spagnolo prevede piccoli collegi elettorali con candidati che si sfidano per un solo seggio disponibile assegnato a chi vince. Chi perde non ha la possibilità, come partito, di recuperare i voti a livello nazionale perché ciò non è consentito.
Quindi si può creare il caso di una terza forza, anche consistente  sul piano complessivo che, non vincendo in nessun collegio elettorale non prende nessun deputato.
Per assurdo può succedere che anche il secondo partito, risultando tale in tutti i collegi, non può avere alcuna rappresentanza parlamentare magari ottenendo un distacco minimo sul piano complessivo dei voti a livello nazionale.
Dobbiamo dare atto che, con l’inserimento di Alfano nella trattativa sulla legge elettorale, sono stati inseriti correttivi importanti anche se non ancora del tutto sufficienti.
L’avere inserito il ballottaggio di coalizione ha permesso di uscire dal concetto bipartitico per inserire quello delle bi-coalizioni che obbligano i partiti maggiori ad allearsi con altri schieramenti e quindi a salvaguardare la presenza di questi partiti che sarebbero stati esclusi dalla prima stesura del testo.
Ciò avviene attraverso la diminuzione della soglia di sbarramento dall’8 al 5 % se coalizzati.
Queste due quote non sono di per sé basse per cui determinano, nella situazione attuale di frammentazione del quadro politico, l’esclusione di quasi tutti i piccoli partiti se non si coalizzano fra loro secondo le proprie affinità politiche.
Sono difatti in corso proposte per abbassare queste due quote di sbarramento.
Ma resta sempre in piedi il nodo della scelta diretta dei deputati da parte  dei cittadini elettori.
Lo stesso Alfano, pur accettando la proposta di legge elettorale nel suo complesso, ha dichiarato che si riserva di presentare emendamenti parlamentari tesi all’introduzione delle preferenze.
La stessa cosa hanno incominciato già a fare quasi tutti gli altri partiti presentando propri emendamenti in fase di esame presso le commissioni affari costituzionali.
Secondo me vi è un aspetto poco evidenziato relativo all’assenza delle preferenze.
E’ vero che la Corte costituzionale, rimanendo nel vago, ha detto che non è accettabile un parlamento di nominati, ma non ha detto chiaramente come orientarsi.
A mio avviso doveva chiaramente dire che la scelta del parlamentare, o di gran parte di loro, è un fatto costituzionalmente irrinunciabile anche perché crea elementi ulteriori di incostituzionalità il diverso trattamento giuridico fra candidati della stessa lista che partecipano alla stessa competizione.
Difatti i candidati di una lista, che sono messi in una posizione che non può assicurare la elezione rispetto a quelli che stanno nei primi posti, non possono concorrere con la stessa possibilità degli altri di essere eletti.
Ragione per cui, a mio avviso, viene loro leso il diritto costituzionale dei cittadini di essere uguali difronte alla legge e, nel caso specifico, alla legge elettorale.
Se dovessi fare una proposta riterrei conducente quella che si usa per la scelta degli assessori nelle giunte comunali dove la metà degli assessori viene  scelta fra i consiglieri eletti e metà fra cittadini non eletti.
Quindi metà  candidati, nella stessa lista, dovrebbero essere eletti con le preferenze e metà secondo l’ordine di presentazione nella lista stessa.
Non mi soffermo come arrivarci sul piano tecnico, ma l’idea potrebbe risolvere i problemi di rappresentanza importanti che hanno sollevato tutti i partiti minori, ma anche il presidente del Consiglio.
Infine ricordo a chi, politico o non, vuole approfondire la conoscenza tecnico – giuridica dei sistemi elettorali dall’europeo al comunale,  che in libreria può trovare il mio nuovo libro sui sistemi elettorali. 

Pippo Bufardeci
24.01.2014

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