Interessante il discorso che riguarda l'autonomia politica della Sicilia. Ma fino ad oggi siamo agli enunciati,manca una strategia, un progetto, un'ipotesi
Nei giorni scorsi il Sole 24 ore ha pubblicato un sondaggio sulla volontà di voto degli italiani che dà un aumento di quattro punti alla PDL, di tre punti al PD ed una sostanziale tenuta degli altri schieramenti.Ma la cosa che maggiormente è stata evidenziata è l'alta presenza della PDL nel meridione.
Difatti, secondo il sondaggio, oltre il 50% dei voti berlusconiani sono di elettori meridionali per cui si potrebbe affermare che questo schieramento sia quello più accreditato per rappresentare gli interessi di questo territorio.
Allora la domanda che dobbiamo porci da meridionali è quella della verifica se effettivamente ciò avviene nella scelte di natura politica che vengono prese dal Governo del Paese in funzione della tutela degli interessi meridionali, della sua crescita economica, sociale e di sviluppo complessivo che possa colmare il gap negativo che lo distanzia da altre parti del suolo italico.
Se diamo uno sguardo all'azione di Governo ci accorgiamo che ciò non avviene almeno in modo sufficiente e capace di farci affermare che ci troviamo di fronte ad una inversione di tendenza rispetto alle politiche precedenti e di un' attenzione maggiore rispetto a quella riservata alle problematiche che investono la struttura sociale ed economica del nord.
Certamente non la valutiamo in modo conflittuale fra Nord e Sud, ma solamente in senso equitario di sviluppo e di condizioni paritarie delle opportunità che vengono riservati ai cittadini che vivono nell'area meridionale del Paese.
Sul piano politico è evidente l'influenza che la Lega Nord esercita sulle scelte strategiche del Governo con l'approvazione di provvedimenti che rispondono alle esigenze primarie degli elettori leghisti ed anche a gruppi dirigenti della PDL del Nord che fanno sentire forte la loro presenza nei Ministreri ed all'interno del partito di Berlusconi.
Naturalmente esercitano bene il loro mestiere di rappresentanti dei cittadini che li eleggono.
Dobbiamo, noi meridionali, verificare se anche i nostri rappresentanti esercitano bene il loro mestiere di perorare le soluzioni ai problemi che assillano questa parte d'Italia.
Molti dubbi ci vengono quando assistiamo a provvedimenti che aumentano giustamente le risorse per la cassa integrazione, per le piccole e medie imprese, per l'expo di Milano o l'ampliamento di autostrade o per la rottamazione delle auto di Torino.
Di contro non vi sono soldi a favore dei disoccupati, della creazione di nuovi posti di lavoro, per le autostrade, l'alta velocità, i servizi sanitari che sono alla base delle negatività sociali del Sud.
Manca cioè una strategia capace di dare risposte strutturali ai problemi del Mezzogiorno e di creare pari opportunità di sviluppo al territorio e possibilità di un lavoro che abbia radici locali quale presupposto di una vita dignitosa per i cittadini meridionali.
Il problema ritorna ad essere quello della rappresentanza politica che non può affidarsi a coloro che intendono sfruttare l'occasione per arricchire il loro patrimonio personale, come spesso è successo in passato e come purtroppo alcuni ancora intendono il presente,ma selezionare coloro che sono portatori di un progetto serio di impegno per lo sviluppo anche se l'assenza della preferenza rende problematica detta selezione.
Naturalmente questo vale anche per la minoranza politica che, in un sistema di alternanza, non dà garanzie superiori rispetto alla qualità politica ed alla capacità governativa.
In questa logica se la rivendicazione dell'autonomia politica che viene fatta a livello di regione Sicilia in questi giorni non risponde a visioni strumentali, di potere personale, di lotte fra gruppi interni ai partiti o di inciucio istituzionale, ma vuole essere una presa di coscienza forte ed un segnale politico importante a chi è deputato alle scelte strategiche di Governo, allora può essere visto con positività.
Però aspettiamo ancora di conoscere le strategie, i tempi di azione, gli obiettivi da raggiungere e sopratutto il coinvolgimento dei cittadini meridionali interessati al loro avvenire.
Tutto il resto, senza un'anima politica pulsante, rischia di chiudersi nella logica degli interessi di gruppi o singoli personaggi che,nel gioco delle parti, alimentano soltanto il perdurare dell'ascarismo storico.
( Questo articolo è stato pubblicato sul n°41/2009 di domenica 13 dicembre 2009; il titolo ed il sottotitolo sono del direttore del giornale )
Nei giorni scorsi il Sole 24 ore ha pubblicato un sondaggio sulla volontà di voto degli italiani che dà un aumento di quattro punti alla PDL, di tre punti al PD ed una sostanziale tenuta degli altri schieramenti.Ma la cosa che maggiormente è stata evidenziata è l'alta presenza della PDL nel meridione.
Difatti, secondo il sondaggio, oltre il 50% dei voti berlusconiani sono di elettori meridionali per cui si potrebbe affermare che questo schieramento sia quello più accreditato per rappresentare gli interessi di questo territorio.
Allora la domanda che dobbiamo porci da meridionali è quella della verifica se effettivamente ciò avviene nella scelte di natura politica che vengono prese dal Governo del Paese in funzione della tutela degli interessi meridionali, della sua crescita economica, sociale e di sviluppo complessivo che possa colmare il gap negativo che lo distanzia da altre parti del suolo italico.
Se diamo uno sguardo all'azione di Governo ci accorgiamo che ciò non avviene almeno in modo sufficiente e capace di farci affermare che ci troviamo di fronte ad una inversione di tendenza rispetto alle politiche precedenti e di un' attenzione maggiore rispetto a quella riservata alle problematiche che investono la struttura sociale ed economica del nord.
Certamente non la valutiamo in modo conflittuale fra Nord e Sud, ma solamente in senso equitario di sviluppo e di condizioni paritarie delle opportunità che vengono riservati ai cittadini che vivono nell'area meridionale del Paese.
Sul piano politico è evidente l'influenza che la Lega Nord esercita sulle scelte strategiche del Governo con l'approvazione di provvedimenti che rispondono alle esigenze primarie degli elettori leghisti ed anche a gruppi dirigenti della PDL del Nord che fanno sentire forte la loro presenza nei Ministreri ed all'interno del partito di Berlusconi.
Naturalmente esercitano bene il loro mestiere di rappresentanti dei cittadini che li eleggono.
Dobbiamo, noi meridionali, verificare se anche i nostri rappresentanti esercitano bene il loro mestiere di perorare le soluzioni ai problemi che assillano questa parte d'Italia.
Molti dubbi ci vengono quando assistiamo a provvedimenti che aumentano giustamente le risorse per la cassa integrazione, per le piccole e medie imprese, per l'expo di Milano o l'ampliamento di autostrade o per la rottamazione delle auto di Torino.
Di contro non vi sono soldi a favore dei disoccupati, della creazione di nuovi posti di lavoro, per le autostrade, l'alta velocità, i servizi sanitari che sono alla base delle negatività sociali del Sud.
Manca cioè una strategia capace di dare risposte strutturali ai problemi del Mezzogiorno e di creare pari opportunità di sviluppo al territorio e possibilità di un lavoro che abbia radici locali quale presupposto di una vita dignitosa per i cittadini meridionali.
Il problema ritorna ad essere quello della rappresentanza politica che non può affidarsi a coloro che intendono sfruttare l'occasione per arricchire il loro patrimonio personale, come spesso è successo in passato e come purtroppo alcuni ancora intendono il presente,ma selezionare coloro che sono portatori di un progetto serio di impegno per lo sviluppo anche se l'assenza della preferenza rende problematica detta selezione.
Naturalmente questo vale anche per la minoranza politica che, in un sistema di alternanza, non dà garanzie superiori rispetto alla qualità politica ed alla capacità governativa.
In questa logica se la rivendicazione dell'autonomia politica che viene fatta a livello di regione Sicilia in questi giorni non risponde a visioni strumentali, di potere personale, di lotte fra gruppi interni ai partiti o di inciucio istituzionale, ma vuole essere una presa di coscienza forte ed un segnale politico importante a chi è deputato alle scelte strategiche di Governo, allora può essere visto con positività.
Però aspettiamo ancora di conoscere le strategie, i tempi di azione, gli obiettivi da raggiungere e sopratutto il coinvolgimento dei cittadini meridionali interessati al loro avvenire.
Tutto il resto, senza un'anima politica pulsante, rischia di chiudersi nella logica degli interessi di gruppi o singoli personaggi che,nel gioco delle parti, alimentano soltanto il perdurare dell'ascarismo storico.
( Questo articolo è stato pubblicato sul n°41/2009 di domenica 13 dicembre 2009; il titolo ed il sottotitolo sono del direttore del giornale )
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