lunedì 9 dicembre 2013

ATTENZIONE A NON CONFONDERE RENZI CON IL RE D’ITALIA


 Nel periodo politico attuale, dove alla razionalità si è sostituito il tifo da stadio, la elezione di un segretario di partito assume il significato di un grande evento simbolico nazionale alimentando ancora di più la confusione in cui siamo caduti.
Qualsiasi partito è sempre, anche per definizione, una parte di un sistema rappresentativo più ampio che riguarda milioni di cittadini.
Il 70% trionfante di Renzi bisogna calcolarlo sul totale del 100% degli elettori del partito che lo hanno espresso.
Poiché questi ultimi sono stati meno di 3 milioni, possiamo affermare, ad abbundanziam, che il fenomeno Renzi rappresenta circa 2 milioni e 100 mila cittadini iscritti al suo partito. Con una proiezione esterna essi equivalgono ad un effimero partitino che forse non raggiungerebbe il 5% su scala nazionale per avere una propria rappresentanza in Parlamento.
Per di più il PD, partito  che Renzi dirigerà, non ha una platea elettorale tale da renderlo protagonista assoluto del destino del Paese, ma si attesta su percentuali che vanno dal 20 al 30% nella migliore delle ipotesi.
Rimane un 60 - 70 % di italiani che Renzi non può rappresentare perché non sono con il suo partito.
Quindi siamo in presenza di una minoranza, importante, ma minoranza, che non deve illudersi di avere partorito il Re d’Italia o l’uomo della provvidenza perché in una democrazia plurale sono numerosi i soggetti che hanno titolo a rappresentare spicchi diversi ed articolati della società italiana.

Quindi riportiamo i fatti alla loro natura originaria che è quella dello svolgimento di una elezione di un leader di un partito che non è l’unico, ma concorre, assieme ad altri, a determinare i destini del Paese.
Allora molto ghiaccio sulla testa dell’ “euforismo” per evitare di suscitare aspettative fuori dalla logica ed è nello stesso interesse del PD che questo partito non cada nel sistema di Forza Italia con un padre padrone alla Berlusconi in sedicesima.
Un partito plurale, quale è diventato il PD dopo avere abiurato il centralismo comunista proletario, produrrebbe effetti traumatici, sia all’interno che fra gli elettori, se si scoprisse con un centralismo borghese simile all’odiato berlusconismo predecessore dell’eventuale nuovo renzismo.
Allora, se non confondiamo Renzi con il nuovo Re d’Italia, ma lo inquadriamo nella giusta direzione gli faremo anche un favore, sia politico che personale, perché lo inquadreremmo nel contesto dei soggetti politici che si vogliono spendere per il bene del Paese confrontandosi con tutti i soggetti del sistema democratico.
Se Renzi pensa che tutto ciò che ha detto, a proposito ed a sproposito, per conquistare la piccola platea di elettori che lo ha eletto a segretario di un partito politico nazionale sia la verità assoluta, sicuramente si andrà incontro ad ulteriori periodi destabilizzanti del nostro sistema politico ed istituzionale che è già di per se quasi saturo di destabilizzatori.

Pippo Bufardeci

 

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