venerdì 20 dicembre 2013


FINANZIAMNETO AI PARTITI, IL GIOCO DELLE PARTI

 

Si è ricominciato, in termini concreti, a parlare di finanziamento pubblico ai partiti in quanto  il Governo Letta ha trasformato in decreto legge l’intesa già raggiunta dai gruppi parlamentari con l’approvazione di una proposta in seno alla Camera dei deputati.
La proposta prevede che l’effetto dell’assenza di denaro pubblico venga spalmato in quattro anni per cessare definitivamente nel 2017.
Ma sono subito sorte le polemiche da parte di tutti i gruppi politici che si sono sbizzarriti nel  rivendicare la genitura di altre proposte capaci di accorciare i tempi di attuazione della legge pur pensando di perdere ulteriore tempo per non attuarla.
Secondo me Letta è stato troppo responsabile, ma anche  poco accorto nel capire gli umori della gente e nell’anticipare le speculazioni dei suoi avversari politici.
Troppo responsabile perché il finanziamento pubblico ha purtroppo innescato meccanismi di speculazione e di latrocinio che i cittadini non sopportano più soprattutto se rapportano lo scialo di alcuni alle loro ristrettezze di vita.
Non nascondiamo però che questa responsabilità è dovuta anche a problemi che riguardano la partecipazione democratica alla vita politica e anche i lavoratori che in essa operano.
Il latrocinio è fortemente scaturito dalla gestione dei soldi dei gruppi parlamentari ai vari livelli e per questo bisogna approvare leggi molto severe per i trasgressori e condanne esemplari perché bisogna che si instauri una certa sacralità del bene comune.
La motivazione democratica sta nel fatto, che condivido, che la politica non può essere appannaggio solo di chi ha i soldi, ma le varie libere espressioni democratiche della società vanno aiutate e salvaguardate con appositi interventi.
Allo stato attuale vi è anche un problema di lavoro per coloro che, al di la della politica e dei partiti, prestano la loro opera lavorativa per il necessario funzionamento di una struttura che deve dare risposte e supporto alle proposte degli aderenti.

Secondo me Letta rischia di non essere compreso nello sforzo che in ogni caso ha fatto per porre il problema all’attenzione delle Camere e per porre un limite massimo alla sua definizione.
Bisognava  essere più drastici per evitare  prese di posizioni strumentali da parte di chi forse non vuole che cessi detto finanziamento.
Bisognava abolirlo subito per mettere tutti sul fatto compiuto e capirne le strategie.
Inserendo successivamente i temi del lavoro e della Democrazia.
Adesso Alfano ha detto che il suo partito è pronto ad una abolizione immediata e non dilazionata, ma gli altri hanno fatto finta di non sentire.

Bisogna che ci siano regole chiare sull’utilizzo dei fondi pubblici perché non possono essere lasciati alla discrezionalità della Corte dei Conti o della magistratura in  generale, ma è soprattutto necessario che chi si appropria di soldi o beni della collettività sappia che la sua pena deve essere applicata sempre in modo esemplare senza sconti né riabilitazioni.
Per questo riteniamo che l’abolizione immediata avrebbe trovato più consensi fra i cittadini.
Pippo Bufardeci ( 20.12.2013 )

 

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