lunedì 21 giugno 2010
GRAZIANO VERZOTTO: UN POLITICO VERO

La morte del sen. Graziano Verzotto porta via un protagonista della vita politica ed industriale dell’Italia, ma soprattutto della Sicilia del dopoguerra dove ha vissuto da protagonista lasciando la sua impronta ed i suoi affetti soprattutto nella provincia di Siracusa.
Il momento politico altamente ideologizzato nel quale ha vissuto con le lotte fra partiti diversi e contrapposti ed all’interno degli stessi partiti fra correnti antagoniste, nonché le vicissitudini giudiziarie all’inizio di un periodo di ricerca dell’ortodossia delle regole, che di fatto erano quasi inesistenti, impedisce ancora una serena valutazione dell’uomo, del politico e del presidente del più importante ente di sviluppo industriale della nostra isola.
Se enucleassimo, da tutte le sovrastrutture che hanno caratterizzato il politico Graziano Verzotto rendendolo personaggio e come tale ambivalente nelle valutazioni, il lavoro svolto ed i risultati ottenuti, potremmo forse iniziare a dare un piccolo contributo verso la strada di una valutazione più storica e meno soggetta agli umori della cronaca.
Possiamo dire che Graziano Verzotto è stato un politico di razza in quanto ha operato seguendo la logica della vera politica ed ha saputo interpretare i bisogni della società in cui ha esercitato cercando di contribuire al suo sviluppo.
Egli è stato un politico di formazione e non di occasione perché nel suo lungo cammino che lo ha portato ai vertici regionali del maggiore partito costituzionale,la Democrazia Cristiana, ha percorso tutta la trafila.
E’ partito dall’impegno parrocchiale, passando attraverso la lotta partigiana, i vertici dirigenziali della politica, della gestione degli enti economici e delle istituzioni.
Nasce in un tradizionale ambiente familiare del padovano, con padre dedito alla coltivazione di un piccolo appezzamento di terra, con ben dodici fratelli di cui alcune che abbracciano la vita monacale e da giovanissimo impegnato a decidere da solo assumendosi sempre le responsabilità delle scelte.
La stessa responsabilità che lo portò ad abbracciare l’ideale della Resistenza ed a comandare, ancora ventenne, la III Brigata “ Damiano Chiesa” con ruoli sempre più importanti e di essere uno dei collaboratori più apprezzati di Enrico Mattei che rappresentava la Democrazia Cristiana nel Corpo Volontari della Libertà.
Terminata la guerra e mandato dal partito ad organizzare i gruppi politici nella Sicilia orientale, sposa a Catania l’allora segretario provinciale e componente dell’Assemblea Costituente Maria Nicotra Fiorini.
Successivamente passa a reggere le sorti del partito nella provincia di Siracusa, prima come commissario e poi come segretario provinciale e leader politico indiscusso.
Fu lui che, in questa provincia ancora retta dai vecchi popolari, portò alla ribalta una nuova generazione di politici giovani ed ancorati alle esigenze del territorio.
Diede vita ad iniziative capaci di dotare l’arretrata provincia aretusea, di strumenti idonei per iniziare quello sviluppo che la porterà ad essere ai primi posti, in Italia, per reddito e ricchezza.
Diede vita al polo industriale che portò lavoro e reddito ad un ambiente, non solo siracusano, sulla soglia della povertà.
Costituì la banca di credito popolare di Siracusa il cui statuto fu redatto nella sede della DC,ed il consorzio per l’area di sviluppo industriale.
Avviò l’iter per la prima parte dell’autostrada per Catania, della Siracusa Gela ed alcune iniziative industriali collegati all’ente minerario siciliano quali la Plastjonica e la Gecomeccanica.
L’ Ente Minerario Siciliano venne affidato a Verzotto in una situazione di smobilitazione e diventò il volano di sviluppo per molte iniziative di natura industriale e si apprestava a diventare un importante gestore energetico quando, sicuramente per la individuazione di questo nuovo ruolo, arrivarono i guai giudiziari di Verzotto e la sua decadenza politica anche se i cittadini, di quella che orami era diventata la sua provincia, lo avevano anche eletto senatore nel collegio di Noto.
Il grande progetto della realizzazione, poi avvenuta postuma, del metanodotto Algeria – Sicilia e la costituzione delle società miste di gestione coinvolgendo produttori algerini e consumatori italiani, in un momento di grave crisi energetica e di rimodulazione degli assetti economici e di leadership del settore a livello mondiale,non potevano non creargli gravi difficoltà, anche sul piano personale, come è assodato che sono avvenute.
Le vicissitudini giudiziarie lo portarono ad un lungo esilio fuori dal territorio nazionale fino alla sua riabilitazione e solo nel luglio del 1991, come ricorda nel suo libro di memorie, poté ritornare in Italia.
La sua permanenza a Siracusa è stata caratterizzata anche da una parentesi sportiva mai dimenticata dai tifosi siracusani perché, quale presidente del Siracusa calcio, ottenne importanti risultati sportivi, quale la promozione in serie C e la vittoria di una coppa Italia di categoria nonché l’organizzazione con criteri manageriali della società.
L’uomo Verzotto ha lasciato un segno importante in quanti ebbero modo di incontrarlo per esercitare la loro attività di politici, amministratori, uomini di partito, dipendenti degli enti di cui era presidente o di semplici cittadini.
La sua disponiblità, comprensione e capacità di ascolto delle richieste e delle esigenze di tutti, nonché la sua concretezza nel dare risposte in un ambiente altamente caratterizzato da povertà e disoccupazione e la sua innata capacità di sapere vedere lo sviluppo del territorio al di là del contingente, lo hanno reso un personaggio che ancora oggi suscita sentimenti di stima e di denigrazione, di apprezzamento e di illazioni, ma mai di indifferenza.
Attorno al personaggio si sono create le storie più diverse e si è dato sfogo alle interpretazioni più varie in merito alla sua multiforme attività.
Noi presumiamo la buona fede di molti ma non possiamo non constatare anche la malafede di molti altri.
Ciò perché non possiamo decidere che le ipotesi, anche giudiziarie, possano essere sentenze definitive ed accertate fin quando non perverrà una decisione univoca da parte degli organi giudiziari preposti.
Fino ad oggi possiamo solo prendere atto che sulle accuse che lo portarono a lasciare il nostro Paese vi è stata una chiara abilitazione giudiziaria.
Il resto, nell’attesa che la storia si impossessi con obiettività di quel determinato periodo particolare del nostro Paese e che la magistratura ponga la parola fine con propria sentenza, appartiene solo alle ipotesi, alla cronaca, alle valutazioni più o meno interessate che necessitano di essere obiettivamente approfondite ed esaminate perché si possa dare a tutti i fatti la giusta e vera valutazione.
Se enucleassimo, da tutte le sovrastrutture che hanno caratterizzato il politico Graziano Verzotto rendendolo personaggio e come tale ambivalente nelle valutazioni, il lavoro svolto ed i risultati ottenuti, potremmo forse iniziare a dare un piccolo contributo verso la strada di una valutazione più storica e meno soggetta agli umori della cronaca.
Possiamo dire che Graziano Verzotto è stato un politico di razza in quanto ha operato seguendo la logica della vera politica ed ha saputo interpretare i bisogni della società in cui ha esercitato cercando di contribuire al suo sviluppo.
Egli è stato un politico di formazione e non di occasione perché nel suo lungo cammino che lo ha portato ai vertici regionali del maggiore partito costituzionale,la Democrazia Cristiana, ha percorso tutta la trafila.
E’ partito dall’impegno parrocchiale, passando attraverso la lotta partigiana, i vertici dirigenziali della politica, della gestione degli enti economici e delle istituzioni.
Nasce in un tradizionale ambiente familiare del padovano, con padre dedito alla coltivazione di un piccolo appezzamento di terra, con ben dodici fratelli di cui alcune che abbracciano la vita monacale e da giovanissimo impegnato a decidere da solo assumendosi sempre le responsabilità delle scelte.
La stessa responsabilità che lo portò ad abbracciare l’ideale della Resistenza ed a comandare, ancora ventenne, la III Brigata “ Damiano Chiesa” con ruoli sempre più importanti e di essere uno dei collaboratori più apprezzati di Enrico Mattei che rappresentava la Democrazia Cristiana nel Corpo Volontari della Libertà.
Terminata la guerra e mandato dal partito ad organizzare i gruppi politici nella Sicilia orientale, sposa a Catania l’allora segretario provinciale e componente dell’Assemblea Costituente Maria Nicotra Fiorini.
Successivamente passa a reggere le sorti del partito nella provincia di Siracusa, prima come commissario e poi come segretario provinciale e leader politico indiscusso.
Fu lui che, in questa provincia ancora retta dai vecchi popolari, portò alla ribalta una nuova generazione di politici giovani ed ancorati alle esigenze del territorio.
Diede vita ad iniziative capaci di dotare l’arretrata provincia aretusea, di strumenti idonei per iniziare quello sviluppo che la porterà ad essere ai primi posti, in Italia, per reddito e ricchezza.
Diede vita al polo industriale che portò lavoro e reddito ad un ambiente, non solo siracusano, sulla soglia della povertà.
Costituì la banca di credito popolare di Siracusa il cui statuto fu redatto nella sede della DC,ed il consorzio per l’area di sviluppo industriale.
Avviò l’iter per la prima parte dell’autostrada per Catania, della Siracusa Gela ed alcune iniziative industriali collegati all’ente minerario siciliano quali la Plastjonica e la Gecomeccanica.
L’ Ente Minerario Siciliano venne affidato a Verzotto in una situazione di smobilitazione e diventò il volano di sviluppo per molte iniziative di natura industriale e si apprestava a diventare un importante gestore energetico quando, sicuramente per la individuazione di questo nuovo ruolo, arrivarono i guai giudiziari di Verzotto e la sua decadenza politica anche se i cittadini, di quella che orami era diventata la sua provincia, lo avevano anche eletto senatore nel collegio di Noto.
Il grande progetto della realizzazione, poi avvenuta postuma, del metanodotto Algeria – Sicilia e la costituzione delle società miste di gestione coinvolgendo produttori algerini e consumatori italiani, in un momento di grave crisi energetica e di rimodulazione degli assetti economici e di leadership del settore a livello mondiale,non potevano non creargli gravi difficoltà, anche sul piano personale, come è assodato che sono avvenute.
Le vicissitudini giudiziarie lo portarono ad un lungo esilio fuori dal territorio nazionale fino alla sua riabilitazione e solo nel luglio del 1991, come ricorda nel suo libro di memorie, poté ritornare in Italia.
La sua permanenza a Siracusa è stata caratterizzata anche da una parentesi sportiva mai dimenticata dai tifosi siracusani perché, quale presidente del Siracusa calcio, ottenne importanti risultati sportivi, quale la promozione in serie C e la vittoria di una coppa Italia di categoria nonché l’organizzazione con criteri manageriali della società.
L’uomo Verzotto ha lasciato un segno importante in quanti ebbero modo di incontrarlo per esercitare la loro attività di politici, amministratori, uomini di partito, dipendenti degli enti di cui era presidente o di semplici cittadini.
La sua disponiblità, comprensione e capacità di ascolto delle richieste e delle esigenze di tutti, nonché la sua concretezza nel dare risposte in un ambiente altamente caratterizzato da povertà e disoccupazione e la sua innata capacità di sapere vedere lo sviluppo del territorio al di là del contingente, lo hanno reso un personaggio che ancora oggi suscita sentimenti di stima e di denigrazione, di apprezzamento e di illazioni, ma mai di indifferenza.
Attorno al personaggio si sono create le storie più diverse e si è dato sfogo alle interpretazioni più varie in merito alla sua multiforme attività.
Noi presumiamo la buona fede di molti ma non possiamo non constatare anche la malafede di molti altri.
Ciò perché non possiamo decidere che le ipotesi, anche giudiziarie, possano essere sentenze definitive ed accertate fin quando non perverrà una decisione univoca da parte degli organi giudiziari preposti.
Fino ad oggi possiamo solo prendere atto che sulle accuse che lo portarono a lasciare il nostro Paese vi è stata una chiara abilitazione giudiziaria.
Il resto, nell’attesa che la storia si impossessi con obiettività di quel determinato periodo particolare del nostro Paese e che la magistratura ponga la parola fine con propria sentenza, appartiene solo alle ipotesi, alla cronaca, alle valutazioni più o meno interessate che necessitano di essere obiettivamente approfondite ed esaminate perché si possa dare a tutti i fatti la giusta e vera valutazione.
( Questo mio articolo è stato pubblicato sul settimanale SICILIA- OGGI attualmente in edicola )
domenica 20 giugno 2010
QUESTA POLITICA SI STA SPEGNENDO
La telenovela della gestione della crisi al comune di Siracusa ed alla Provincia regionale continua ad offrire uno spettacolo che, bene che vada, risulta incomprensibile ai cittadini elettori.
La disaffezione dalla politica è dietro l’angolo come continuano ampiamente a dimostrare i dati della scarsa partecipazione al voto nelle elezioni amministrative con forte accentuazione nei ballottaggi dove si affievolisce la spinta dovuta alla preferenza per i candidati delle varie liste.
Eppure se questo fenomeno è già molto forte nelle elezioni amministrative dove sono in gioco interessi diretti con l’ambiente in cui si vive e dove ancora si mantiene il sistema delle preferenze, bisogna pensare che la sua proiezione sulle elezioni politiche potrebbe essere ancora più marcata.
Ciò perché il sistema elettorale delle politiche vanifica la scelta degli elettori e la riduce a semplice mezzo di ratifica passiva delle decisioni e delle scelte dei capi dei raggruppamenti politici.
Non possiamo nemmeno parlare di scelte operate dai partiti perché ormai questo termine è molto surrettizio perché rappresenta tutto tranne quello strumento giuridico di formazione della volontà popolare e di partecipazione e condivisione delle scelte politiche operate.
La convinzione per cui gli elettori sono solamente dei ratificatori è stata fatta propria da quanti sono stati designati a reggere le sorti di un gruppo politico in un determinato territorio a tal punto che non si sono resi conto che, l’evolversi delle dinamiche politiche, ha portato ad una frammentazione anche di gruppi politici che hanno basato la loro azione sulla omogeneità e sulla insindacabilità delle decisioni prese.
Questo modo di interpretare i rapporti politici e la conduzione di un partito, sia di maggioranza che di opposizione, è entrato fortemente in crisi anche nel nostro contesto politico provinciale ed ha avuto il suo apice, secondo me, nella crisi della provincia regionale e del comune di Siracusa.
Per la prima volta, in modo plateale, sono state palesemente messe in discussione le scelte operate dai vertici dei partiti in merito alla designazione degli uomini preposti a fare parte delle rispettive Giunte.
Vi è stata una giusta rimostranza sul metodo e sui nomi alla provincia regionale dove molti consiglieri provinciali avevano espresso la loro insoddisfazione ed il loro dissenso sul fatto che sapevano dell’evolversi della crisi solo attraverso la lettura dei giornali senza essere coinvolti nelle scelte.
Si appellavano, giustamente, al diritto di essere attori delle scelte che riguardano l’ente per la gestione del quale sono stati eletti ed hanno avuto un rapporto di fiducia con gli elettori di cui saranno i soli a risponderne anche se vengono considerati inerti rispetto alle scelte operate da chi si arroga il diritto di volerli gestire senza nemmeno consultarli.
Devo dire che ho apprezzato molto le prese di posizione di consiglieri e capigruppo di alcuni partiti di maggioranza che hanno cercato di fare capire a chi detiene il potere decisionale che le cose stavano cambiando.
Solo che questi segnali sono stati ignorati con la conseguenza che un crisi protrattasi nel tempo in modo abnorme ha evidenziato lotte fra alcuni gruppi politici per gestire potere e situazioni che non interessano i gruppi consiliari.
Le scelte dei vari assessori sono state operate secondo logiche di parentela o di ubbidienza.
Non si è tenuto conto dei giudizi espressi, anzi se ne sono fragati, da parte di coloro che sono stati eletti e titolati ad essere protagonisti.
E’ stata ignorata la frammentazione politica in atto che porta a non accettare supinamente le varie scelte.
Tutto questo, assieme alla incomprensibile lungaggine, ha generato disaffezione e senso di rivolta da parte dei cittadini.
Contemporaneamente ha dimostrato che alcuni soggetti politici deputati a gestire i fatti politici provinciali possono nascondere le loro debolezze in presenza di situazioni che portano alla compattezza e all’ubbidienza, ma dimostrano tutta la loro vulnerabilità quando si devono mettere in discussione e devono fare opera di equilibrio e condivisione.
Una classe politica che non sa interpretare i fatti, le esigenze, le dinamiche e le problematiche della politica e del territorio è una classe dirigente destinata a gestire solo l’esistente ed a spegnersi lentamente anche se, purtroppo rischia di spegnere con sé anche le prospettive e le speranze delle comunità che amministra.
( Questo articolo è pubblicato sul settimanale " I FATTI DELLA DOMENICA" del 20 giugno 2010)
La disaffezione dalla politica è dietro l’angolo come continuano ampiamente a dimostrare i dati della scarsa partecipazione al voto nelle elezioni amministrative con forte accentuazione nei ballottaggi dove si affievolisce la spinta dovuta alla preferenza per i candidati delle varie liste.
Eppure se questo fenomeno è già molto forte nelle elezioni amministrative dove sono in gioco interessi diretti con l’ambiente in cui si vive e dove ancora si mantiene il sistema delle preferenze, bisogna pensare che la sua proiezione sulle elezioni politiche potrebbe essere ancora più marcata.
Ciò perché il sistema elettorale delle politiche vanifica la scelta degli elettori e la riduce a semplice mezzo di ratifica passiva delle decisioni e delle scelte dei capi dei raggruppamenti politici.
Non possiamo nemmeno parlare di scelte operate dai partiti perché ormai questo termine è molto surrettizio perché rappresenta tutto tranne quello strumento giuridico di formazione della volontà popolare e di partecipazione e condivisione delle scelte politiche operate.
La convinzione per cui gli elettori sono solamente dei ratificatori è stata fatta propria da quanti sono stati designati a reggere le sorti di un gruppo politico in un determinato territorio a tal punto che non si sono resi conto che, l’evolversi delle dinamiche politiche, ha portato ad una frammentazione anche di gruppi politici che hanno basato la loro azione sulla omogeneità e sulla insindacabilità delle decisioni prese.
Questo modo di interpretare i rapporti politici e la conduzione di un partito, sia di maggioranza che di opposizione, è entrato fortemente in crisi anche nel nostro contesto politico provinciale ed ha avuto il suo apice, secondo me, nella crisi della provincia regionale e del comune di Siracusa.
Per la prima volta, in modo plateale, sono state palesemente messe in discussione le scelte operate dai vertici dei partiti in merito alla designazione degli uomini preposti a fare parte delle rispettive Giunte.
Vi è stata una giusta rimostranza sul metodo e sui nomi alla provincia regionale dove molti consiglieri provinciali avevano espresso la loro insoddisfazione ed il loro dissenso sul fatto che sapevano dell’evolversi della crisi solo attraverso la lettura dei giornali senza essere coinvolti nelle scelte.
Si appellavano, giustamente, al diritto di essere attori delle scelte che riguardano l’ente per la gestione del quale sono stati eletti ed hanno avuto un rapporto di fiducia con gli elettori di cui saranno i soli a risponderne anche se vengono considerati inerti rispetto alle scelte operate da chi si arroga il diritto di volerli gestire senza nemmeno consultarli.
Devo dire che ho apprezzato molto le prese di posizione di consiglieri e capigruppo di alcuni partiti di maggioranza che hanno cercato di fare capire a chi detiene il potere decisionale che le cose stavano cambiando.
Solo che questi segnali sono stati ignorati con la conseguenza che un crisi protrattasi nel tempo in modo abnorme ha evidenziato lotte fra alcuni gruppi politici per gestire potere e situazioni che non interessano i gruppi consiliari.
Le scelte dei vari assessori sono state operate secondo logiche di parentela o di ubbidienza.
Non si è tenuto conto dei giudizi espressi, anzi se ne sono fragati, da parte di coloro che sono stati eletti e titolati ad essere protagonisti.
E’ stata ignorata la frammentazione politica in atto che porta a non accettare supinamente le varie scelte.
Tutto questo, assieme alla incomprensibile lungaggine, ha generato disaffezione e senso di rivolta da parte dei cittadini.
Contemporaneamente ha dimostrato che alcuni soggetti politici deputati a gestire i fatti politici provinciali possono nascondere le loro debolezze in presenza di situazioni che portano alla compattezza e all’ubbidienza, ma dimostrano tutta la loro vulnerabilità quando si devono mettere in discussione e devono fare opera di equilibrio e condivisione.
Una classe politica che non sa interpretare i fatti, le esigenze, le dinamiche e le problematiche della politica e del territorio è una classe dirigente destinata a gestire solo l’esistente ed a spegnersi lentamente anche se, purtroppo rischia di spegnere con sé anche le prospettive e le speranze delle comunità che amministra.
( Questo articolo è pubblicato sul settimanale " I FATTI DELLA DOMENICA" del 20 giugno 2010)
sabato 19 giugno 2010
CONVEGNO A NOTO SU: ENTRATE TRIBUTARIE E TERRITORIO
Entrate Tributarie e Territorio. Un modello organizzativo territoriale ed economico dell’Ente Locale per l’incremento delle entrate tributarie, la diminuzione della pressione fiscale, la gestione territoriale e i servizi ai cittadini.
Invito al WorkShop del 24 Giugno 2010 - Giornata di Studio
Siamo lieti di invitare la S. V. a partecipare al WorkShop – Giornata Studio che si terrà a Noto (SR), giovedì 24 giugno 2010 alle ore 9.00, nella sala conferenze dell’ex Convitto Ragusa – Collegio dei Gesuiti – Corso Vittorio Emanuele.
Il Workshop tratterà, in maniera multidisciplinare, tematiche legate all’innovazione dei processi organizzativi delle Amministrazioni Locali per una migliore gestione degli immobili, in ottemperanza alle vigenti normative edilizie, tributarie e catastali, finalizzata anche all’incremento delle entrate tributarie ordinarie e alla creazione di occupazione sul territorio.
Per maggiori dettagli sugli argomenti e sull’organizzazione della giornata consultare il programma allegato alla presente.
La partecipazione al WorkShop è completamente GRATUITA. Ai partecipanti sarà rilasciato regolare “ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE”.
Il Sindaco del Comune di Noto Il Presidente Car-Tech
Corrado Valvo Vito D’Ambrosio
TRIBUTI E TERRITORIO
WorkShop - Giornata di Studio
Noto, giovedì 24 Giugno 2010 – ore 9,00
Il Workshop è rivolto agli Amministratori e ai Dirigenti degli Enti Locali. Rappresenta un’opportunità unica per condividere pratiche di buona amministrazione e per conoscere soluzioni organizzative/informatiche innovative e altamente tecnologiche, indispensabili per operare corrette scelte strategico/gestionali orientate all’efficienza e all’efficacia dell’Ente Locale. Verrà presentato e preso a riferimento il progetto “CatastoEnti®-Comune di Noto”, primo in Sicilia, che ha permesso nel corso degli anni di riorganizzare il territorio, le entrate tributarie e addirittura, nell’anno 2010, di passare alla raccolta differenziata della nettezza urbana diminuendo del 10% la tassazione TARSU.
Saranno illustrate le attività sinergiche realizzate in stretta collaborazione con l’Agenzia del Territorio di Siracusa e discussi i problemi comuni agli Enti Locali, con particolare riferimento all’incremento delle entrate tributarie e alla disciplina dei fabbricati, in ossequio alle più recenti norme legislative.
Programma
Ore 9,15 - Saluti
Saluto del Sindaco di Noto – avv. Corrado Valvo
Saluto delle autorità presenti
9,30 - CAR-TECH Group
Un progetto di Sistema Integrato Territoriale: le nuove frontiere telematiche a servizio dell’ente locale e del cittadino.
Le scelte basilari per la progettazione e l’implementazione di un modello organizzativo territoriale ed economico che unifica tutte le banche dati per l’utilizzo ottimizzato da parte degli operatori comunali e dei cittadini. Tecnica per il trattamento dei dati e delle anomalie per la formazione di una banca dati territoriale esatta. Un modello progettuale che permette d’integrare e condividere le banche dati interne ed esterne con tutti gli Enti (catasto, tributi, urbanistica, patrimonio, anagrafe, edilizia, ecc.)
Ø Vito D’Ambrosio, Presidente CAR-TECH Group
Ø Fabio Lisi, Direttore Generale CAR-TECH Group
10,30 - AGENZIA DEL TERRITORIO
Catasto e Comuni. Nuove sinergie per una migliore conoscenza del territorio.
Un metodo per la realizzazione e condivisione di una banca dati certa immobiliare, territoriale ed economica. Saranno esposte le problematiche connesse agli accatastamenti degli immobili definiti e non dichiarati, di quelli mai dichiarati e delle varie anomalie di classamento.
Ø Marco Selleri, Agenzia del Territorio - Direttore regionale Sicilia
11,00 – Pausa caffè
11,30 – COMUNE DI NOTO
L’incremento delle entrate tributarie locali con i nuovi sistemi gestionali. Esperienze e risultati.
Ø Corradina Paoli, Direttore del Settore Tributi – Comune di Noto
12,00 – DIBATTITO
Si invita ad esporre brevemente le difficoltà di gestione degli immobili e dei relativi tributi (ICI e TARSU) per verificare, anche con specifici seminari o con incontri mirati, le possibili soluzioni proposte dal modello organizzativo esposto.
I lavori saranno coordinati da Corrado Di Pietro, Accot Manager Sicilia Orientale - Car-tech Group
Invito al WorkShop del 24 Giugno 2010 - Giornata di Studio
Siamo lieti di invitare la S. V. a partecipare al WorkShop – Giornata Studio che si terrà a Noto (SR), giovedì 24 giugno 2010 alle ore 9.00, nella sala conferenze dell’ex Convitto Ragusa – Collegio dei Gesuiti – Corso Vittorio Emanuele.
Il Workshop tratterà, in maniera multidisciplinare, tematiche legate all’innovazione dei processi organizzativi delle Amministrazioni Locali per una migliore gestione degli immobili, in ottemperanza alle vigenti normative edilizie, tributarie e catastali, finalizzata anche all’incremento delle entrate tributarie ordinarie e alla creazione di occupazione sul territorio.
Per maggiori dettagli sugli argomenti e sull’organizzazione della giornata consultare il programma allegato alla presente.
La partecipazione al WorkShop è completamente GRATUITA. Ai partecipanti sarà rilasciato regolare “ATTESTATO DI PARTECIPAZIONE”.
Il Sindaco del Comune di Noto Il Presidente Car-Tech
Corrado Valvo Vito D’Ambrosio
TRIBUTI E TERRITORIO
WorkShop - Giornata di Studio
Noto, giovedì 24 Giugno 2010 – ore 9,00
Il Workshop è rivolto agli Amministratori e ai Dirigenti degli Enti Locali. Rappresenta un’opportunità unica per condividere pratiche di buona amministrazione e per conoscere soluzioni organizzative/informatiche innovative e altamente tecnologiche, indispensabili per operare corrette scelte strategico/gestionali orientate all’efficienza e all’efficacia dell’Ente Locale. Verrà presentato e preso a riferimento il progetto “CatastoEnti®-Comune di Noto”, primo in Sicilia, che ha permesso nel corso degli anni di riorganizzare il territorio, le entrate tributarie e addirittura, nell’anno 2010, di passare alla raccolta differenziata della nettezza urbana diminuendo del 10% la tassazione TARSU.
Saranno illustrate le attività sinergiche realizzate in stretta collaborazione con l’Agenzia del Territorio di Siracusa e discussi i problemi comuni agli Enti Locali, con particolare riferimento all’incremento delle entrate tributarie e alla disciplina dei fabbricati, in ossequio alle più recenti norme legislative.
Programma
Ore 9,15 - Saluti
Saluto del Sindaco di Noto – avv. Corrado Valvo
Saluto delle autorità presenti
9,30 - CAR-TECH Group
Un progetto di Sistema Integrato Territoriale: le nuove frontiere telematiche a servizio dell’ente locale e del cittadino.
Le scelte basilari per la progettazione e l’implementazione di un modello organizzativo territoriale ed economico che unifica tutte le banche dati per l’utilizzo ottimizzato da parte degli operatori comunali e dei cittadini. Tecnica per il trattamento dei dati e delle anomalie per la formazione di una banca dati territoriale esatta. Un modello progettuale che permette d’integrare e condividere le banche dati interne ed esterne con tutti gli Enti (catasto, tributi, urbanistica, patrimonio, anagrafe, edilizia, ecc.)
Ø Vito D’Ambrosio, Presidente CAR-TECH Group
Ø Fabio Lisi, Direttore Generale CAR-TECH Group
10,30 - AGENZIA DEL TERRITORIO
Catasto e Comuni. Nuove sinergie per una migliore conoscenza del territorio.
Un metodo per la realizzazione e condivisione di una banca dati certa immobiliare, territoriale ed economica. Saranno esposte le problematiche connesse agli accatastamenti degli immobili definiti e non dichiarati, di quelli mai dichiarati e delle varie anomalie di classamento.
Ø Marco Selleri, Agenzia del Territorio - Direttore regionale Sicilia
11,00 – Pausa caffè
11,30 – COMUNE DI NOTO
L’incremento delle entrate tributarie locali con i nuovi sistemi gestionali. Esperienze e risultati.
Ø Corradina Paoli, Direttore del Settore Tributi – Comune di Noto
12,00 – DIBATTITO
Si invita ad esporre brevemente le difficoltà di gestione degli immobili e dei relativi tributi (ICI e TARSU) per verificare, anche con specifici seminari o con incontri mirati, le possibili soluzioni proposte dal modello organizzativo esposto.
I lavori saranno coordinati da Corrado Di Pietro, Accot Manager Sicilia Orientale - Car-tech Group
giovedì 17 giugno 2010
LA PRECARIETA' NON DURA UNA VITA

E' notizia giornalistica di oggi che il ministro del Tesoro, Tremonti, ha risposto picche alla Regione Sicilia in merito alla deroga al patto di stabilità per permettere l'assunzione dei precari degli Enti locali.
Se da un punto di vista della tutela delle norme economiche è una decisione tecnicamente poco discutibile, essa diventa grave dal momento che non si sono concordate soluzioni alternative per risolvere il problema.
Non siamo di fronte a capricci del clientelismo politico o a fatti contingenti di assunzioni clientelari perchè, anche se lo sono stati all'origine, bisogna partire da due considerazioni incontrovertibili.
La prima è che questa situazione di precarietà dura da venti anni e non si può adesso fare pagare tutti gli errori a queste migliaia di lavoratori che hanno, nella precaria ed insufficiente retribuzione, l'unico sostentamento per loro e la loro famiglia.
Questi lavoratori adesso svolgono il lavoro dei dipendenti a retribuzione regolare e vengono sfruttati dallo stesso Stato che dovrebbe tutelarli.
Sono ormai necessarin nel loro lavoro in quanto gestiscono ormai tutta la macchina amministrativa degli Enti locali che rischierebbe la paralisi.
Se è vero, come è vero, che all'atto delle assunzioni vi sono stati degli abusi, è anche vero che la pubblica amministrazione ha rappresentato l'unico strumento, anche se spesso gestito in modo banditesco, per ammortizzare la crisi sociale dovuta alla forte disoccupazione.
Penso quindi che la società, a fronte dell'indifferenza con cui ha trattato le necessità lavorative e la capacità di reddito di molti giovani meridionali e siciliani in particolare, abbia il dovere di sanare queste situazioni di sfruttamento arretrato.
Solo dopo si può e si deve cambiare registro mettendo mano alla ricerca delle responsabilità, agli abusi che ci sono stati ed in parte continuano ad esserci nelle assunzioni pubbliche, ma soprattutto bisogna creare le condizioni perchè vi siano vere e sicure alternative al lavoro nella pubblica amministrazione senza la necessità di chedere il favore al politico od al potente di turno per accedere a quello che dovrebbe essere un diritto inalienabile.
Se da un punto di vista della tutela delle norme economiche è una decisione tecnicamente poco discutibile, essa diventa grave dal momento che non si sono concordate soluzioni alternative per risolvere il problema.
Non siamo di fronte a capricci del clientelismo politico o a fatti contingenti di assunzioni clientelari perchè, anche se lo sono stati all'origine, bisogna partire da due considerazioni incontrovertibili.
La prima è che questa situazione di precarietà dura da venti anni e non si può adesso fare pagare tutti gli errori a queste migliaia di lavoratori che hanno, nella precaria ed insufficiente retribuzione, l'unico sostentamento per loro e la loro famiglia.
Questi lavoratori adesso svolgono il lavoro dei dipendenti a retribuzione regolare e vengono sfruttati dallo stesso Stato che dovrebbe tutelarli.
Sono ormai necessarin nel loro lavoro in quanto gestiscono ormai tutta la macchina amministrativa degli Enti locali che rischierebbe la paralisi.
Se è vero, come è vero, che all'atto delle assunzioni vi sono stati degli abusi, è anche vero che la pubblica amministrazione ha rappresentato l'unico strumento, anche se spesso gestito in modo banditesco, per ammortizzare la crisi sociale dovuta alla forte disoccupazione.
Penso quindi che la società, a fronte dell'indifferenza con cui ha trattato le necessità lavorative e la capacità di reddito di molti giovani meridionali e siciliani in particolare, abbia il dovere di sanare queste situazioni di sfruttamento arretrato.
Solo dopo si può e si deve cambiare registro mettendo mano alla ricerca delle responsabilità, agli abusi che ci sono stati ed in parte continuano ad esserci nelle assunzioni pubbliche, ma soprattutto bisogna creare le condizioni perchè vi siano vere e sicure alternative al lavoro nella pubblica amministrazione senza la necessità di chedere il favore al politico od al potente di turno per accedere a quello che dovrebbe essere un diritto inalienabile.
domenica 13 giugno 2010
E' MORTO IL SEN. GRAZIANO VERZOTTO

Ieri sera, in un aclinica del padovano dove si trovava ricoverato da alcuni giorni, è morto il sen. Graziano Verzotto.
Aveva compiuto, il 31 maggio scorso 87 anni essendo nato a Santa Giustina in Colle in provincia di Padova.
Graziano Verzotto è stato protagonista della lotta per al liberazione avendo comandato, a soli venti anni, la III Brigata " Damiano Chiesa " operante nel nord padovano.
La sorte lo portò in sicilai nel 1947 dove iniziò una carriera fino ai vertici delal politica nell'isola.
Segretario reginale della Democrazia Cristiana dal 1962 al 1966 e segretario provinciale a Siracusa.
Nel 1968 viene eletto senatore, sempre per la DC, nel collegio di Noto.
Dal 1967 al 1975 è stao presidente dell'Ente minerario Sicilaino.
Dal 1975 al 1991, per fatti di giustizia legati alla sua funzione di presidente dell'EMS di cui poi ottenne la completa riabilitazione , fu costretto a rifugiarsi all'estero.
E' stato presidente del Siracusa calcio ottenendo la promozione in serie C e la vittoria della coppa Italia di categoria.
Qualunque possa essere il giudizio sull'attività politica che, a nostro avviso è ampiamente positivo, ha rappresentato indubbiamente, pur non essendo nato in sicilia, un punto di riferimento per lo sviluppo della nostra provincia cui era affezionato e ne condivideva le sofferenze e le gioie, più di qualunque altro politico che aveva avuto i natali nella nostra provincia.
Aveva compiuto, il 31 maggio scorso 87 anni essendo nato a Santa Giustina in Colle in provincia di Padova.
Graziano Verzotto è stato protagonista della lotta per al liberazione avendo comandato, a soli venti anni, la III Brigata " Damiano Chiesa " operante nel nord padovano.
La sorte lo portò in sicilai nel 1947 dove iniziò una carriera fino ai vertici delal politica nell'isola.
Segretario reginale della Democrazia Cristiana dal 1962 al 1966 e segretario provinciale a Siracusa.
Nel 1968 viene eletto senatore, sempre per la DC, nel collegio di Noto.
Dal 1967 al 1975 è stao presidente dell'Ente minerario Sicilaino.
Dal 1975 al 1991, per fatti di giustizia legati alla sua funzione di presidente dell'EMS di cui poi ottenne la completa riabilitazione , fu costretto a rifugiarsi all'estero.
E' stato presidente del Siracusa calcio ottenendo la promozione in serie C e la vittoria della coppa Italia di categoria.
Qualunque possa essere il giudizio sull'attività politica che, a nostro avviso è ampiamente positivo, ha rappresentato indubbiamente, pur non essendo nato in sicilia, un punto di riferimento per lo sviluppo della nostra provincia cui era affezionato e ne condivideva le sofferenze e le gioie, più di qualunque altro politico che aveva avuto i natali nella nostra provincia.
giovedì 10 giugno 2010
NUOVI INCONTRI PER IL PREMIO BRANCATI E PER SALVATORE DI PIETRO

Ieri mercoledì 9 giugno, assieme all'amico Corrado Di Pietro, abbiamo incontrato a Pachino il nuovo assessore alla cultura ed al turismo con il dirigente Nicola Campo e la responsabile della biblioteca Adriana Magro.
E', purtroppo, il terzo assessore cui nell'arco di pochi mesi, abbiamo esposto le nostre proposte per la celebrazione del 250° anniversario della fondazione di Pachino.
I noti fatti politici locali hanno portato a questa situazione particolare per cui adesso speriamo che questo nuovo assessre resti in carica il tempo necessario per potere fare una degna programmazione.
Abbiamo riproposto, per la prima decade di luglio, lo svolgimento della serata dedicata al poeta pachinese Salvatore Di Pietro e l'inserimento della 3° edizione del premio internazionale di giornalismo Vitaliano Brancati nell'ambito delle giornate di studio che, nel mese di novembre, saranno organizzate dall'università di Noto e di Losanna sul Brancati sceneggiatore.
Le iniziative, dai costi limitati e dal grande impatto mediatico e di spessore culturale, sono state viste con favore dai nostri interlocutori.
Ci siamo dati nuovamente appuntamento per definire i particolari ed i tempi dell'organizzazione anche perchè, per il premio Brancati, saranno presenti importanti rappresentanti del giornalismo nazionale per cui occorrono tempi certi per l'organizzazione.
E', purtroppo, il terzo assessore cui nell'arco di pochi mesi, abbiamo esposto le nostre proposte per la celebrazione del 250° anniversario della fondazione di Pachino.
I noti fatti politici locali hanno portato a questa situazione particolare per cui adesso speriamo che questo nuovo assessre resti in carica il tempo necessario per potere fare una degna programmazione.
Abbiamo riproposto, per la prima decade di luglio, lo svolgimento della serata dedicata al poeta pachinese Salvatore Di Pietro e l'inserimento della 3° edizione del premio internazionale di giornalismo Vitaliano Brancati nell'ambito delle giornate di studio che, nel mese di novembre, saranno organizzate dall'università di Noto e di Losanna sul Brancati sceneggiatore.
Le iniziative, dai costi limitati e dal grande impatto mediatico e di spessore culturale, sono state viste con favore dai nostri interlocutori.
Ci siamo dati nuovamente appuntamento per definire i particolari ed i tempi dell'organizzazione anche perchè, per il premio Brancati, saranno presenti importanti rappresentanti del giornalismo nazionale per cui occorrono tempi certi per l'organizzazione.
mercoledì 9 giugno 2010
DOBBIAMO PER FORZA ACCETTARE LA POLITICA BECERA?

Sembra che il primo rimpasto di giunta, quello alla Provincia regionale di Siracusa, propedeutico al comune di Siracusa non sia nato sotto una buona stella.
Non si tratta solo degli errori tecnico - giuridici che non vedrebbero due cugini nella stessa giunta, ma di errori politici, dovuti a troppa presunzione di onnipotenza da parte di alcuni leader politici che porta a decidere tutto nel chiuso di una stanza salottiera, senza alcun rapporto con i consiglieri provinciali o comunali e, di conseguenza, con i cittadini.
Ecco, l'errore di fondo che rende fragili molte amministrazioni, è quello del non rispetto delle più elementari regole della politica e del rapporto fra i componenti delle istituzioni.
Si accentua sempre più un comportamento elitario di gruppi di potere che agiscono secondo logiche che nulla hanno a che fare con la politica e con la corretta gestione della pubblica amministrazione.
Non si spiegherebbero altrimenti certe scelte operate per la composizione delle varie giunte che nulla hanno a che fare con la necessità di operare per il bene comune.
Allo stesso modo il permanere di certi assessori come se avessero vinto un concorso o di altri che vengono trasferiti da un ente all'altro come se fossero unti dal Signore lasciano, a dir poco, perplessi.
Purtroppo scivoliamo verso una deriva di assenza della politica che non ci fa presagire niente di buono.
Intanto il degrado sociale ed amministrativo aumenta ogni giorno di più assieme alla sofferenza di un numero maggiore di cittadini che vive ai margini della soglia della povertà.
E quella che ancora viene chiamata politica si trastulla negli schemi obsoleti della spartizione becera del potere.
Non si tratta solo degli errori tecnico - giuridici che non vedrebbero due cugini nella stessa giunta, ma di errori politici, dovuti a troppa presunzione di onnipotenza da parte di alcuni leader politici che porta a decidere tutto nel chiuso di una stanza salottiera, senza alcun rapporto con i consiglieri provinciali o comunali e, di conseguenza, con i cittadini.
Ecco, l'errore di fondo che rende fragili molte amministrazioni, è quello del non rispetto delle più elementari regole della politica e del rapporto fra i componenti delle istituzioni.
Si accentua sempre più un comportamento elitario di gruppi di potere che agiscono secondo logiche che nulla hanno a che fare con la politica e con la corretta gestione della pubblica amministrazione.
Non si spiegherebbero altrimenti certe scelte operate per la composizione delle varie giunte che nulla hanno a che fare con la necessità di operare per il bene comune.
Allo stesso modo il permanere di certi assessori come se avessero vinto un concorso o di altri che vengono trasferiti da un ente all'altro come se fossero unti dal Signore lasciano, a dir poco, perplessi.
Purtroppo scivoliamo verso una deriva di assenza della politica che non ci fa presagire niente di buono.
Intanto il degrado sociale ed amministrativo aumenta ogni giorno di più assieme alla sofferenza di un numero maggiore di cittadini che vive ai margini della soglia della povertà.
E quella che ancora viene chiamata politica si trastulla negli schemi obsoleti della spartizione becera del potere.
domenica 6 giugno 2010
A PACHINO INAUGURATO IL DI RUDINI' BISOGNA PENSARE A VALORIZZARLO
Manifestazione riuscitissima ieri mattina per l'inaugurazione del palmento Di Rudinì di Marzamemi ritornato a nuovo splendore dopo il recupero effettuato attraverso l'utilizzo dei fondi del POR Sicilia secondo il progetto Ecomuseo del Mediterraneo iniziato nel 2001.
Vi erano fra gli altri, il Prefetto di Siracusa, il comandante provinciale dei Carabinieri, alcuni deputati, consiglieri provinciali e comunali, autorità varie.
Fra gli ospiti anche il sindaco di Carlentini Pippo Basso.
Ma per moltissimi che hanno fatto ressa per farsi fotografare l'ospite di riguardo è stata la compaesana Maccarrone in arte Madè.
Devo subito dire che l'imprerssione che ne ho ricavato della sua presenza non ha fatto altro che confermare quella già avuta attraverso al lettura delal stampa o la visione di video.
Si tratta di una ragazza sicuramente modesta, che ha sempre evidenziato il suo legame con Pachino anche non essendo nativa e che ha dimostrato una grande disponibilità con tutti i presenti senza mai sottrarsi alle loro richieste.
Adesso che la festa è terminata, pare anche con un apprezzato catering, bisogna evitare che il degrado si appropri nuovamente delal struttura.
Se questo sarà l'obiettivo, il miglior modo per raggiungerlo è quello di non affidare la struttura all'ala protettiva comunale.
Se invece vogliamo farlo diventare il volano dello sviluppo turistico e culturale del territorio pachinese allora bisogna pensare a strumenti seri di gestione assieme a persone capaci di capire il modo migliore per valorizzarla ed utilizzarla.
Una fondazione fra comune e privati sarebbe forse lo strumento giuridico migliore per raggiungere l'obiettivo più consono per fare diventare il palmento Di Rudinì un contenitore culturale di alto livello e non un luogo per festini ed incontri vari.
Adesso comunque godiamoci questa prima tappa importante e significativa augurandoci che il Sindaco e la Giunta comunale si organizzino per formulare una valida proposta e sopratutto che evitino di illudersi di essere ogniscienti e coinvolgano altre persone capaci di apportare un contributo competente e costruttivo.
Vi erano fra gli altri, il Prefetto di Siracusa, il comandante provinciale dei Carabinieri, alcuni deputati, consiglieri provinciali e comunali, autorità varie.
Fra gli ospiti anche il sindaco di Carlentini Pippo Basso.
Ma per moltissimi che hanno fatto ressa per farsi fotografare l'ospite di riguardo è stata la compaesana Maccarrone in arte Madè.
Devo subito dire che l'imprerssione che ne ho ricavato della sua presenza non ha fatto altro che confermare quella già avuta attraverso al lettura delal stampa o la visione di video.
Si tratta di una ragazza sicuramente modesta, che ha sempre evidenziato il suo legame con Pachino anche non essendo nativa e che ha dimostrato una grande disponibilità con tutti i presenti senza mai sottrarsi alle loro richieste.
Adesso che la festa è terminata, pare anche con un apprezzato catering, bisogna evitare che il degrado si appropri nuovamente delal struttura.
Se questo sarà l'obiettivo, il miglior modo per raggiungerlo è quello di non affidare la struttura all'ala protettiva comunale.
Se invece vogliamo farlo diventare il volano dello sviluppo turistico e culturale del territorio pachinese allora bisogna pensare a strumenti seri di gestione assieme a persone capaci di capire il modo migliore per valorizzarla ed utilizzarla.
Una fondazione fra comune e privati sarebbe forse lo strumento giuridico migliore per raggiungere l'obiettivo più consono per fare diventare il palmento Di Rudinì un contenitore culturale di alto livello e non un luogo per festini ed incontri vari.
Adesso comunque godiamoci questa prima tappa importante e significativa augurandoci che il Sindaco e la Giunta comunale si organizzino per formulare una valida proposta e sopratutto che evitino di illudersi di essere ogniscienti e coinvolgano altre persone capaci di apportare un contributo competente e costruttivo.
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martedì 1 giugno 2010
SI INAUGURA A PACHINO IL RESTAURO DEL PALMENTO DI RUDINI'

Il Palmento di Rudinì, situato sulla collinetta di fronte al porto di Marzamemi nacque come centro di raccolta e lavorazione dell’uva che veniva prodotta nel vasto feudo dei Di Rudinì ed il mosto prodotto era inviato, attraverso una tubazione che utilizzava il dislivello, direttamente nel porto da dove partivano le navi verso i mercati del nord Italia, ma sopratutto della Francia.
Per molti decenni la struttura è stata poi abbandonata senza alcun utilizzo, ma destinata alla devastazione dei vandali come in parte era avvenuto con l’asportazione di tutte le tegole dei fabbricati più bassi diventando anche ricettacolo di immondizia e di rifugio per tossicodipendenti.
Nel 2001, con l’amministrazione comunale del sindaco Mauro Adamo, si diede vita alla costituzione del raggruppamento dei comuni della zona sud per preparare un progetto comune per utilizzare i finanziamenti europei relativi al POR Sicilia che seguii direttamente essendo, fra l’altro, l’assessore al turismo ed allo sviluppo economico.
Si decise così, assieme ai comuni di Avola, Noto, Portopalo e Rosolini, di dare vita al progetto Ecomuseo del Mediterraneo per cui si scelsero progetti finanziabili, nei vari comuni, che rispondessero ai requisiti della denominazione stessa del progetto POR.
Pachino non aveva un parco progetti subito cantierabili,ma solamente delle bozze di massima se non addirittura delle tesi universitarie di giovani pechinesi che si erano laureati in ingegneria od in architettura..
Dopo un lavoro duro con molti che cercavano di sabotare l’iniziativa, fui io stesso proporre al sindaco Mauro Adamo ed alla Giunta di scegliere e rendere fruibile il vecchio palmento Di Rudinì anche se non di proprietà del comune per cui si fecero le opportune indagini e si trovò l’unica erede vivente per l’acquisizione.
Si tratta di un vero gioiello di archeologia industriale che si sposa con la tradizione contadina di Pachino e con la sua storia sociale ed economica.
Altro progetto fu quello della rivalutazione e recupero della fascia costiera fra Marzamemi e Portopalo, di fronte al palmento stesso.
IL progetto complessivo Ecomuseo del Mediterraneo fu approvato e finanziato dalla Regione ed ebbe anche un ulteriore finanziamento come premio per la qualità del progetto stesso e per essersi piazzato secondo fra tutti quelli presentati.
Purtroppo quello di Pachino, nonostante i finanziamenti ottenuti, dopo la fine prematura della sindacatura Adamo, ebbe non pochi problemi addebitabili a molte distrazioni operate dalle successive amministrazioni che non seguirono con la dovuta professionalità politica tutto l’iter necessario ed anche per l’avversità di qualche responsabile comunale che fin dall’inizio aveva remato contro.
Vi fu così un problema di tempi e di contenzioso con la Ragione che ritirò il finanziamento perché non utilizzato nei modo e tempi dovuti.
Comunque si riuscì a recuperare il finanziamento ed iniziare i lavori di recupero che non furono completati nella loro interezza progettuale.
Un ulteriore finanziamento ha permesso il completamento dell’ opera che adesso verrà inaugurata. Sabato 6 giugno prossimo anche se ci auguriamo che altri finanziamenti possano essere cercati per la sicurezza e la fruibilità.
L’azione lungimirante della scelta del palmento Di Rudinì come opera da inserire nel quadro di un vasto intervento sul territorio della zona sud della nostra provincia, fu una scelta che dimostra come le cose si possono ottenere e realizzare se chi amministra la cosa pubblica si muove con una progettualità che tiene conto dello sviluppo e delle esigenze dell’intera collettività.
Adesso però non ci si può limitare all’inaugurazione per effettuare una semplice tagliata di nastro o, come altri hanno fatto nel passato, di dimostrare di avere fatto qualcosa anche se appartiene al lavoro degli altri, ma bisogna capire con grande senso di responsabilità e lungimiranza il modo migliore per poterlo utilizzare nel processo di sviluppo del paese di Pachino.
Vi sono cose che si possono mettere in cantiere anche con benefici di natura occupazionale evitando così l’inaugurazione di una Cattedrale destinata a ricadere a pezzi.
Per molti decenni la struttura è stata poi abbandonata senza alcun utilizzo, ma destinata alla devastazione dei vandali come in parte era avvenuto con l’asportazione di tutte le tegole dei fabbricati più bassi diventando anche ricettacolo di immondizia e di rifugio per tossicodipendenti.
Nel 2001, con l’amministrazione comunale del sindaco Mauro Adamo, si diede vita alla costituzione del raggruppamento dei comuni della zona sud per preparare un progetto comune per utilizzare i finanziamenti europei relativi al POR Sicilia che seguii direttamente essendo, fra l’altro, l’assessore al turismo ed allo sviluppo economico.
Si decise così, assieme ai comuni di Avola, Noto, Portopalo e Rosolini, di dare vita al progetto Ecomuseo del Mediterraneo per cui si scelsero progetti finanziabili, nei vari comuni, che rispondessero ai requisiti della denominazione stessa del progetto POR.
Pachino non aveva un parco progetti subito cantierabili,ma solamente delle bozze di massima se non addirittura delle tesi universitarie di giovani pechinesi che si erano laureati in ingegneria od in architettura..
Dopo un lavoro duro con molti che cercavano di sabotare l’iniziativa, fui io stesso proporre al sindaco Mauro Adamo ed alla Giunta di scegliere e rendere fruibile il vecchio palmento Di Rudinì anche se non di proprietà del comune per cui si fecero le opportune indagini e si trovò l’unica erede vivente per l’acquisizione.
Si tratta di un vero gioiello di archeologia industriale che si sposa con la tradizione contadina di Pachino e con la sua storia sociale ed economica.
Altro progetto fu quello della rivalutazione e recupero della fascia costiera fra Marzamemi e Portopalo, di fronte al palmento stesso.
IL progetto complessivo Ecomuseo del Mediterraneo fu approvato e finanziato dalla Regione ed ebbe anche un ulteriore finanziamento come premio per la qualità del progetto stesso e per essersi piazzato secondo fra tutti quelli presentati.
Purtroppo quello di Pachino, nonostante i finanziamenti ottenuti, dopo la fine prematura della sindacatura Adamo, ebbe non pochi problemi addebitabili a molte distrazioni operate dalle successive amministrazioni che non seguirono con la dovuta professionalità politica tutto l’iter necessario ed anche per l’avversità di qualche responsabile comunale che fin dall’inizio aveva remato contro.
Vi fu così un problema di tempi e di contenzioso con la Ragione che ritirò il finanziamento perché non utilizzato nei modo e tempi dovuti.
Comunque si riuscì a recuperare il finanziamento ed iniziare i lavori di recupero che non furono completati nella loro interezza progettuale.
Un ulteriore finanziamento ha permesso il completamento dell’ opera che adesso verrà inaugurata. Sabato 6 giugno prossimo anche se ci auguriamo che altri finanziamenti possano essere cercati per la sicurezza e la fruibilità.
L’azione lungimirante della scelta del palmento Di Rudinì come opera da inserire nel quadro di un vasto intervento sul territorio della zona sud della nostra provincia, fu una scelta che dimostra come le cose si possono ottenere e realizzare se chi amministra la cosa pubblica si muove con una progettualità che tiene conto dello sviluppo e delle esigenze dell’intera collettività.
Adesso però non ci si può limitare all’inaugurazione per effettuare una semplice tagliata di nastro o, come altri hanno fatto nel passato, di dimostrare di avere fatto qualcosa anche se appartiene al lavoro degli altri, ma bisogna capire con grande senso di responsabilità e lungimiranza il modo migliore per poterlo utilizzare nel processo di sviluppo del paese di Pachino.
Vi sono cose che si possono mettere in cantiere anche con benefici di natura occupazionale evitando così l’inaugurazione di una Cattedrale destinata a ricadere a pezzi.
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