Il Palmento di Rudinì, situato sulla collinetta di fronte al porto di Marzamemi nacque come centro di raccolta e lavorazione dell’uva che veniva prodotta nel vasto feudo dei Di Rudinì ed il mosto prodotto era inviato, attraverso una tubazione che utilizzava il dislivello, direttamente nel porto da dove partivano le navi verso i mercati del nord Italia, ma sopratutto della Francia.
Per molti decenni la struttura è stata poi abbandonata senza alcun utilizzo, ma destinata alla devastazione dei vandali come in parte era avvenuto con l’asportazione di tutte le tegole dei fabbricati più bassi diventando anche ricettacolo di immondizia e di rifugio per tossicodipendenti.
Nel 2001, con l’amministrazione comunale del sindaco Mauro Adamo, si diede vita alla costituzione del raggruppamento dei comuni della zona sud per preparare un progetto comune per utilizzare i finanziamenti europei relativi al POR Sicilia che seguii direttamente essendo, fra l’altro, l’assessore al turismo ed allo sviluppo economico.
Si decise così, assieme ai comuni di Avola, Noto, Portopalo e Rosolini, di dare vita al progetto Ecomuseo del Mediterraneo per cui si scelsero progetti finanziabili, nei vari comuni, che rispondessero ai requisiti della denominazione stessa del progetto POR.
Pachino non aveva un parco progetti subito cantierabili,ma solamente delle bozze di massima se non addirittura delle tesi universitarie di giovani pechinesi che si erano laureati in ingegneria od in architettura..
Dopo un lavoro duro con molti che cercavano di sabotare l’iniziativa, fui io stesso proporre al sindaco Mauro Adamo ed alla Giunta di scegliere e rendere fruibile il vecchio palmento Di Rudinì anche se non di proprietà del comune per cui si fecero le opportune indagini e si trovò l’unica erede vivente per l’acquisizione.
Si tratta di un vero gioiello di archeologia industriale che si sposa con la tradizione contadina di Pachino e con la sua storia sociale ed economica.
Altro progetto fu quello della rivalutazione e recupero della fascia costiera fra Marzamemi e Portopalo, di fronte al palmento stesso.
IL progetto complessivo Ecomuseo del Mediterraneo fu approvato e finanziato dalla Regione ed ebbe anche un ulteriore finanziamento come premio per la qualità del progetto stesso e per essersi piazzato secondo fra tutti quelli presentati.
Purtroppo quello di Pachino, nonostante i finanziamenti ottenuti, dopo la fine prematura della sindacatura Adamo, ebbe non pochi problemi addebitabili a molte distrazioni operate dalle successive amministrazioni che non seguirono con la dovuta professionalità politica tutto l’iter necessario ed anche per l’avversità di qualche responsabile comunale che fin dall’inizio aveva remato contro.
Vi fu così un problema di tempi e di contenzioso con la Ragione che ritirò il finanziamento perché non utilizzato nei modo e tempi dovuti.
Comunque si riuscì a recuperare il finanziamento ed iniziare i lavori di recupero che non furono completati nella loro interezza progettuale.
Un ulteriore finanziamento ha permesso il completamento dell’ opera che adesso verrà inaugurata. Sabato 6 giugno prossimo anche se ci auguriamo che altri finanziamenti possano essere cercati per la sicurezza e la fruibilità.
L’azione lungimirante della scelta del palmento Di Rudinì come opera da inserire nel quadro di un vasto intervento sul territorio della zona sud della nostra provincia, fu una scelta che dimostra come le cose si possono ottenere e realizzare se chi amministra la cosa pubblica si muove con una progettualità che tiene conto dello sviluppo e delle esigenze dell’intera collettività.
Adesso però non ci si può limitare all’inaugurazione per effettuare una semplice tagliata di nastro o, come altri hanno fatto nel passato, di dimostrare di avere fatto qualcosa anche se appartiene al lavoro degli altri, ma bisogna capire con grande senso di responsabilità e lungimiranza il modo migliore per poterlo utilizzare nel processo di sviluppo del paese di Pachino.
Vi sono cose che si possono mettere in cantiere anche con benefici di natura occupazionale evitando così l’inaugurazione di una Cattedrale destinata a ricadere a pezzi.
Per molti decenni la struttura è stata poi abbandonata senza alcun utilizzo, ma destinata alla devastazione dei vandali come in parte era avvenuto con l’asportazione di tutte le tegole dei fabbricati più bassi diventando anche ricettacolo di immondizia e di rifugio per tossicodipendenti.
Nel 2001, con l’amministrazione comunale del sindaco Mauro Adamo, si diede vita alla costituzione del raggruppamento dei comuni della zona sud per preparare un progetto comune per utilizzare i finanziamenti europei relativi al POR Sicilia che seguii direttamente essendo, fra l’altro, l’assessore al turismo ed allo sviluppo economico.
Si decise così, assieme ai comuni di Avola, Noto, Portopalo e Rosolini, di dare vita al progetto Ecomuseo del Mediterraneo per cui si scelsero progetti finanziabili, nei vari comuni, che rispondessero ai requisiti della denominazione stessa del progetto POR.
Pachino non aveva un parco progetti subito cantierabili,ma solamente delle bozze di massima se non addirittura delle tesi universitarie di giovani pechinesi che si erano laureati in ingegneria od in architettura..
Dopo un lavoro duro con molti che cercavano di sabotare l’iniziativa, fui io stesso proporre al sindaco Mauro Adamo ed alla Giunta di scegliere e rendere fruibile il vecchio palmento Di Rudinì anche se non di proprietà del comune per cui si fecero le opportune indagini e si trovò l’unica erede vivente per l’acquisizione.
Si tratta di un vero gioiello di archeologia industriale che si sposa con la tradizione contadina di Pachino e con la sua storia sociale ed economica.
Altro progetto fu quello della rivalutazione e recupero della fascia costiera fra Marzamemi e Portopalo, di fronte al palmento stesso.
IL progetto complessivo Ecomuseo del Mediterraneo fu approvato e finanziato dalla Regione ed ebbe anche un ulteriore finanziamento come premio per la qualità del progetto stesso e per essersi piazzato secondo fra tutti quelli presentati.
Purtroppo quello di Pachino, nonostante i finanziamenti ottenuti, dopo la fine prematura della sindacatura Adamo, ebbe non pochi problemi addebitabili a molte distrazioni operate dalle successive amministrazioni che non seguirono con la dovuta professionalità politica tutto l’iter necessario ed anche per l’avversità di qualche responsabile comunale che fin dall’inizio aveva remato contro.
Vi fu così un problema di tempi e di contenzioso con la Ragione che ritirò il finanziamento perché non utilizzato nei modo e tempi dovuti.
Comunque si riuscì a recuperare il finanziamento ed iniziare i lavori di recupero che non furono completati nella loro interezza progettuale.
Un ulteriore finanziamento ha permesso il completamento dell’ opera che adesso verrà inaugurata. Sabato 6 giugno prossimo anche se ci auguriamo che altri finanziamenti possano essere cercati per la sicurezza e la fruibilità.
L’azione lungimirante della scelta del palmento Di Rudinì come opera da inserire nel quadro di un vasto intervento sul territorio della zona sud della nostra provincia, fu una scelta che dimostra come le cose si possono ottenere e realizzare se chi amministra la cosa pubblica si muove con una progettualità che tiene conto dello sviluppo e delle esigenze dell’intera collettività.
Adesso però non ci si può limitare all’inaugurazione per effettuare una semplice tagliata di nastro o, come altri hanno fatto nel passato, di dimostrare di avere fatto qualcosa anche se appartiene al lavoro degli altri, ma bisogna capire con grande senso di responsabilità e lungimiranza il modo migliore per poterlo utilizzare nel processo di sviluppo del paese di Pachino.
Vi sono cose che si possono mettere in cantiere anche con benefici di natura occupazionale evitando così l’inaugurazione di una Cattedrale destinata a ricadere a pezzi.
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