lunedì 21 giugno 2010

GRAZIANO VERZOTTO: UN POLITICO VERO


La morte del sen. Graziano Verzotto porta via un protagonista della vita politica ed industriale dell’Italia, ma soprattutto della Sicilia del dopoguerra dove ha vissuto da protagonista lasciando la sua impronta ed i suoi affetti soprattutto nella provincia di Siracusa.
Il momento politico altamente ideologizzato nel quale ha vissuto con le lotte fra partiti diversi e contrapposti ed all’interno degli stessi partiti fra correnti antagoniste, nonché le vicissitudini giudiziarie all’inizio di un periodo di ricerca dell’ortodossia delle regole, che di fatto erano quasi inesistenti, impedisce ancora una serena valutazione dell’uomo, del politico e del presidente del più importante ente di sviluppo industriale della nostra isola.
Se enucleassimo, da tutte le sovrastrutture che hanno caratterizzato il politico Graziano Verzotto rendendolo personaggio e come tale ambivalente nelle valutazioni, il lavoro svolto ed i risultati ottenuti, potremmo forse iniziare a dare un piccolo contributo verso la strada di una valutazione più storica e meno soggetta agli umori della cronaca.
Possiamo dire che Graziano Verzotto è stato un politico di razza in quanto ha operato seguendo la logica della vera politica ed ha saputo interpretare i bisogni della società in cui ha esercitato cercando di contribuire al suo sviluppo.
Egli è stato un politico di formazione e non di occasione perché nel suo lungo cammino che lo ha portato ai vertici regionali del maggiore partito costituzionale,la Democrazia Cristiana, ha percorso tutta la trafila.
E’ partito dall’impegno parrocchiale, passando attraverso la lotta partigiana, i vertici dirigenziali della politica, della gestione degli enti economici e delle istituzioni.
Nasce in un tradizionale ambiente familiare del padovano, con padre dedito alla coltivazione di un piccolo appezzamento di terra, con ben dodici fratelli di cui alcune che abbracciano la vita monacale e da giovanissimo impegnato a decidere da solo assumendosi sempre le responsabilità delle scelte.
La stessa responsabilità che lo portò ad abbracciare l’ideale della Resistenza ed a comandare, ancora ventenne, la III Brigata “ Damiano Chiesa” con ruoli sempre più importanti e di essere uno dei collaboratori più apprezzati di Enrico Mattei che rappresentava la Democrazia Cristiana nel Corpo Volontari della Libertà.
Terminata la guerra e mandato dal partito ad organizzare i gruppi politici nella Sicilia orientale, sposa a Catania l’allora segretario provinciale e componente dell’Assemblea Costituente Maria Nicotra Fiorini.
Successivamente passa a reggere le sorti del partito nella provincia di Siracusa, prima come commissario e poi come segretario provinciale e leader politico indiscusso.
Fu lui che, in questa provincia ancora retta dai vecchi popolari, portò alla ribalta una nuova generazione di politici giovani ed ancorati alle esigenze del territorio.
Diede vita ad iniziative capaci di dotare l’arretrata provincia aretusea, di strumenti idonei per iniziare quello sviluppo che la porterà ad essere ai primi posti, in Italia, per reddito e ricchezza.
Diede vita al polo industriale che portò lavoro e reddito ad un ambiente, non solo siracusano, sulla soglia della povertà.
Costituì la banca di credito popolare di Siracusa il cui statuto fu redatto nella sede della DC,ed il consorzio per l’area di sviluppo industriale.
Avviò l’iter per la prima parte dell’autostrada per Catania, della Siracusa Gela ed alcune iniziative industriali collegati all’ente minerario siciliano quali la Plastjonica e la Gecomeccanica.
L’ Ente Minerario Siciliano venne affidato a Verzotto in una situazione di smobilitazione e diventò il volano di sviluppo per molte iniziative di natura industriale e si apprestava a diventare un importante gestore energetico quando, sicuramente per la individuazione di questo nuovo ruolo, arrivarono i guai giudiziari di Verzotto e la sua decadenza politica anche se i cittadini, di quella che orami era diventata la sua provincia, lo avevano anche eletto senatore nel collegio di Noto.
Il grande progetto della realizzazione, poi avvenuta postuma, del metanodotto Algeria – Sicilia e la costituzione delle società miste di gestione coinvolgendo produttori algerini e consumatori italiani, in un momento di grave crisi energetica e di rimodulazione degli assetti economici e di leadership del settore a livello mondiale,non potevano non creargli gravi difficoltà, anche sul piano personale, come è assodato che sono avvenute.
Le vicissitudini giudiziarie lo portarono ad un lungo esilio fuori dal territorio nazionale fino alla sua riabilitazione e solo nel luglio del 1991, come ricorda nel suo libro di memorie, poté ritornare in Italia.
La sua permanenza a Siracusa è stata caratterizzata anche da una parentesi sportiva mai dimenticata dai tifosi siracusani perché, quale presidente del Siracusa calcio, ottenne importanti risultati sportivi, quale la promozione in serie C e la vittoria di una coppa Italia di categoria nonché l’organizzazione con criteri manageriali della società.
L’uomo Verzotto ha lasciato un segno importante in quanti ebbero modo di incontrarlo per esercitare la loro attività di politici, amministratori, uomini di partito, dipendenti degli enti di cui era presidente o di semplici cittadini.
La sua disponiblità, comprensione e capacità di ascolto delle richieste e delle esigenze di tutti, nonché la sua concretezza nel dare risposte in un ambiente altamente caratterizzato da povertà e disoccupazione e la sua innata capacità di sapere vedere lo sviluppo del territorio al di là del contingente, lo hanno reso un personaggio che ancora oggi suscita sentimenti di stima e di denigrazione, di apprezzamento e di illazioni, ma mai di indifferenza.
Attorno al personaggio si sono create le storie più diverse e si è dato sfogo alle interpretazioni più varie in merito alla sua multiforme attività.
Noi presumiamo la buona fede di molti ma non possiamo non constatare anche la malafede di molti altri.
Ciò perché non possiamo decidere che le ipotesi, anche giudiziarie, possano essere sentenze definitive ed accertate fin quando non perverrà una decisione univoca da parte degli organi giudiziari preposti.
Fino ad oggi possiamo solo prendere atto che sulle accuse che lo portarono a lasciare il nostro Paese vi è stata una chiara abilitazione giudiziaria.
Il resto, nell’attesa che la storia si impossessi con obiettività di quel determinato periodo particolare del nostro Paese e che la magistratura ponga la parola fine con propria sentenza, appartiene solo alle ipotesi, alla cronaca, alle valutazioni più o meno interessate che necessitano di essere obiettivamente approfondite ed esaminate perché si possa dare a tutti i fatti la giusta e vera valutazione.

( Questo mio articolo è stato pubblicato sul settimanale SICILIA- OGGI attualmente in edicola )

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