Il rapporto della Banca d’Italia in merito alla situazione economica ed occupazionale della Sicilia non lascia fantasie interpretative su un dato grave ed obiettivo che è quello della forte recessione in atto con conseguente esponenziale aumento della disoccupazione.
Una situazione di questo tipo, che accentua il già degradato tessuto sociale ed economico siciliano, necessita di interventi straordinari di tutti i soggetti che dovrebbero avere la responsabilità di operare le scelte conseguenti.
Eppure siamo nel caos e nel disinteresse più assoluto.
Non esiste, soprattutto sul piano istituzionale, una capacità di indirizzo che possa coagulare le risorse economiche ed intellettuali capaci di affrontare e vincere questa nuova sfida esistenziale per moltissimi siciliani.
Purtroppo dobbiamo constatare come la tendenza sia quella che ormai da anni registriamo anche nella provincia di Siracusa.
Assenza completa della politica nell’elaborare una strategia di sviluppo e l’incapacità delle istituzioni, a tutti i livelli, di essere punto di riferimento operativo per dare risposte allo sviluppo ed all’occupazione.
Si cincischia ancora con il problema dei precari degli enti locali ipotizzando la scelta drammatica del licenziamento, con conseguente perdita dell’effimero reddito, dopo che migliaia di persone sono state abbindolate e sfruttate, per decenni, a tutti i livelli.
Non si riesce a mettere in moto il meccanismo degli interventi pubblici, anche di quelli finanziati e vitali per il territorio e l’ambiente, per l’incapacità dei rappresentanti istituzionali,di sapere perorare ed imporre le giuste cause del nostro territorio.
Non si profila nessuna politica tesa all’occupazione perché i nostri politici sono sempre al rimorchio di interessi che privilegiano politiche che non agevolano l’occupazione e lo sviluppo delle aree meridionali e della Sicilia in particolare.
Non è un caso che la politica economica e le scelte strategiche di Governo sono fortemente condizionate dalla cultura leghista nonostante che il maggiore partito di Governo abbia un suo forte radicamento elettorale nel meridione.
Eppure forse mai, come negli ultimi anni, la provincia di Siracusa, anche ai livelli istituzionali molto alti, abbia avuto una rappresentanza così numerosa e ben salda nelle poltrone del potere.
Eppure non penso che i nostri rappresentanti siano i meno intelligenti del reame se presumiamo di considerare nella media della società civile l’intelligenza istituzionale.
Però, nella constatazione comune dei fatti, questa intelligenza viene usata continuamente nelle asfittiche ed asfissianti riunioni tese solamente a risolvere i problemi legati alle poltrone degli enti locali e del sottogoverno provinciale per accontentare gli appetiti e le tasche di personale non sempre scelto per capacità e competenza.
Con questa situazione di staticità ed incapacità operativa, per il prossimo anno, non ci sarà nemmeno bisogno di scomodare la banca d’Italia per un nuovo rapporto perché potremmo scriverlo noi direttamente aumentando, solo in negativo, le attuali cifre sull’occupazione e lo sviluppo.
Almeno, così facendo, contribuiremo a diminuire le spese necessarie per il rapporto economico della Banca e dare il nostro contributo artigianale alla diminuzione della spesa globale delle istituzioni.
( QUESTO MIO ARTICOLO è PUBBLICATO SUL N° 25/2010 DEL SETTIMANALE "I FATTI" IN EDICOLA )
Una situazione di questo tipo, che accentua il già degradato tessuto sociale ed economico siciliano, necessita di interventi straordinari di tutti i soggetti che dovrebbero avere la responsabilità di operare le scelte conseguenti.
Eppure siamo nel caos e nel disinteresse più assoluto.
Non esiste, soprattutto sul piano istituzionale, una capacità di indirizzo che possa coagulare le risorse economiche ed intellettuali capaci di affrontare e vincere questa nuova sfida esistenziale per moltissimi siciliani.
Purtroppo dobbiamo constatare come la tendenza sia quella che ormai da anni registriamo anche nella provincia di Siracusa.
Assenza completa della politica nell’elaborare una strategia di sviluppo e l’incapacità delle istituzioni, a tutti i livelli, di essere punto di riferimento operativo per dare risposte allo sviluppo ed all’occupazione.
Si cincischia ancora con il problema dei precari degli enti locali ipotizzando la scelta drammatica del licenziamento, con conseguente perdita dell’effimero reddito, dopo che migliaia di persone sono state abbindolate e sfruttate, per decenni, a tutti i livelli.
Non si riesce a mettere in moto il meccanismo degli interventi pubblici, anche di quelli finanziati e vitali per il territorio e l’ambiente, per l’incapacità dei rappresentanti istituzionali,di sapere perorare ed imporre le giuste cause del nostro territorio.
Non si profila nessuna politica tesa all’occupazione perché i nostri politici sono sempre al rimorchio di interessi che privilegiano politiche che non agevolano l’occupazione e lo sviluppo delle aree meridionali e della Sicilia in particolare.
Non è un caso che la politica economica e le scelte strategiche di Governo sono fortemente condizionate dalla cultura leghista nonostante che il maggiore partito di Governo abbia un suo forte radicamento elettorale nel meridione.
Eppure forse mai, come negli ultimi anni, la provincia di Siracusa, anche ai livelli istituzionali molto alti, abbia avuto una rappresentanza così numerosa e ben salda nelle poltrone del potere.
Eppure non penso che i nostri rappresentanti siano i meno intelligenti del reame se presumiamo di considerare nella media della società civile l’intelligenza istituzionale.
Però, nella constatazione comune dei fatti, questa intelligenza viene usata continuamente nelle asfittiche ed asfissianti riunioni tese solamente a risolvere i problemi legati alle poltrone degli enti locali e del sottogoverno provinciale per accontentare gli appetiti e le tasche di personale non sempre scelto per capacità e competenza.
Con questa situazione di staticità ed incapacità operativa, per il prossimo anno, non ci sarà nemmeno bisogno di scomodare la banca d’Italia per un nuovo rapporto perché potremmo scriverlo noi direttamente aumentando, solo in negativo, le attuali cifre sull’occupazione e lo sviluppo.
Almeno, così facendo, contribuiremo a diminuire le spese necessarie per il rapporto economico della Banca e dare il nostro contributo artigianale alla diminuzione della spesa globale delle istituzioni.
( QUESTO MIO ARTICOLO è PUBBLICATO SUL N° 25/2010 DEL SETTIMANALE "I FATTI" IN EDICOLA )
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