Il dramma che stanno vivendo le popolazioni dell'Abruzzo, con i numerosi morti, i feriti, gli sfollati e gli ingenti danni materiali, merita il nostro profondo rispetto e la massima solidarietà.
Da più parti si dice, e noi condividiamo, che non è il momento delle parole e delle recriminazioni, ma della solidarietà e dell'agire.
Però è anche il momento della comparazione con altri eventi e con l'eventuale azione di prevenzione messa in atto da altre zone o città per evitare che questi fenomeni possano agire con imprevedibile azione devastante.
Le nostre zone del siracusano, come tutti sappiamo, sono altamente sismiche ed abbiamo, di recente, subito gli effetti devastanti della Natura, così come abbiamo ascoltato i propositi di interventi preventivi ed abbiamo anche visto, sia pure in modo insufficiente,alcune decisioni, anche legislative a favore della prevenzione.
Fra queste decisioni vi è stata, in Sicilia, quella della legge 433 del 1991 che, fra l'altro, ha previsto interventi a favore delle abitazioni che necessitavano di opere antisismiche necessarie a mettere in sicurezza le abitazioni del centro storico o di più remota costruzione.
Sono stati stanziati alcuni milioni di euro, ma paradossalmente, vi sono stati dei comuni che non hanno speso la somma assegnatale con la grave conseguenza che ciò potrebbe determinare, in caso di futura azione sismica, sia per le strutture che per le persone in termini di perdita di vite umane.
Tutto questo, che è di una gravità enorme, è passato quasi fra l'indifferenza generale.
Invece sarebbe stata necessaria un'azione forte di denuncia e di provvedimenti da parte della magistratura che facesse pagare, una volta per tutte, quei funzionari pubblici o quei politici che si sono resi responsabili, non solo di incapacità gestionale, ma di potenziali fautori, con la loro negligenza, di danni al patrimonio e di conseguenze anche mortali per i cittadini.
Un caso emblematico di negligenza, di danno alle casse comunali e di grave potenziale responsabilità sui beni immobili e sulle persone, è rappresentato dal comune di Pachino ove i dirigenti comunali responsabili e gli amministratori non sono stati in grado di gestire le somme erogate ed hanno perduto il relativo finanziamento apportando anche un danno diretto alle famiglie che avevano già avuto assegnato il contributo regionale per l'azione antisismica sulle proprie abitazioni.
Difatti con ordinanza OMPC n°. 3050 del 2000 erano stati assegnati 850 mila euro per interventi su dieci abitazioni a fronte delle trenta domande presentate dai cittadini di Pachino interessati alla normativa per la messa in sicurezza antisismica delle proprie abitazioni.
I soldi, accreditati nel 2005, sono stati ritirati dalla Regione nel 2007 per l'inadempienza del comune e l'incapacità, da parte dei tecnici comunali e privati e dei dirigenti comunali di completare l'iter burocratico e di assegnare le somme ai cittadini che avevano ottenuto l'assegnazione.
Il tutto nel silenzio burocratico più totale, ma con la possibilità di un forte clamore e di conseguenze gravi nel caso si verificasse una nuova scossa sismica nel territorio interessato che lascerebbe almeno trenta abitazioni senza alcuna protezione e soggette alla furia devastante del terremoto.
Non è più possibile che nessuno paghi e si pianga sempre alla fine anche quando esistono acclarate rssponsabilità e serie possibilità di salvare strutture e vite umane.
Se la magistratura desse un esempio concreto di intervento accertando e punendo i responsabili forse si potrebbe dare un serio e concreto contributo verso l'assunzione delle responsabilità da parte di coloro che sono deputati a gestire la cosa pubblica e l'incolumità delle cose e delle persone.
Da più parti si dice, e noi condividiamo, che non è il momento delle parole e delle recriminazioni, ma della solidarietà e dell'agire.
Però è anche il momento della comparazione con altri eventi e con l'eventuale azione di prevenzione messa in atto da altre zone o città per evitare che questi fenomeni possano agire con imprevedibile azione devastante.
Le nostre zone del siracusano, come tutti sappiamo, sono altamente sismiche ed abbiamo, di recente, subito gli effetti devastanti della Natura, così come abbiamo ascoltato i propositi di interventi preventivi ed abbiamo anche visto, sia pure in modo insufficiente,alcune decisioni, anche legislative a favore della prevenzione.
Fra queste decisioni vi è stata, in Sicilia, quella della legge 433 del 1991 che, fra l'altro, ha previsto interventi a favore delle abitazioni che necessitavano di opere antisismiche necessarie a mettere in sicurezza le abitazioni del centro storico o di più remota costruzione.
Sono stati stanziati alcuni milioni di euro, ma paradossalmente, vi sono stati dei comuni che non hanno speso la somma assegnatale con la grave conseguenza che ciò potrebbe determinare, in caso di futura azione sismica, sia per le strutture che per le persone in termini di perdita di vite umane.
Tutto questo, che è di una gravità enorme, è passato quasi fra l'indifferenza generale.
Invece sarebbe stata necessaria un'azione forte di denuncia e di provvedimenti da parte della magistratura che facesse pagare, una volta per tutte, quei funzionari pubblici o quei politici che si sono resi responsabili, non solo di incapacità gestionale, ma di potenziali fautori, con la loro negligenza, di danni al patrimonio e di conseguenze anche mortali per i cittadini.
Un caso emblematico di negligenza, di danno alle casse comunali e di grave potenziale responsabilità sui beni immobili e sulle persone, è rappresentato dal comune di Pachino ove i dirigenti comunali responsabili e gli amministratori non sono stati in grado di gestire le somme erogate ed hanno perduto il relativo finanziamento apportando anche un danno diretto alle famiglie che avevano già avuto assegnato il contributo regionale per l'azione antisismica sulle proprie abitazioni.
Difatti con ordinanza OMPC n°. 3050 del 2000 erano stati assegnati 850 mila euro per interventi su dieci abitazioni a fronte delle trenta domande presentate dai cittadini di Pachino interessati alla normativa per la messa in sicurezza antisismica delle proprie abitazioni.
I soldi, accreditati nel 2005, sono stati ritirati dalla Regione nel 2007 per l'inadempienza del comune e l'incapacità, da parte dei tecnici comunali e privati e dei dirigenti comunali di completare l'iter burocratico e di assegnare le somme ai cittadini che avevano ottenuto l'assegnazione.
Il tutto nel silenzio burocratico più totale, ma con la possibilità di un forte clamore e di conseguenze gravi nel caso si verificasse una nuova scossa sismica nel territorio interessato che lascerebbe almeno trenta abitazioni senza alcuna protezione e soggette alla furia devastante del terremoto.
Non è più possibile che nessuno paghi e si pianga sempre alla fine anche quando esistono acclarate rssponsabilità e serie possibilità di salvare strutture e vite umane.
Se la magistratura desse un esempio concreto di intervento accertando e punendo i responsabili forse si potrebbe dare un serio e concreto contributo verso l'assunzione delle responsabilità da parte di coloro che sono deputati a gestire la cosa pubblica e l'incolumità delle cose e delle persone.
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